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Solidarietà al "terrorista mediatico di nome Marco Travaglio"

Il capogruppo Pdl Cicchitto Fabrizio, col suo intervento di martedi 15 dicembre a Montecitorio, all’indomani dell’aggressione al premier da parte di Massimo Tartaglia a Milano, ha dato l’imbeccata ad un vergognoso linciaggio mediatico ai danni di ciò che resta dell’informazione indipendente.
 
Scagliandosi contro i "veleni prodotti dalla campagna di odio (del) gruppo editoriale Repubblica-Espresso, da quel mattinale delle procure che e’ Il Fatto, da una trasmissione televisiva condotta da Santoro e da un terrorista mediatico di nome Marco Travaglio, da alcuni pm (...) dall’IdV con Di Pietro che evoca alla violenza, quasi voglia tramutare lo scontro politico (...) in guerra civile...".
 
"Veleni", campagna d’odio", "terrorista mediatico", "guerra civile".
 
Queste non sembrerebbero le parole di un parlamentare della più alta assemblea della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista.
 
Non è ammissibile che un deputato evochi la guerra civile.
 
Questa è una lista di proscrizione degna dei nazisti e dei fascisti sulla sconfitta dei quali è nata l’Italia democratica. Dopo le "liste" la storia insegna che viene la violenza. Sempre. E che le "liste" le faccia un parlamentare è cosa che aggiunge somma gravita al gesto sconsiderato e vigliacco.
 
Questo è il conato di vomito tanto ipocrita quanto illiberale di quella parte politica che ha in mano la maggior parte della "fabbrica del consenso", i media generalisti e che si appresta e varare leggi liberticide contro i netizen e i manifestanti.
 
Cicchitto, l’esponente politico berlusconiano, già affiliato alla loggia massonica deviata e sovversiva "Propaganda 2" (tessera n. 2232), con le sue illazioni calunniose e le sue liste criminali ha disonorato il Parlamento e il Paese tutto.
 
Definendo in toto il giornalismo (pur talvolta discutibile) del gruppo Repubblica-Espresso come "campagna d’odio", ha dimostrato di disprezzare intimamente quella che è, oggi, una delle piu’ importanti forme di controllo pubblico sul potere: il giornalismo.
 
Quale improntitudine, Cicchitto!
 
Il gruppo Mediaset ha sponsorizzato il suo proprietario sin dalla sua discesa in campo, nel 1994. Mediaset è una pura fabbrica di propaganda.
 
La Rai, sotto il governo della destra, è sempre piu’ subordinata alla politica del premier, visto che Vigilanza e Agcom sono di nomina, rispettivamente, parlamentare e governativa.
 
Evidentemente, per Cicchitto, l’informazione accettabile è quella dei giornalisti in ginocchio come Vespa, dei direttori di rete come Brachino, sotto inchiesta dell’Odg per il killeraggio tv contro il pm Mesiano (che ha condannato Berlusconi); come il direttore de La7 Piroso, che censura i servizi antimafia; come i Feltri, che accusano di pederastia i nemici dell’editore-padrone sulla base di lettere anonime poi confessate false (caso Boffo).
 
Questi, insieme ai Fede, ai Minzolini ed altri che ne imitano lo stile (tutti rigorosamente direttori o vice direttori di rete o di tg) sono ciò che il regime intende per "Informazione libera", ovvero gli ascari mediatici di regime a capo delle tv. Poi, per coerenza, aprono le "istruttorie" contro i programmi di massimo ascolto come AnnoZero e preparano l’(ulteriore) controllo del web sul modello del "filtraggio" cinese.
 
Forse per questo Freedom House (istituto molto conservatore) classifica l’Italia come "Paese parzialmente libero", come la Colombia.
 
Senza anni di lavaggio del cervello tv l’ignobile sparata del parlamentare berlusconiano sarebbe stata seppellita da fischi e risate, sia dentro che fuori dal Parlamento. Quando in Francia ferirono Chiraq, in un episodio simile a quello occorso a Berlusconi, nessuno gridò al "terrorismo" o al "network dell’odio".
 
Invece, usando a pretesto l’atto isolato di un folle e la propaganda mediatica governativa, Cicchitto e il regime tentano di sferrare un attacco senza precedenti contro gli unici poteri non ancora "normalizzati dal sistema" ovvero comunicazione e magistratura.
 
