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Russia: processo farsa per l’omicidio Politkovskaya

Si è riaperto il processo farsa per l’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaya. Il procedimento riparte dopo la sentenza della Corte Suprema russa che ha annullato la pronuncia di assoluzione degli unici tre imputati per l’omicidio della giornalista.

Si è riaperto il processo farsa per l’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaya. Il procedimento riparte dopo la sentenza della Corte Suprema russa che ha annullato la pronuncia di assoluzione degli unici tre imputati per l’omicidio della giornalista, prosciolto, in un processo a parte, anche il quarto imputato, agente dell’Fsb (il servizio segreto russo erede del Kgb) accusato di aver fornito al killer l’indirizzo della Politkovskaya. Khadzhikurbanov, il funzionario di polizia, sarebbe implicato anche in questo caso.
 

Non ci sarà una effettiva riapertura del caso, non ci saranno nuove indagini, non verranno raccolte nuove prove. Gli unici imputati saranno nuovamente gli stessi già assolti nel primo processo, cioè i presunti complici dell’assassinio. A quasi tre anni dal brutale omicidio della giornalista scomoda, uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006 a colpi di pistola nell’ascensore di casa sua, ancora non sono stati scoperti né il mandante, né il movente dell’omicidio, né l’esecutore materiale. Ecco perché, già durante il primo processo, alcuni giornali scrivevano chiaramente che dal momento in cui è stato evidente che fosse implicato l’Fsb le indagini sull’omicidio di Anna si sono interrotte ed è sceso un velo di omertà.
 
La Cpj, Commitee to Protect Jounalists, alla notizia della richiesta di nuove indagini sull’omicidio della Politkovskaya ha dichiarato: "Sosteniamo l’appello della famiglia della Politkovskaya perché ci sia una rinnovata ed approfondita fase di indagine. È necessario che la procura fortifichi l’impianto probatorio prima che vengano nuovamente processati gli imputati. Le autorità devono concentrare le proprie risorse nell’identificare, arrestare e condannare tutti gli assassini di Anna compreso l’esecutore materiale, l’intermediario ed i mandanti del suo omicidio".
 
I suoi articoli sulla seconda guerra in Cecenia, le torture, esecuzioni di massa, rapimenti ed abusi dei militari russi sui civili ceceni l’avevano resa una delle figure di maggior rilievo nella denuncia delle violazioni dei diritti umani nel Paese, tanto che nel 2002 fu la stessa Politkovskaya a trattare la liberazione di alcuni ostaggi con i terroristi ceceni che avevano preso d’assalto il teatro della Dubrovka, a Mosca. La giornalista era stata più volte minacciata di morte ed aveva subito un tentativo di avvelenamento nel 2004. Nel novembre 2006 moriva a Londra Alexander Litvinenko, ex colonnello del Kgb ed oppositore di Putin, rifugiatosi in Gran Bretagna e avvelenato mentre indagava sull’omicidio di Anna Politkovskaya.
 
I dati della Cpj mostrano che la Russia è al terzo posto per le morti di giornalisti legate al loro lavoro, preceduta solo dall’Iraq e dall’Algeria. L’ultimo omicidio risale a meno di un mese fa, il 15 luglio, con l’assassinio di Natalya Estemirova che, come la Politskovskaya, aveva denunciato i crimini russi compiuti contro i civili in Cecenia. Solo qualche mese prima, il 19 gennaio, veniva uccisa a colpi di pistola Anastasiya Baburova, 25 anni, corrispondente freelance della Novaya Gazeta, mentre camminava per le strade di Mosca con l’avvocato per i diritti umani Stanislav Markelov, assassinato anch’egli in quel momento. La Baburova è la quarta giornalista della Novaya Gazeta uccisa dal 2000.
 
Nonostante i recenti omicidi rendano evidente la condizione della libertà di stampa in Russia, dal mondo politico arrivano segnali che appaiono in controtendenza.

In aprile Dmitry Medvedev è stato il primo Capo di Stato russo a rilasciare un’intervista alla Novaya Gazeta, ne ha visitato gli uffici ed ha promesso una riforma del sistema giuridico che tuteli i giornalisti. All’interno di un più ampio piano legislativo contro la corruzione, le nuove norme dovrebbero garantire ai giornalisti che indagano su fatti di corruzione di ottenere la protezione speciale che viene accordata ai testimoni in pericolo durante i processi.

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