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Tremonti e il posto fisso: indietro tutta

Proseguendo nella sua strategia di regressione ai bei tempi andati, fatti di industrie pesanti e latterie sotto casa il ministro dell’Economia, parlando ad un convegno organizzato dalla Banca Popolare di Milano, ha espresso la sua preferenza per la stabilità del posto di lavoro:

Non credo che la mobilità sia di per sé un valore. Per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso è la base su cui costruire una famiglia. La stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale”. A imporre forme di lavoro più flessibili, secondo Tremonti, è stata la globalizzazione che “non ha trasformato il quantum di lavoro ma la qualità di lavoro, passato da fisso a mobile. Era inevitabile fare diversamente.

Una vera rivoluzione tolemaica, quella dove è il lavoro, e non il lavoratore, a restare al centro dell’universo, e che affonda le proprie radici nelle rimembranze dei tempi che furono.

La gente sospira ed entra in immediata empatia col ministro, “uno di noi”, uno che non parla inglese, uno che nell’immaginario collettivo vorrebbe rimettere l’anello al naso di cinesi ed indiani, e pazienza che non l’abbiano mai avuto. Una strategia mediatica geniale, lo diciamo senza ironia. Nel momento in cui l’incertezza condiziona ed ipoteca le nostre vite, avere un ministro capace di attuare una regressione ipnotica può sempre fare comodo, ed è pure a costo zero per le casse dello stato.

Dopo i sospirosi ricordi sulle banche d’interesse nazionale, presto Tremonti proporrà di rifondare l’Italsider e di tornare a trasmettere Carosello; si riaprirà la caccia alla introvabile figurina del Feroce Saladino, l’icona sempre attuale della rappresentazione dell’islam nelle valli della Padania. Del resto la Cinquecento è tornata, perché non spingersi un po’ più in là? Poi però viene il momento del risveglio. I precari restano tali, il nostro welfare bancarottiere non riesce a stendere su di loro la stessa calda coperta che avvolge i cassintegrati di Alitalia, con i loro sette anni di protezione. Ma non parlateci di flexicurity, non intendiamo imparare l’inglese. Soprattutto ora che il modello anglosassone è imploso, e nel sogno ci siamo scoperti virtuosi. Guardi che roba dotto’, questo è un modello mai usato di economia sociale di mercato, lo facciamo qui in Italia con le nostre mani, e lo vendiamo nelle piazzole dell’Autogrill, è un vero affare.

Non è vero che l’Italia è ferma, sono gli altri che corrono troppo. Oggi abbiamo chiuso le frontiere della fantasia, la realtà resta bloccata in dogana. Domenica ci sono le lasagne al forno, resistete ancora un po’.

Commenti all'articolo

  • Di sganapino (---.---.---.100) 20 ottobre 2009 10:19

    Vi sono due aspetti che posso rilevare nel messaggio di Tremonti.
    Il primo mi fa pensare che Tremonti, fiutando una possibile crisi irreversibile di Berlusconi, abbia spiegato le vele un po’ a sinistra, come del resto sta facendo Fini.
    Ma questo aspetto non mi interessa. Più importante valutare il discorso sul posto fisso. Più che di posto fisso, direi di posto a tempo indeterminato: che di fisso non c’è più neanche il Polo Nord, che infatti si sta sciogliendo.
    Il posto di lavoro, dopo il periodo di prova, deve essere a tempo indeterminato. Tutti gli altri tipi di contratto distruggono il mercato e le persone. Solo adesso, alla luce del crollo dei consumi, il Potere si sta accorgendo che l’insicurezza sul lavoro spinge il lavoratore a non crearsi una famiglia stabile, a non fare figli, a comprare il meno possibile. E’ venuto a mancare il circuito di spesa legato alla nascita, del mutuo per acquisto casa (i giovani restano in casa coi genitori), cerimonie matrimoniali, ecc...I fautori della legge 30 (detta Biagi, ma sarebbe meglio dire Maroni, di cui Biagi con altri era solo consulente) ritenevano, con i contratti a tempo determinato, di assorbire sempre più quote di disoccupazione e non hanno capito che mentre inserivano una parte poco professionalizzata (call center), dall’altra distruggevano posti di lavoro (meno consumi) ed autorizzavano anche le grandi imprese per risparmiare (comprese quelle statali), che avrebbero potuto assumere a tempo indeterminato, a fare di funzioni importanti delle funzioni prive di contenuto. 

  • Di Phosforo (---.---.---.229) 20 ottobre 2009 13:35

    Ho il sospetto che Phastidio abbia compreso poco di tutta la faccenda.

  • Di Giuseppe Caglioti (---.---.---.218) 20 ottobre 2009 14:43
    Giuseppe Caglioti

    A mio parere è solo una dichiarazione di stampo populista fatta solo per attitrare consensi personali...

  • Di poetto (---.---.---.74) 20 ottobre 2009 14:47

    Tremonti ha detto, in poche parole, che la precarietà, in Italia, non garantisce una vita dignitosa.

    Ritengo che abbia ragione.

    In Italia esistono troppi problemi per i lavoratori a tempo determinato.

    Nonostante quello che voglio far credere, non esiste da noi una cultura del dipendente a tempo determinato.

    Chi lavora in quel modo si trova in mille, diecimila, centomila difficoltà che minano la sicurezza sia del presente che del futuro.

  • Di poetto (---.---.---.74) 20 ottobre 2009 14:51

     

    voglio far credere è da correggere in vogliono far credere, pardon!

  • Di boynyc (---.---.---.87) 20 ottobre 2009 18:07

    forse è la volta buona che il berlusconismo abbia un termine?spero di si,in tutti i campi,come lui stesso ha detto di scendere...ne ha combinate troppe di c....

  • Di pv21 (---.---.---.161) 20 ottobre 2009 20:01

    Le esportazioni sono in calo, gli ordini ed il fatturato sono in calo. La crisi - Atto secondo sta muovendo verso un inverno freddo di disoccupazione e di piccole imprese che chiudono. Le Banche (cattive) non sottoscrivono i Tremonti-bond. Le Imprese (cattive) non intendono andare avanti con la CIG in deroga. E Tremonti riscopre la stabilità del lavoro come base della stabilità sociale. Forse è il caso di chiedersi cosa preoccupa Tremonti. Forse è il caso di chiedersi: cosa c’è dietro l’angolo? (c’è di più => http://forum.wineuropa.it 

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