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La Papi condanna Roberto Saviano ed ama Angelo Izzo

Di carlo (---.---.---.72) 20 novembre 2009 18:47
carlo aragonese

Dopo aver seguito il caso Brenda, pensavo che ormai nulla potesse scuotermi di più: anzi, mi preparavo già a scaraventare il telecomando da qualche parte. Ma il telecomando mi è rimasto appiccicato in mano: la presentatrice annunciava il prossimo programma: che la giornalista Donatella Papi intende sposare quello squilibrato di Izzo. Mi sono detto che ormai che c’ero dovevo seguire quest’altro programma, ben conscio che mi sarei incazzato come un turco. E in effetti l’incazzatura è venuta puntuale, ma non per i fatti che avevo immaginato, ossia, che una faccia da schiaffi di una specie di giornalista in gonnella annunciava al mondo che lei si illumina tutta, e ciò per l’amore di un adorabile pazzo. Pazza lui, pazza lei, mi sarei detto se fosse finita lì. Ma no, l’incazzatura è di altra natura, e prende forma nella modalità di conduzione del programma in questione. Ormai fanno ciò che vogliono in RAI: ti entrano in casa senza bussare e si mettono a cagarti in mezzo alla stanza. Perché – chiedo scusa – di questo si tratta: di merda all’ora di pranzo. Addirittura si permette alla Papi di leggere le esternazioni del pazzo, con accenni al poetico, laddove viviamo in un mondo editoriale che anche se sai scrivere come e meglio di Camilleri non ti pubblicano manco se muori. E invece a Izzo lo hanno pubblicato, la faccia da schiaffi di Papi le hanno permesso di raccontare il suo delirio, questa è la morale della favola. E quei poveri morti? E quelle povere famiglie che hanno dovuto subire?

Concludo nel voler stendere non un velo pietoso ma catrame, su quegli infallibili presentatori televisivi: che hanno fatto pure la parte degl’indignati, pronti a togliere la parola alla Papi, laddove tutto era ormai compiuto. A quel punto, dico, potevano lasciare che la gente si rendesse conto fino a che punto fosse Poeta Izzo, fino a che punto sapesse recitare Papi . Ma l’antidemocraticità della televisione – proverbiale – ha ancora una volta fatto la sua vittima, anche se in questo caso una vittima – mostro.

 


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