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Stato-Chiesa, ideologia-storia nell’attualità politica

La sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che dispone la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche, ha suscitato, come era prevedibile, polemici dibattiti su Chiesa e Stato, laicità e laicismo, e sulla necessità di affermare il diritto di ogni fede religiosa di essere insegnata e rappresentata, nei suoi simboli, nella Scuola italiana.

 
Discussioni e pronunciamenti, fatti in punta del diritto e della ideologia, ma immemori della realtà e dell’esperienza storiche.
 
Non parlo degli stati preunitari; ma sin dalla realizzazione dell’unità nazionale raramente si è sentito il bisogno d’intavolare discorsi anticlericali sulla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici e privati, se si fa eccezione per le prese di posizione nel tempo di anarchici, atei, radicali, minoranze presenti in tutti i periodi appunto della storia nazionale.
 
La classe politica italiana, composta di cattolici e laici, da Cavour a Giolitti si attenne al principio liberale cavourriano di “libera chiesa in libero stato”, senza mettere mai in dubbio, offendere o mortificare il sentimento religioso della popolazione, per lunga tradizione storica e culturale, cattolica. Si batterono quegli uomini politici per la separatezza tra le due istituzioni e nel sessantennio, che precedette l’avvento del Fascismo, riuscirono ad accorciare le distanze tra le pretese del Vaticano e le esigenze di un moderno stato liberale. E Giolitti, con grande pazienza e spirito di mediazione, riuscì ad ottenere la partecipazione dei cattolici alla vita politica, superando molte resistenze della Chiesa.
 
Con la presa del potere del socialista rivoluzionario ed ateo Mussolini, la paziente opera di riconciliazione tra Chiesa e Stato, condotta dalla classe politica liberale, fu vanificata. Ed il duce del Fascismo, anche se non solo per motivi di opportunità politica, stipulò con la Chiesa un Concordato, che prevede l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, anche se non più in modo obbligatorio, dopo la revisione del Concordato stesso del 1984, come tutti ricorderanno.
 
Ma quel che non son mai riuscito a comprendere sono i motivi per cui la Chiesa
abbia rinunciato in pratica ad una fetta della propria autonomia, non rivendicando che l’insegnamento della religione cristiana spettasse solo al suo magistero ed esclusivamente nelle sue scuole ed abbia continuato ad accettare nel tempo di delegare spesso a personale non qualificato l’insegnamento della propria dottrina nelle scuole pubbliche.
 
Insegnamento che spesso si è rivelato lontano dalla vera finalità educativa cristiana: insegnamento approssimativo, confuso, talvolta strumentalizzato a fini ideologici da insegnanti cialtroni, in una parola scadente.
 
Se l’autorità ecclesiastica insegnasse i principi della dottrina, mediante i suoi uomini e nelle sue scuole che sono equiparate a quelle statali e rendono un servizio pubblico qualificato, la religione cattolica ne guadagnerebbe. Chi crede nell’insegnamento della Chiesa troverebbe, oltre che nei luoghi di culto, nelle scuole cattoliche la guida per i propri figli, otterrebbe il buon servizio che cerca per la loro educazione.
 
La convinzione o la speranza di poter influenzare la volontà politica degli italiani è illusoria.
 
Non esiste più un partito dei cattolici. Ormai i cattolici sono in tutte le formazioni politiche, a destra al centro ed a sinistra, né si lasciano condizionare più di tanto dalle opinioni del clero o dei partiti. Ognuno vota secondo le proprie convinzioni o i propri interessi.
 
Penso in sostanza che una minore intransigenza delle gerarchie ecclesiastiche nel condurre certe battaglie gioverebbe soprattutto alla Chiesa, alla qualità ed efficacia del suo magistero. Mostrerebbe,così, una sicura superiorità intellettuale, morale e sociale nei riguardi di una screditatissima classe dirigente e verrebbero meno anche molti veleni che intossicano la quotidiana dialettica politica.
 
La sua tradizione bimillenaria non ha bisogno di alcun argomento polemico per dimostrare la validità del suo insegnamento. Neppure la stupida ed astratta proposta giuridica di togliere il crocefisso dalle scuole.

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