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"Volevamo rapire Berlusconi"

Le rivelazioni del pentito Mutolo a Vanity Fair. "Poi contrordine".

 

Lo stalliere ti salva la vita? Adesso viene fuori, dagosoffiata di un’esclusiva VanityFair, che Gaetano Badalamenti (o meglio cosa nostra genericamente, allora retta dal Don Tano), nei 70s aveva in animo di rapire (c’è chi sospira ‘bontà sua’) il mite Silvio, allora ancora rampante e semisconosciuto divo dell’edilizia lombarda. Semisconosciuto tanto da esser giunto all’orecchio di Mutolo (l’intervista è stata fatta a lui, pentito delle prime ore) come “quello lì di Milano2“. Coso, insomma.

Sai che c’è? Mi faccio lo stalliere. 
Badalamenti aveva proibito i sequestri in Sicilia. Non c’era problema, con tutti i ricchi che stavano al Nord. Allora li facevamo in Lombardia, roba pulita: mai donne e bambini, niente orecchie tagliate, niente sangue. Trattativa, pagamento, restituzione. Eravamo in diciotto per rapire Berlusconi, c’era anche Contorno. Poi arrivò il contrordine. E dopo, per tenere alla larga Turatello e altri malintenzionati, Berlusconi assunse Mangano“. Che Mutolo reputa uno in gamba (“Vabbè, stalliere!”). E che c’abbia saputo fare nessuno obietta: il nostro ha avuto salva la vita, i suoi le orecchie.

Rapire per traffico. 


Dunque, lo scenario (quello delle giacche a quadri di tweed, i baffi e la mala milanese) sembrerebbe quello, e di tanto in tanto confermato. Riassumendo: Berlusconi è in pericolo, alte sfere mafiose hanno deciso di rapirlo. Come emerso dall’intervista rilasciata nel Maggio 92 a Canal+ da Borsellino “tutti questi mafiosi che in quegli anni siamo probabilmente alla fine degli anni Sessanta e agli inizi degli anni Settanta appaiono a Milano, e fra questi non dimentichiamo c’è pure Luciano Liggio, cercarono di procurarsi quei capitali, che poi investirono negli stupefacenti, anche con il sequestro di persona“. Quindi il frutto del ratto arcoriano sarebbe stato quasi certamente adoperato per il traffico di droga.

Dietrofront! 
Ma c’è un ma. Gaspare Mutolo parla di contrordine: il piccolo ha salva la vita. Solo dopo, per “tenere alla larga altri malintenzionati”, Berlusconi ingaggia uno stalliere. Questi “risiedeva abitualmente a Milano, città dove, come risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale dei traffici di droga che conducevano alle famiglie palermitane [ ... ]. Mangano era una delle “teste di ponte” dell’organizzazione mafiosa nel Nord d’Italia”, sempre riportando l’intervista a Borsellino1992, due mesi prima di ciò che sapete.

Aspetta un attimo... 
No, non sto capendo: per far soldi da investire nel traffico di stupefacenti, Cosa Nostra decide, probabilmente, di rapire un danaroso palazzinaro monzese. Lì lì per farlo tho!, colpo di scena, e il rapimento salta per un contrordine. Il palazzinaro monzese, ignaro di tutto, per soffiata pervenutagli forse in sogno da qualche statuetta votiva lacrimante, decide che quel brivido a letto, l’altra notte, era oscuro presagio: meglio farsi lo stalliere. Al palazzinaro monzese, tramite un vecchio amico d’università, viene presentato l’uomo giusto, conosciuto ai campetti di calcio in Sicilia. Per un’indicibile coincidenza, l’uomo giusto è ottimo tramite di traffici di droga, e risiede presso l’abitazione del facoltoso palazzinaro monzese. Quindi: salta un rapimento pro-traffici ai danni del palazzinaro, il palazzinaro ne assume uno dei maggiori terminali. No, non ho ancora capito.
U’

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