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Università della Basilicata: rischiano la chiusura alcuni corsi

Stiamo parlando dei corsi di laurea in Lingue e culture moderne e Scienze della comunicazione, che raccolgono ogni anno circa 200 nuovi iscritti.
 
Le cause della chiusura sono diverse: mentre Scienze della Comunicazione chiuderà i battenti nel febbraio 2011 a causa della carenza d’iscritti (nonostante sia un corso ad accesso programmato, 150 posti, da anni la selezione d’ingresso non si svolge perché gli iscritti non superano il numero minimo), per Lingue e culture moderne si parla di mancanza dei requisiti minimi a garanzia della qualità dell’offerta didattica stabiliti dal nuovo decreto Gelmini. Un decreto che detta regole ben precise in merito alla regolamentazione degli atenei e che danneggia principalmente i piccoli centri universitari.
 
La facoltà di Lettere, presso la quale si svolge il corso di Lingue e culture moderne, dispone infatti solo di 51 docenti a fronte dei 72 necessari per garantire il rispetto degli standard qualitativi.
 
Ma gli studenti non ci stanno: hanno costituito un comitato in difesa del corso di laurea, varato una petizione popolare e creato un sito internet di denuncia. Con loro docenti, CGIL, cittadini e Regione. 
 
Lello Romano, studente di lingue, scrive: “La chiusura di questo corso di laurea non è soltanto una scelta dolorosa e inevitabile, ma è una perdita gravissima per il tessuto culturale e per i settori economico e produttivo della Regione Basilicata. È una perdita che deve interessare la società civile e l’insieme della classe dirigente della Regione Basilicata che ha dato e dà diversi milioni di euro alla sua Università, cosa non certo usuale in altre realtà regionali italiane, dove magari ci sono più Atenei”.
 
La chiusura del corso di lingue interromperebbe quel processo di internazionalizzazione dell’ateneo, obbligherebbe gli studenti che vogliono studiare lingue straniere ad emigrare oltre i confini regionali e farebbe perdere alla Basilicata “l’unica realtà culturale che in qualche modo apre la regione all’Europa, l’unico corso di laurea che ogni anno dà al settore turistico dei potenziali occupati”.
 
Il rettore Mauro Fiorentino interviene a difesa del suo ateneo, sostenendo che «è una struttura dignitosamente valida, certo non al vertice nel panorama internazionale (del resto nessuna università italiana può vantare tanto) ma che è in possesso di strumentazioni di eccellenza, di ottimi laboratori di ricerca e di collegamenti ed interazioni con strutture all’avanguardia che la posizionano ai vertici nazionali. Un luogo dove gli studenti trovano le condizioni giuste per apprendere». «Il corso di lingue è un corso come un altro. Il problema è più strutturale e generale». Infatti, a rischiare la chiusura sarebbero diversi corsi che interesserebbero, oltre alla facoltà di lettere, quella di ingegneria, agraria e scienze.
 
Negli scorsi giorni il presidente della regione lucana, Vito de Filippo, e il rettore dell’Università della Basilicata hanno incontrato il ministro Gelmini per cercare di trovare una soluzione alla tragica situazione dell’ateneo. Dopo aver discusso sullo stato dell’ateneo, sulle sue fasi di crescita, sulla sua articolazione territoriale, sulla qualità dell’offerta formativa e sulla tipologia dei corsi strettamente collegati con le strategie di sviluppo della regione, il Presidente regionale e il rettore hanno proposto un piano di collaborazione con il Ministero, valutato positivamente dalla Gelmini che ha fissato le date dei prossimi incontri.
 
La volontà è quella di creare un Accordo di Programma tra tutte le amministrazioni interessate che metta in sicurezza l’attuale assetto dell’Ateneo lucano, ma anche che gli consenti ulteriori avanzamenti strutturali, organizzativi, di ricerca e formativi.

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