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“Scusi, lei è mafioso?

Segni particolari: politico, politicante o imprenditore. Avvezzo al clientelismo. Fedina penale pulita ma solo per “puro caso di prescrizione”. Appassionato di potere. Dedica il suo tempo alla speculazione. A volte mandante di omicidi o esecutore di ordini, stringe mani che altri taglierebbero di netto.
 
Di chi stiamo parlando? Di molte persone. Coinvolte chi più chi meno in alcuni se non tutti i parametri appena esposti. Volete nomi? Cominciamo con il senatore a vita Giulio Andreotti.
 
A parte l’ascesa politica che lo ha visto protagonista per decenni, fra vari incarichi di Governo e più volte Presidente del Consiglio, il senatore “vanta” un curriculum di tutto rispetto, parola chiave che apre le porte di un pianeta dove la parola “rispetto” appunto, assume contorni inquietanti. 
 
La bagarre giudiziaria che lo vide coinvolto in un caso di concorso esterno in associazione mafiosa, iniziò negli anni ’80. In primo grado, era l’Ottobre del 1999, fu assolto perché “il fatto non sussisteva”. Ma in appello, agli inizi del 2000, la Corte stabilì che Giulio Andreotti aveva commesso il reato per cui era stato precedentemente assolto, decretando così la reale partecipazione all’associazione per delinquere di stampo mafioso, ed aggiungendo che l’imputato aveva avuto una amichevole e stabile disponibilità verso alcuni personaggi di rilievo della Mafia. Tutto questo almeno fino agli anni ’80. Perché da quella data in poi, Andreotti è stato scagionato da qualsiasi altro rapporto con l’organizzazione malavitosa.
 
Condannato? No. Prescrizione. Che non significa certamente che Andreotti non sia colpevole del reato caduto in prescrizione. Significa, semmai, che la Corte di Appello ha sentenziato la colpa ma che, in considerazione del troppo tempo trascorso, lo Stato non ritiene più opportuno considerare la cosa grave al punto da mettere in atto l’iter giudiziale nei confronti del personaggio in questione.
 
Andreotti quindi, è colpevole di associazione per delinquere di stampo mafioso. Nessun dubbio. Ma “grazie” ad uno strano orpello giuridico non ha passato un solo giorno in carcere, anzi: ha continuato la sua carriera politica. Oggi, stiamo pagando una pensione dorata a chi, se non fosse stato il personaggio di spicco che è, avremmo tutti gradito molto veder languire nelle patrie galere.
 
Altro personaggio, stessi accadimenti. Il senatore Marcello Dell’Utri. Braccio destro del Presidente del Consiglio Berlusconi, anche il curriculum di Dell’Utri “vanta” condanne di tutto “rispetto”. Una Laurea in Giurisprudenza ed il caso che gli fa incontrare un giovane Berlusconi che all’epoca sponsorizzò una piccola squadra di cui Dell’Utri era allenatore: il Torrescalia. L’amicizia diviene man mano alleanza e complicità. Nel frattempo Dell’Utri ha modo di conoscere alcuni mafiosi come Mangano e Gaetano Cinà
 
Sarà Mangano ad esser presentato da Dell’Utri a Berlusconi e nominato “responsabile della sicurezza” della famiglia del Premier. All’epoca Mangano era un giovane mafioso non ancora esponente di spicco del clan Porta Nuova di Palermo, ma vantava già tre arresti e svariate denunce e condanne.
 
Quando Mangano subì l’ennesimo arresto, Berlusconi e Dell’Utri dichiararono di non conoscere le attività mafiose dell’imputato. La corte stabilì invece che Dell’Utri ne era a conoscenza.
 
Da allora fino ad oggi, il personaggio Dell’Utri si è accompagnato pubblicamente con vari esponenti di Cosa Nostra: da Girolamo Maria Fauci – detto Jimmy Fauci – esponente mafioso con le mani in pasta nello smercio di droga a livello internazionale, a Ciancimino fino ai Cuntrera-Caruana.
 
Nel frattempo, Dell’Utri spartisce il suo tempo fra un’aula giudiziaria e la scalata politica. Come se niente fosse. Anzi: più viene ritenuto colpevole di qualche misfatto, più diviene saldamente incollato a qualche poltrona, fra politica ed economia. C’è da riflettere sul fatto che, ad esempio, quando nel 1999 fu condannato a due anni e tre mesi di reclusione per frode fiscale e false fatture per Publitalia, parallelamente diviene europarlamentare e da lì a quattro anni, senatore.
 
L’accusa in concorso esterno in associazione mafiosa, viene ratificata l’11 Dicembre del 2004. la condanna: nove anni di reclusione. Per l’accusa di frode fiscale, la condanna stabilità è stata di due anni in libertà vigilata, interdizione perpetua dai pubblici uffici e pagamento dei danni alla regione Siciliana.
 
Attualmente Dell’Utri è sotto processo in appello per concorso in associazione mafiosa. Il pentito Spatuzza parla con dovizia di particolari del coinvolgimento di Dell’Utri con Cosa Nostra. Il senatore respinge nettamente ogni accusa, appellandosi addirittura all’ottimo lavoro dell’attuale Governo di cui fa parte contro la Mafia, adducendo ad esso la motivazione per cui ex esponenti dell’organizzazione malavitosa, stiano mettendo oggi in cattiva luce lui ed il Presidente del Consiglio.
 
In attesa della sentenza, Dell’Utri è membro effettivo del Governo, Europarlamentare, editore, imprenditore. Forse, se non avesse avuto tutte le implicazioni descritte con la malavita organizzata, starebbe ancora allenando qualche squadra calcistica di provincia.
 
Se non vi fosse chiaro quindi, per aver salva la vita, la carriera, il portafogli, la scalata al successo politico, e quant’altro faccia uomo di potere, devi aver commesso qualche misfatto. Ma che sia grave, altrimenti rischi di andare in galera per una multa non pagata.
 
Le cronache quotidianamente stanno seguendo ogni più piccolo attacco a qualche personaggetto mafioso, decantando ai quattro venti la diligenza con cui si sta affrontando la piaga della delinquenza organizzata. “La mafia è in ginocchio” dichiarano dai Palazzi di Potere.
 
Si, ma quale mafia? Quella della piccola e bassa manovalanza. Quella dei “Picciotti. Quella Mafia cioè, che prende ordini dall’alto. E non la Mafia di Potere, quella che decide, impone, tocca tutto ciò che genera potere, politico ed economico.
 
Quella Mafia è e resterà nascosta. O meglio: mascherata. Da personaggio pubblico, imprenditore di spicco, politico… La Mafia è in ginocchio? Sì, forse a braccia aperte verso il cielo a gridare: “Alleluja”! Visto che ciò che appare è che non soddisfatta di operare occultamente fra le trame dei palazzi di potere, oggi ha i propri elementi nei posti chiave del Paese. A dispetto di chiunque voglia dire altrimenti, sentenze alla mano.
 
“Scusi, Lei è mafioso”? Rischia di divenire una frase di ordine comune. Come chiedere “Lei è Giornalista, Medico, Avvocato…”. Una “professione”. Come tante altre. Un fallimento Italiano. Come tanti altri.

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