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Stato di diritto o Stato latitante?

Ubi societas ibi ius. Davvero?

In Italia lo stato di diritto sembra più un’opzione ormai. Una giustizia esercitata con tempi lunghissimi, a volte anche in contraddizione con se stessa, con pericolose sacche di vera e propria anarchia. Là dove lo Stato latita, lo stato di diritto sparisce.

L’origine del male? Sempre la classe politica

Lo stato di diritto permette (in teoria) ad uno Stato moderno di esercitare in modo capillare l’esercizio della giustizia su tutto il proprio territorio nazionale, per il mantenimento di una società equa, in cui ogni prevaricazione sia soppressa ed adeguatamente sanzionata.

L’Italia è uno di quei paesi moderni che vantano uno stato di diritto avanzato, sempre in teoria.

Analizzando la situazione, emerge anche informandosi con una discreta approssimazione, che la situazione è ben diversa. 

Innanzitutto uno Stato che si rispetti dovrebbe essere in grado di esercitare la legalità in ogni angolo del territorio nazionale, facendo valere le leggi in accordo alla Costituzione in qualunque situazione.

Lo Stato italiano è ormai in guerra con le mafie dalla notte dei tempi, anche se è più corretto dire che, chi è in guerra è la società italiana, che deve sobbarcarsi i “costi” di organizzazioni criminali oppressive ed in più i costi di uno Stato inadempiente. Infatti, i governi si sono succeduti a ruota libera, le mafie sono rimaste. In uno stato di diritto effettivo sarebbe questo possibile ad oltranza?

In più, in una situazione di crisi della giustizia e dell’ordine pubblico, cose che s’intrecciano con la crisi socio-economica che ci attanaglia tutti, la politica ha pensato bene di tagliare gran parte delle sovvenzioni alle Forze dell’Ordine. Si sono così venute a conoscere cose assurde: poliziotti che per alcune operazioni si auto sovvenzionano, personale mancante, straordinari non pagati, posti di polizia cruciali per la guerra alla camorra abbandonati a se stessi con quattro gatti, benzina mancante per le volanti, ecc. A tutto ciò, il governo risponde con decreti tipo quello delle ronde: cose da repubblica degli sciancati!

Viene spontaneamente da chiedersi se anche questo è stato di diritto!

Casi spiccioli quali, ne cito solo alcuni, quello di Federico Aldovrandi o quello più recente e scabroso di Stefano Cucchi, mettono in evidenza la grossa discrepanza tra stato di diritto teorico e reale; è chiaro che gli apparati si sono mobilitati solo perché i media e l’opinione pubblica si sono mossi; non ci fosse stato ciò, lo stato di diritto sarebbe andato a farsi benedire, se mai ci fosse stato.


In accordo ad una delle tante voci enciclopediche: “Il concetto dello stato di diritto presuppone che l’agire dello Stato sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: dunque lo Stato sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto, e questo avviene tramite una Costituzione scritta”. 

Perché dunque quando sono gli apparati dello Stato a sbagliare, o meglio, a commettere dei crimini lo Stato è restio ad agire o, il più delle volte, non agisce per niente?

Per non parlare poi di quando sono i super potenti politici a sbagliare o ad essere indagati o quant’altro, allora si scatena o l’insabbiamento o una gara allo sputtanamento mediatico e alla gogna, non un sano corso della giustizia invece. Così sta avvenendo in questi giorni, così è stato con Mani Pulite, dove sono stati processati solo alcuni, il resto sono ancora tutti, o quasi, tra noi.

Certamente in tutti i casi elencati non vi è stato di diritto reale, a mio parere.

Citerò ora il caso di un uomo, uno dei pochi, divenuto famoso per un “insolito caso” del destino (dato che ora si diventa famosi solo se si è tra calciatori, politici o scimuniti di turno) la cui fama è divenuta, sfortunatamente, anche la sua dannazione, che deve viaggiare sotto scorta altrimenti lo ammazzano. Mi riferisco a Roberto Saviano. È giusto che questi, essendo stato minacciato di morte a causa della sua aperta e coraggiosa denuncia contro la camorra, riceva una scorta, tuttavia non sfugge ad alcuni che ciò sia stato fatto, forse, solo per ingraziarsi l’opinione pubblica, come per dire: “Noi non lo abbiamo abbandonato!”. Infatti, si permette l’esistenza della minaccia ad oltranza, si deve convivere con essa, non la si deve combattere a quanto sembra, si possiede la forza per sbaragliare le organizzazioni criminali, ma non la si usa. Perché?

Lo Stato ha avuto verosimilmente (almeno fino ad ora) la forza per impegnarsi in tale lotta, tra Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e ora anche l’esercito, ma non trova (e non lo ha mai trovato) il modo di andare in quei covi e fare “piazza pulita”, per far sì che non ci sia più alcun bisogno di utilizzare le scorte, una volta che la società sia stata ripulita. Perché?

E ancora, si toglie la scorta a uno come il colonnello Sergio De Caprio, conosciuto altrimenti come Capitano Ultimo, che ha dato la vita per la lotta alle mafie, tanto che i suoi 120 commilitoni dell’Arma dei carabinieri hanno dovuto sacrificare la loro vita privata per organizzargli una scorta fatta in pratica da privati. È stato di diritto questo?

E infine la ciliegina sulla torta, con tutte le emergenze che ci sono, con una riforma effettiva della giustizia che urla da tutte le aule di giustizia del paese di essere attuata, il Parlamento perde tempo solo a varare leggi ad esclusivo usufrutto di un’élite. È semplicemente assurdo!

Con tutto il dovuto rispetto per le Forze dell’Ordine che operano per la sicurezza ed il bene della collettività e per quella magistratura che lotta per far prevalere il diritto in modo imparziale, emerge che il nostro paese è immerso totalmente in una parvenza di stato di diritto, ma dove effettivamente tale diritto e de facto negato di esistere nella sua interezza, o quasi, per pura volontà politica.

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