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Tremonti e il posto fisso, che idea geniale!

Tremonti propone di tornare al posto fisso. Qualcuno si è chiesto se è possibile?

Il 19 ottobre, intervenuto ad un convegno organizzato dalla BPM, il ministro Tremonti ha dichiarato: «(…) strutture sociali come la nostra il posto fisso sia la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia» (Fonte:ilsole24ore.com). Inutile dire che la notizia ha destato scalpore: l’idea del “posto fisso” ha ancora una suggestione particolare in Italia e in particolare dopo la tremenda crisi finanziaria sperimentata di recente. Bella mossa davvero.

Peccato che chiunque sia entrato nel mondo del lavoro negli ultimi dieci o quindici anni non sappia cosa sia il posto fisso. Che tanti, che nel mercato del lavoro c’erano già, abbiano dovuto tristemente imparare che il posto è più fisso da un bel po’. Non lo è nel settore privato, neanche nelle grandi imprese. In futuro potrebbe non esserlo più neanche in molti enti pubblici. Inoltre gli enti pubblici possono essere privatizzati, soprattutto quando le finanze pubbliche non navigano in buone acque.


Negli ultimi vent’anni nel dibattito sull’economia del lavoro si è parlato della necessità di sostituire l’impiego per la vita con l’impiegabilità per la vita. Ossia, visto che non è possibile svolgere la stessa attività per tutta la vita, occorre mantenere e sviluppare le capacità che consentono di far fronte con successo alle nuove mansioni che si rendono via via necessarie. Perché le economie di mercato evolvono e taluni lavori diventano obsoleti. Perché le imprese possono fallire. Perché fondamentalmente le esigenze cambiano e chi non si adegua rimane inesorabilmente indietro.

All’interno dello stesso governo, il ministro Brunetta si è affrettato a prendere le distanze sostenendo che «La sua è una soluzione del Novecento che non va più bene in questo secolo, non si può tornare indietro». Un modo alquanto eufemistico per esprimere il disaccordo sulla trovata geniale del collega.

Il punto è però che fare dichiarazioni generiche e demagogiche non costa nulla. E’ come dire “meno tasse per tutti”. Il lettore distratto, o non sufficientemente alfabetizzato a chi presterà attenzione? Al ministro o che propone qualcosa di estremamente desiderabile, o al tecnico che spiega perché non è possibile?

Commenti all'articolo

  • Di peperoncino (---.---.---.109) 20 ottobre 2009 15:37

    Se segui le affermazioni di Tremonti nel corso degli anni scoprirai che non si tratta di demagogia ma di qualcosa che probabilmente pensa realmente. Tremonti spesso propone cose giuste, che l’olimpo della finanza internazionale critica come si trattasse di sacrileggi, ma probabilmente sarebbero utili a rilanciare l’economia Italiana: per esempio i dazi hai prodotti cinesi.
    Non mi sembra il caso di bollare immediatamente come demagogica questa affermazione del nostro ministro.


    • Di Massimo Famularo (---.---.---.114) 20 ottobre 2009 17:59
      Massimo Famularo

      Che Tremonti avesse una visione naive dell’economia si capisce dall’idea di mandare i prefetti nelle banche oltre che dal tentativo di pilotare le banche tramite i suoi famigerati Bond.
      Mi pare demagogico per un ministro parlare di qualcosa che piacerebbe a tutti senza spiegare come intende realizzare questa meraviglia. Soprattutto in un momento in cui le persone il lavoro lo perdono o lo sentono a rischio e quindi sono vulnerabili.
      Tremonti non spiega come ritornare all’impiego a vita perchè non sa come fare o meglio perchè sa che non può farlo. Non stiamo parlando di ammortizzatori sociali (dio sa quanto ce n’è bisogno) ma di impiego a vita.
      Se un cittadino lo desidera non c’è niente di male. Se un politico lo propaganda sta illudendo chi lo ascolta

  • Di cometa (---.---.---.0) 21 ottobre 2009 09:01
    cometa

    Propaganda bieca, prende lezioni da Berlusconi. Demagogia, parole colpevoli perché dette nella consapevolezza che la politica nel passato nel presente e nel futuro va in direzione assolutamente contraria.
    La mobilità in altri paesi del mondo non è come in Italia.
    Qui la precarietà è poter spremere un lavoratore, pagandolo di meno, e poi buttarlo quando non serve più.
    In alcuni paesi, ad esempio in Danimarca, ci sono fior di ammortizzatori sociali, il lavoro precario è pagato di più, nei periodi di inattività si fanno corsi professionali gratuiti.
    Altro che consumi, altro che ripresa economica! Tornare indietro, al lavoro a tempo indeterminato o alla mobilità alla scandinava, non si può, ma si deve! Altrimenti questo paese si avvierà inesorabilmente verso una povertà sempre più diffusa.
    O aspettiamo la fine della crisi???

    • Di (---.---.---.221) 22 ottobre 2009 22:53

      Sugli ammortizzatori sociali e sul numero reale delle "vittime" della crisi si era espresso chiaramente il governatore Draghi.
      C’è anche un interessante presentazione scaricabile dal sito quattrogatti.org ad opera di tre giovani economisti

  • Di NISSEN37 (---.---.---.225) 22 ottobre 2009 11:01

    PER LA BANDA BERLUSCONI, E’ D’OBBLIGO DARE IN PASTO A NOI TAPINI INGENUI, MACROSCOPICHE 

    INVENZIONI ,PER DISTRARCI DALLE EFFERATTEZZE CHE QUOTIDIE COMMETTONO

    E PER DISTRARCI DAGLI IMPEGNI CHE QUOTIDIE ELUDONO

    E PER MASCHERARE LE IMMENSE RUBERIE CHE QUOTIDIE PERPRETANO

  • Di Trittioco (---.---.---.215) 24 ottobre 2009 19:32

    Prima il posto fisso, poi lRAP e ci litigano anche tra di loro.

    Qualcuno gli crede?

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