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Sul fisco il passato pregiudica il futuro

Mentre è ricominciato il diluvio di cogitazioni e agitazioni sulla riforma fiscale, proviamo a compiere qualche abbozzo di riflessione. La prima che ci viene in mente è che il gettito tributario non è fatto solo di imposta sul reddito delle persone fisiche (Ire, già Irpef). Esiste, tra le altre voci, anche la tassazione dei redditi da fabbricati. E ciò ci conduce al tema della abolizione dell’Ici, fortemente voluta dal presente esecutivo. E’ stata una pessima idea, e il tempo sta lentamente ma inesorabilmente incaricandosi di dimostrarlo.

Le motivazioni sono note: in primo luogo, l’Ici era una imposta federalista. Averla rimossa va esattamente nella direzione opposta a quanto governo e maggioranza proclamano da tempo immemore di voler fare: cioè portare la tassazione là dove si produce il reddito. Cioè responsabilizzare gli enti locali, nella fattispecie i comuni. Per rendere compiuto questo federalismo fiscale, occorreva inoltre porre fine all’indecenza di rendite catastali non espressive dei valori di mercato, come già accade in altri paesi, europei ed extraeuropei. Per ottenere quel risultato sarebbe stato necessario “cedere” ai comuni il catasto. Sarebbe stata una formidabile responsabilizzazione dell’ente locale, ed i cittadini avrebbero potuto verificare direttamente l’utilizzo delle loro tasse sugli immobili. Senza contare che la tassazione degli immobili su base locale tende a ridurre fortemente i margini di evasione fiscale, per evidenti motivi.

Nulla di tutto ciò è stato fatto, si è anzi andati in direzione opposta per una scelta puramente demagogica del premier, sostenuta dai federalisti economicamente analfabeti della Lega, salvo tardivo e mai sufficientemente elaborato pentimento. Peraltro, l’abolizione integrale dell’Ici rappresenta una violazione del principio di equità, e produce effetti regressivi. Oggi, il dibattito si concentra ancora sull’Irpef e sulla struttura delle aliquote, dimenticando che l’imposta sul reddito delle persone fisiche produce solo un terzo del gettito d’imposta complessivo. Mettendo fuori gioco l’imposta comunale sugli immobili ci siamo bruciati alle spalle uno dei ponti che avrebbe potuto fornire munizioni per agire sull’Irpef, stimolando al contempo equità, efficienza ed un impulso supply-side.

Torneremo ancora sull’argomento, da diversi angoli visuali e diverse fonti di gettito. Nel frattempo, chi volesse partecipare al nuovo-vecchio gioco di società degli italiani, può votare il nostro sondaggio su Macromonitor (nella sidebar). Poiché questo è palesemente e logicamente un governo di legislatura, e per dare tempo all’esecutivo di elaborare una strategia fiscale complessiva, abbiamo usato per il quesito questa formulazione:

Ritenete possibile giungere entro la fine della legislatura (2013) ad una riforma fiscale, con riduzione di aliquote?

Se a qualcuno interessa, il vostro titolare vota no. Per chi soffre di amnesie, lettura consigliatissima è l’articolo di Sergio Rizzo.

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