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Yoani Sanchez, chi ti paga?

Di Paolo Rossignoli (---.---.---.68) 4 dicembre 2009 17:05

ottimo articolo!.

Invio questa mia riflessione, forse un po’ datata, fatta dopo che, tra i tanti premi che in pochissimo tempo a vinto, viene fuori anche la menzione del Time, la rivista nordamericana che la inserisce tra i 100 giovani più influenti del pianeta.

Visto il risalto che il mondo mediatico internazionale ha voluto dare a questa blogger cubana, tra premi e propaganda, alla fine mi sono convinto a dare un’occhiata e provando anche ad intervenire.

Il carattere della facile polemica popolare dei suoi post si scontra con la realtà dei fatti: iresde a criticare tutto, il piano energetico o i controlli contro la microdelinquenza ai mercati, la nostalgia per i vecchi frigoriferi russi dopo averli cambiati con quelli cinesi a basso consumo, insomma qualsiasi cosa che punti sempre a mettere in cattiva luce le scelte governative, siano esse positive o no per il paese.
Ho contato 17 bandierine, alcune molto rare, neanche fossimo alla Comunità Europea. Le traduzioni sarebbero volontarie, magari con qualche personaggio che con una semplice traduzione, spera di essere notato e vivere di riflesso della sua popolarità.
Solo ultimamente si nota che i suoi nuovi articoli a volte fanno riferimento alle risposte di quelli vecchi, probabilmente non gli importa molto delle reazioni ai suoi articoli, forse non sempre ne conosce i contenuti e poi si sà, alla fine sono solo i numeri quelli che contano.
È vero, appaiono alti e questo favorisce il fatto che venga indicata tra le più “influenti” nella categoria giovani dal TIME.
Certo il numero sale facile se ti promuovono come una “dea della resistenza” su Time, el Pais, La Repubblica, il Corriere della sera e via dicendo nei grandi mezzi di comunicazione di mezzo mondo... è inevitabile avere migliaia di visitatori da ogni angolo del pianeta… però credo che in realtà siano un numero miserevole rispetto alle forze messe in campo.
Ho provato ad analizzare la sua “influenza” attraverso i commenti di un paio di articoli e ho notato che, superata la prima decina, il resto sviano su tutti gli argomenti possibili, basta che siano contro Fidel e la Rivoluzione. Su una media di 1000 commenti, intervengono non più di 60-70 persone, con alcuni che dialogano a lungo tra loro. Quasi tutti sono cubani o di oriigine cubana, residenti all’estero, molti scappati nel ‘59 con le loro nostalgie da ex padroni del vapore, e poi tanti “marielitos” con i loro pregiudizi e stereotipi di chi non è più tornato sull’isola. Ci sono un po’ di “balseros” e altri “fuggiti” attraverso matrimoni o inviti turistici, che si sritrovano su questo sito per scambiarsi informazioni su come vivere all’estero o peri ricordarsi tra loro i luoghi della loro infanzia.
Chi cerca di portare un contributo positivo, cubano o straniero che sia, viene subito accusato di far parte delle “brigata cibernetica di intervento rapido” o almeno di essere un “Troll” al servizio del regime.
Intervengono anche un po’ di benestanti latinoamericani che temono la “cubanizzazione” del continente e cercano conforto alle loro paure, infine, cosa normale, è sempre presente l’odio dell’internazionale anticomunista.
Ripeto, superata la prima decina il resto dei commenti sviano su tutt’altri argomenti, notando anche che i numeri dei commenti agli articoli salgono proporzionalmente al tempo che impiega ad uscirne uno nuovo.
Se questo è "influenzare" possiamo stare tranquilli, la gioventù cubana è al sicuro.


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