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 Home page > Tribuna Libera > Terremoto de L’Aquila: tra normalità e ricostruzione

Terremoto de L’Aquila: tra normalità e ricostruzione

In una delle mie prime prese di posizione affermavo che il terremoto de L’Aquila sarebbe stato ricordato come il sisma dove prima degli aiuti erano arrivati i media (Tv in particolare). Come non ricordare il TG1 del 7 aprile che vergognosamente chiudeva una delle sue edizioni vantandosi dello share ottenuto grazie al terremoto in Abruzzo. In questi giorni di fine anno penso che tutti gli aquilani siano un po’ frastornati da tutta questa informazione. Non c’è TG o rubrica delle TV pubbliche o private che non abbiano inserito la nostra città nei loro servizi. Il contenuto ondeggia tra l’inno al miracolo fatto a L’Aquila (tutti abbiamo un tetto ed il nostro livello di vita s’è elevato) ed il mistero nascosto tra le mura della nostra città, ricostruzioni storiche e passeggiate tra le rovine (soprattutto chiese). Insomma una grande carrellata di passaggi televisivi. Il nostro orgoglio di aquilani può ritenersi soddisfatto. Non ci manca niente.
 
Ormai il terremoto è solo una brutta esperienza da dimenticare. Le 307 vittime saranno ricordate solo nelle aule giudiziarie e, singolarmente, dai parenti. La “normalità” è tornata, ogni aquilano può pensare con fiducia al proprio futuro. Per la ricostruzione non ci dobbiamo preoccupare, ci penserà il Commissario e il Vice Commissario. Noi dobbiamo solo attendere che l’altro miracolo venga realizzato. Il centro sarà ricostruito. Questa è la promessa. Non ci dobbiamo preoccupare, d’altronde chi ha la borsa comanda.
 
Qualcosa del genere già l’abbiamo vissuto in questo periodo con il progetto C.A.S.E. e con il puntellamento: nelle stanze buie del Settore Pubbliche del Comune hanno deciso tutto in camera caritatis: hanno deciso di dividere la Città in tot blocchi ed hanno deciso a chi affidare i lavori senza nessuna trasparenza. Eppure nessuno ha gridato allo scandalo come per l’affaire macerie. Delle condizioni economiche neanche a parlarne. Si parla delle macerie con grande scandalo ma non del grande affare del puntellamento. Quanto ci costa e ci costerà? E poi, non trascuriamo il fatto che funzionari comunali promossi sul campo, per i loro servigi resi alla città (vedi metropolitana), a dirigenti, senza concorso (anche se la legge lo rende obbligatorio), mentre svolgono il loro lavoro al Comune trovano anche il tempo di svolgere compiti impegnativi in qualità di Direttori dei lavori per la messa in sicurezza di cantieri privati che loro stessi hanno autorizzato. Insomma al Comune vi sono dirigenti e funzionari (tra l’altro condannati) con capacità al di sopra della norma e nessuno se n’era accorto ad eccezione del Sindaco, che pur dovrebbe rispettare i regolamenti comunali (l’incarico di dirigente a funzionari comunali, in caso di posti disponibili, può esser assegnato solo per 6 mesi ed eventuale proroga di ulteriori 6 mesi). In questo caso non ricorre nemmeno la condizione del “posto disponibile”. Non vado oltre perché potrebbe sembrare una guerra personale. Ma qualche autorità (ad esempio il Prefetto) potrebbe intervenire per far rispettare almeno la norma e la Legge.
 
Comunque torniamo alla normalità. Questa grande campagna di stampa ci rende quasi impotenti ed incapaci di reagire. Per capirci, forse, è il caso di mettersi un po’ in discussione, pubblicamente. Al sottoscritto non è mai piaciuta questa parola, ho sempre pensato che la vita vada vissuta con lo spirito di cambiare al meglio, di non fermarsi mai alla prima impressione, di andare oltre, di guardare in profondità le cose, di non fermarsi mai all’apparenza, di non guardare mai l’albero ma il bosco. E’ una posizione scomoda ma la ritengo giusta e per questo motivo, consapevolmente, ho fatto militanza politica in minoranza e da minoranza. Ho fatto sindacato e ho lottato all’interno del sindacato da minoranza per evitare l’attuale deriva del sindacato che al massimo fa il notaio delle situazioni lavorative. Ho militato nel PCI da ragazzo e sono stato espulso (avevo 23 anni) per un istinto che allora mi guidava. Non mi piaceva già allora il delinearsi di un cedimento del PCI a posizioni di integrazione o di assimilazione al potere costituito. Quindi la normalità in qualche modo l’ho sempre associata alla normalizzazione. Gli omosessuali, gli immigrati, i poveri, i malati di mente, le prostitute e tutti coloro che rivendicano il rispetto dei loro diritti vengono chiusi in recinti legislativi molto pericolosi. Ad esempio al pensionato non gli si aumenta la pensione ma gli si dà la “Social Card”, parola inglese che trasmette mistero, fascino, sicurezza. Questa è la maggioranza che ci governa. Allora anche la nostra condizione di terremotati, di sfollati potrebbe benissimo rientrare in queste categorie. Non vorrei che le cosiddette CASE diventino come le “riserve indiane”. L’Aquila è piena di persone intelligenti, coraggiose e capaci di dire la loro e lottare. L’invito che faccio a noi tutti è di non cadere nell’oblio, di non dimenticare le vittime di questa catastrofe “che si poteva evitare”, di non rassegnarci a condizioni di sopravvivenza. Il prossimo anno, anche per le previsioni economiche e sociali non sarà un anno facile. Il mio augurio personale è che il 2010 sia un anno di impegno e di lotta per uscire veramente dalle emergenze e che il lavoro ritrovi la sua centralità.

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