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Quanto ci costano i giornali che non leggiamo?

Recentemente il Presidente dell’Antitrust ha proposto di introdurre un limite temporale al periodo di assegnazione dei contributi, cercando di incentivare gli editori, che vivono di sovvenzioni, a ricercare soluzioni organizzative più efficienti, come avviene in qualsiasi altro paese democratico. Tra gli altri si è opposto il Presidente dell’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), così motivando: "Non si può fare a meno di distinguere fra la cosiddetta stampa d’informazione e quella di semplice intrattenimento".

Il debito pubblico ammonta a circa 2.000,000 miliardi di Euro e con la crisi attuale e perenne è in continuo aumento per il paese in via di sviluppo, al punto che gli italiani si sono visti fregare anche i conti correnti “cosiddetti dormienti” con una legge ad hoc il “D.P.R. 22 giugno 2007 n. 116 – Regolamento di attuazione dell’art. 1, c. 345, della legge 23 dicembre 2005 n. 266 in materia di depositi dormienti”.
“Decreto Legislativo 28 agosto 2008 n. 134, convertito con la legge n. 166/2008 disciplinante gli adempimenti inerenti gli assegni circolari prescritti”.
 
Con le casse completamente in rosso, l’unico rimedio che i governanti da anni adottano è apportare tagli indiscriminati; e con la mannaia sono stati apportati tagli: alla sanità, alla scuola, alla sicurezza, alle politiche sociali e potremmo continuare all’infinito….
 
Praticamente con tutti questi tagli, chiamati “sprechi”, percepiamo una sola cosa: il paese in via di sviluppo è alla banca rotta per i servizi minimi da erogare ai cittadini, ma i governi che si sono succeduti dal 1981 con il bene placido delle opposizioni, hanno elargito e continuano ad elargire contributi all’editoria, infatti, l’editoria nel 2008 nel suo complesso ci è costata circa 202milioni di Euro così suddivisa: € 179,317.969,07 per la carta stampata; €12.847.628,11 per le radio private; € 2.880.293,94, per le televisioni private; e 5.728.721.16 di Euro per le televisioni satellitari.
 
Praticamente contribuiamo a pagare anche i giornali che non leggiamo, questo sempre grazie alla legge n. 416/81 che si ispirava al principio costituzionale della libertà di pensiero e di diffusione delle idee e al sostegno di imprese editrici di particolare valore culturale.
 
Dopo quasi 30 anni in cui sono stati versati contributi per un valore di diversi miliardi di euro si può affermare, che tale legge, oltre che un costo notevole per le casse dello Stato, è stata un fallimento totale. Lo dimostrano i dati pubblicati recentemente dalla Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) sul “Rapporto sulla stampa in Italia”: ogni mille abitanti, in Italia, nel 2007 sono stati venduti 112 quotidiani, contro i 624 del Giappone, i 580 della Norvegia, 491 della Finlandia, 344 dell’Austria, 354 della Svizzera, i 338 del Regno Unito, 290 della Germania, 212 degli Usa, 153 della Francia.
 
Ma gli editori continuano a percepire lauti contributi, ecco alcuni esempi:
LIBERO € 7.794.367,53”; “L’UNITA’ € 6.377.209,80”; “AVVENIRE € 6.174.758,70”;LA PADANIA€ 4.028.363,82”; “LIBERAZIONE € 3.947.796,54“; “EUROPA € 3.599.203,77“; “ITALIA OGGI € 5.263.728,72” "CONQUISTE DEL LAVORO € 3.346.922,70.
Continuiamo con questa regalia di Contributi alle emettenti televisive:
VIDEONORD € 103.955,99”; TELE REPORTER € 128.380,02; TELENORBA NOTIZIE € 234.735,75.
E ancora contributi alle radio private: RADIO RADICALE 4.153.452,00; RADIO GALILEO 398.152,00 .
E per concludere la lista dei regali della befana che in questo paese non finisce il 6 gennaio ma ha una durata di 365 l’anno per l’editoria anche le tivù satellitari dovevano avere il loro regalino da pantalone: NESSUNO TV € 3.594.846,30; INFORMAZIONE LIBERA € 2.133.874,86.
 
Queste sono le cifre, e con la crisi che attanaglia il paese in via di sviluppo, dove si legge pochissimo, si sperperano circa 202milioni di euro per la carta stampata, le radio e le TV. È un po’ esagerato! E non ci venissero a raccontare che questi contributi occorrono per salvare i posti di lavoro! Posti di lavoro di chi? Che i giovani che vorrebbero intraprendere la strada del giornalismo sono tutti disoccupati? In questo paese in via di sviluppo non manca la libertà di stampa sancita anche dalla costituzione, ma l’indipendenza dei giornalisti è minacciata dal momento che devono rendere conto agli editori che percepiscono i contributi dai politici. Di tutto questo, la politica ha bisogno per non perdere mai il potere, anche se è all’opposizione. 
 
Per avere un’informazione senza condizionamenti da lobby economiche e potere politico, nel rispetto delle leggi in vigore, non ci resta che fare informazione tramite internet su www.agoravox.it, i blog e le altre realtà in rete che stanno nascendo.
 
Sempre con la speranza che qualche politico un giorno si ricordi che oltre ad elargire contributi inutili all’editoria, bisognerebbe investire anche sulla banda larga, il cosiddetto (internet Veloce) per avere finalmente una vera democrazia e una vera indipendenza della stampa. 
 
 

Commenti all'articolo

  • Di Maria Lutero (---.---.---.240) 3 dicembre 2009 12:49

    Secondo me una legge che finanzia l’editoria dei partiti ci vuole, ma deve essere una somma uguale per tutti che diminuisce in proporzione all’aumentare dei partiti, o aumenta al loro diminuire. E poi ogni partito può avere un solo organo di stampa ufficiale, non come il PDL che ne ha 5 o forse più.

    L’informazione indipendente deve invece essere garantita dalla RAI. Se si volesse, oggi con le attuali tecnologie si potrebbe fare giornalismo partecipativo televisivo, una sorta di youtube in tv.
    Invece la RAI è in mano ai partiti, che se aprissero l’informazione a tutti scomparirebbero perchè nessuno li voterebbe più, essendoci appunto vera informazione. 

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