Così come, per esempio, dopo "l’incidente del Tonchino" l’imperialismo USA scatenò la carneficina indocinese, e dopo l’11 settembre si potè sospendere l’Habeas Corpus (Patriot Act) ed "esportare la democrazia" tra le montagne dell’Afghanistan e dell’Iraq; e dopo l’esasperante sciopero dei camionisti cileni (fomentato dalla Cia) si potè eseguire il golpe contro Allende.
 
E tralasciamo le "bombe anarchiche" ritrovate mercoledi 16 dicembre a Milano e Gradisca che, per coincidenza, vengono "ritrovate" proprio in questo periodo. (Cui prodest?)
 
La cosa più grave è  l’attacco sferrato a Marco Travaglio.
 
Se le parole sono, come sono, pietre, l’ex piduista ha aggredito il giornalista de Il Fatto con la stessa violenza del folle di piazza Duomo a Milano. Con l’aggravante di non essere folle bensì perfettamente lucido.
 
Un attacco minaccioso, in stile fascista, quello di Cicchitto, che ci riporta alla triste ed illiberale tradizione italiana e che ha spianato la strada al pestaggio squadristico-mediatico di Marco travaglio da parte di tutti i più seguiti canali tv generalisti. 
 
Il nome di Travaglio è stato addirittura surrettiziamente e sapientemente accostato a quello di Tartaglia, l’attentatore del premier ("Non pensare all’elefante", George Lakoff).
 
Nella vulgata catodica RaiSet: Travaglio = terrorista.
 
Questa non è piu tv. Questi sono i media dell’odio, i media del regime, i propagandisti professionali, l’antitesi del giornalismo.

Ma il terrorista non è Travaglio bensì questo lavaggio del cervello scientifico e sistematico, principale colonna portante del regime attuale. Bisogna avere il coraggio di dirlo forte.
 
Stanno gettando la maschera perché si vuole arrivare al regolamento di conti col dissenso non ancora normalizzato sull’onda dell’effervescenza popolare creata dall’atto di un folle e sfruttata dalla propaganda governativa.
 
Del resto anche il fascismo storico, nei suoi primi anni, pose una grande attenzione al controllo sui media. Manlio Morgagni all’Agenzia Stefani, Cesare Rossi a prezzolare i giornalisti, lo squadrismo a bastonare chi non si faceva pagare, la campagna di intimidazione contro la stampa (di opposizione) del 1925, le diffide, le sospensioni, i sequestri di ogni foglio, opuscolo o pamphlet che non si uniformasse alle politiche del Duce.
 
Tutto ciò condusse poi alla famosa (o famigerata, a seconda dei punti di vista) Legge (sulla stampa) 31 dicembre 1925 n. 2307, quella che introdusse in Italia, per intenderci, l’Albo professionale per i giornalisti e l’Ordine dei giornalisti, non bastando la figura del "direttore responsabile" (penalmente).
 
In effetti Cicchitto (e il leader della sua fazione) possono avere atteggiamenti e linguaggi prettamente fascisti perchè la tradizione e perfino alcune leggi ed istituti sono dirette emanazioni (sopravvissute) del "ventennio". (sic).
 
Quello che l’ex piduista Cicchitto definisce "terrorista" e’ uno dei migliori giornalisti italiani, gia’ allievo del grande Indro Montanelli, autore di numerosi libri, inchieste di primissimo piano, persino uno spettacolo teatrale dove storia contemporanea e musica si fondono magicamente.
 
Attualmente Travaglio ha fondato con Antonio Padellaro un nuovo quotidiano, Il Fatto, giornale piuttosto critico nei confronti del regime berlusconiano. Ciò non gli viene perdonato.
 
Se Berlusconi e Dell’Utri sono in odore di mafia (Dell’Utri già condannato in primo grado a 8 anni di galera) la colpa non è dei giornalisti che riportano le notizie. Per il regime di cui Cicchitto fa parte, invece, il problema non è essere mafiosi bensì metterne al corrente la pubblica opinione.
 
Non dimentichiamoci che, nel 2001, dopo la storica intervista di Luttazzi a Travaglio, nella Rai 2 di Carlo Freccero, vi fu l’"editto bulgaro" con cui l’egoarca fece (mediaticamente) fuori i "comunisti" Biagi, Santoro e Luttazzi.
 
Bisogna dirlo chiaramente: quello di Berlusconi è un nuovo tipo di tirannia, populistico-catodica se vogliamo ma, come dice Sartori, "in una democrazia parlamentare il capo del governo non ha i poteri che Berlusconi si sta arrogando".
 
Secondo Antonio Tabucchi "il premier usa atteggiamenti eversivi" ma "non gli consentiremo di attuare le sue minacce".
 
Andrea Camilleri sente "tanfo di fascismo" e dice: "mentre ascoltavo le parole di Cicchitto riecheggiavano nella mente altre parole. Quelle di Benito Mussolini che disse ai parlamentari "ridurro’ quest’aula (il Parlamento ndr) a un bivacco per i miei manipoli".
 
E Gad Lerner afferma che "il tentativo di voler ricondurre tutte le voci ad una, il giornalismo libero al silenzio, ha un solo nome. Ed è il totalitarismo".
 
Il premio Nobel Dario Fo ammonisce: "se veramente censureranno il web e le piazze con nuove leggi speciali, sarà un punto di non ritorno".
 
Quelli qui riportati sono stralci di alcuni degli interventi giunti in sostegno di Marco Travaglio e pubblicati da Il Fatto Quotidiano.
 
Sul sito della redazione de Il Fatto ( antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx) è possibile firmare in solidarietà al giornalista aggredito dallo squadrismo parlamentare di Cicchitto e a sostegno di una informazione libera.
 
Siamo certi che saremo in tanti a manifestare la nostra affettuosa vicinanza a un giornalista vittima del potere perché sappiamo che lui è un simbolo. Colpendo lui vogliono colpire noi.
 
Ci difenderemo.
 
Marco, non sei solo. Un forte abbraccio. Non mollare!
 
 
 
 
 
 
 

Commenti all'articolo

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.159) 21 dicembre 2009 23:22

    Solidarietà ad un giornalista serio e preparato.

  • Di Davide3d (---.---.---.155) 25 dicembre 2009 09:32
    Davide3d

    Se questo fosse un paese "normalmente serio", le denunce di "eversione" lanciate da un piduista che siede a fianco di mafiosi, sarebbe seppellita dalle risate.
    In questo paese il tanfo di fascismo non è mai scomparso. Le forze antidemocratiche si trasformano, cambiano pelle, nome, colore; ma nella sostanza sono sempre le stesse. Prima che la barca affondi, scendono come topi di soppiatto e abbandonano il capitano. Questa classe è la stessa della prima repubblica e per decenni, nel passato, è stata composta da fascisti improvvisamente convertiti alla Repubblica.
    La difesa di queste sacche di informazione libera è la nuova lotta di resistenza, condotta con le tastiere e con i neuroni che non si arrendono alla compiacenza del potere mediatico.
    La libertà non sta’ nei nomi o nei proclami: risiede nei cuori e nelle volontà di ciascuno. Il peggior difetto di troppi Italiani è l’esser convinti che la democrazia è una realtà data per sempre che non ha necessità di essere accudita.
    Il punto di forza di B. è aver compreso la pigrizia mentale di questa parte di popolo che preferisce la sopravvivenza da suddito piuttosto che la passione da cittadino.
    Buon pezzo. Ciao

  • Di (---.---.---.145) 27 dicembre 2009 18:48

    Sono un cittadino qualunque.
    Vedo che Presidente del consiglio é oggetto di nunerosissime iniziative della magistratura.
    Sono troppe e nate sempre in prossimità di eventi politicamente rlevanti per non fare nascere il sospetto che celino una seconda finalità. Mi spiace, ma questo sembra.
    Se un premier fosse indagato in condizioni normali avrebbe il dovere di dimettersi e farsi porcessare.
    In queste condizioni sembra però che le iniziative dei magistrati siano finalizzate a fare dimettere il presidente e non a ricercare la verità.
    Dimetersi e farsi processare non diviene più un atto dovuto, ma al contrario diviene un atto dovuto qello di resistere a questo ipotetico disegno che non sembra campato per aria visto che é suffragato dai troppi avvisi di garanzia.
    La magistratiura ormai non é più credibile quando afferma di ricercare la verità. Il suo diegno sembra proprio un altro. nel dubbio fa bene Berlusconi ad opporsi anche se questo disegno non fosse vero.
    Sono un sig nessuno, ma questo é il mio pensiero.

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