• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Quanto di vero c’è in Mario Borghezio

Quanto di vero c’è in Mario Borghezio

Trovarsi faccia a faccia con l’eurodeputato Mario Borghezio è un’esperienza particolare per ogni napoletano. A me è successo a Bruxelles, in occasione della conferenza stampa per la presentazione dell’Erasmus Day Live, un mega-evento che si terrà a Torino dal 14 Maggio 2010 all’11 giugno, coinvolgendo artisti, musicisti e attori per esaltare l’Erasmus, il progetto che dal 1987 offre la possibilità agli universitari europei di effettuare, in un’università estera, un periodo di studi legalmente riconosciuto nella propria.
 
Da vicino l’on. Borghezio sembra una persona gentile, dotata di un certo tatto, disponibile verso i giornalisti (anche del Sud) e molto accurato nel seguire gli eventi di cui accoglie le istanze, come quello dell’Erasmus (che, portando avanti valori come la mobilità e l’integrazione, sembra in palese contraddizione con la storia politica e personale dell’onorevole); vanta un 77% di presenze in Parlamento. Insomma, un’altra persona a prima vista, rispetto a quella che negli anni è stata condannata a pagare un risarcimento per violenza privata su un minore venditore ambulante marocchino e poi nel 2005, con sentenza della Cassazione, condannata in via definitiva ad una pena di reclusione commutata poi in una multa, per essere stato corresponsabile di un incendio di pagliericci di alcuni immigrati a Torino.
 
Può capitare anche che Borghezio ammetta ridendo: “Ho tanti difetti ma i peggiori non li sapete” oppure: “Sono meridionale solo nei gusti enogastronomici”, e pensare che, in fondo, anche questa timida ammissione può essere una conquista.
 
La video-intervista all’onorevole Borghezio su Erasmus, processo breve e Tettamanzi:
 
 
Di seguito la trascrizione:
 
On. Borghezio, cosa l’ha spinta a fare sue le istanze dell’Erasmus?
 
La convinzione che questi ragazzi hanno coperto un vuoto. Era necessaria la presenza forte dei giovani per ridare forza e fiato a questo progetto che è nato molto bene e si stava un po’ afflosciando. È importante coinvolgere gli universitari che si devono appropriare di questo progetto mettendoci dentro tutto quello che i giovani si aspettano dall’Europa e cioè apertura di possibilità. L’Europa non deve continuare ad essere di proprietà di anziani euroburocrati o di vecchi politici: deve diventare la casa trasparente in cui i giovani possono dire la loro e possono guidare il processo di integrazione.
 
Come lega il concetto di mobilità e d’integrazione fondamentali dell’Erasmus rispetto alla sua storia politica e personale?
 
Ho sempre creduto nell’Europa delle regioni e dei popoli. Sono sempre stato euroscettico nel senso di avere poca fiducia nell’impostazione un po’ centralista e anche superburocratica di questa Europa, quindi tutte le iniziative come Erasmus che spaccano questa vecchia concezione e portano di nuovo al centro i territori, in questo caso i giovani, le università e le iniziative locali, mi vede favorevole.
 
Una sorta di modernizzazione dell’Europa, verso l’Europeismo...
 
L’Europa deve ritornare alle sue origini, all’impostazione fortemente regionalista. Invece, ci sono delle controspinte molto forti in senso burocratico, centralista. Questa iniziativa (Erasmus) è importante perché riporta la palla del gioco nei territori nelle università e quindi anche nelle regioni.
 
Vorrei fare un riferimento alla riforma del “processo breve” tanto decantata dal Pdl, che dovrebbe ridurre i tempi dei processi. Prendendo per buona questa assunzione, come mai la Lega non è favorevole a velocizzare i tempi dei processi ai clandestini?
 
Sono due posizioni a mio avviso un po’ contrastanti facili da spiegare. Esiste un’esigenza generale a velocizzare i processi, però questa deve essere controbilanciata dall’esigenza di non inficiare l’opera di chi, con molta difficoltà, riesce a contrastare una delinquenza oggi particolarmente pericolosa. Non bisogna dare ai cittadini il messaggio che uno spacciatore di droga dopo poco tempo grazie ai processi brevi se ne torna libero come un uccellino, è disapprovato dalla stragrande maggioranza dai cittadini.
 
Qual è la posizione sua e della Lega riguardo alla polemica con Tettamanzi?
 
L’arcivescovo di Milano, come tutti i cittadini italiani, quando scende in politica e fa dei discorsi che si prestano ad una valutazione politica corre il rischio di ricevere quello che ricevo io in tutti i momenti, ovvero un’ondata di approvazione ma anche di forti contestazioni.
 
Riguardo alla proposta di mettere il crocifisso sulla bandiera?
 
Nel parlamento si devono fare delle proposte, lanciare delle idee. Quando delle proposte non creano nessun danno e non rappresentano spese inutili e clientelari, come spesso è accaduto nel nostro Paese, e in qualche senso suscitano un dibattito, sono sempre interessanti e anche positive.
 
Anche se non portano a niente.
 
Giudichiamo i nostri politici da quello che fanno, non solo da quello che dicono, e avremo una classe politica migliore.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares