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Proteste americane per la condanna di Amanda Knox

E’ stata la senatrice democratica dello Stato di Washington Maria E. Cantwell a sollevare a livello politico la polemica per la recente condanna di Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher.
 
E’ opinione diffusa nella patria della studentessa americana di Seattle che essa sia stata condannata senza il supporto di adeguate prove ; la senatrice Cantwell dice «Sono rattristata dalla sentenza ed ho serie perplessità sul sistema giudiziario italiano e sulla possibilità che il processo sia stato condizionato da sentimenti anti-americani».
 
La protesta ha raggiunto anche il Segretario di Stato americano Hillary Clinton; immediata l’onda di reazione sui nostri quotidiani: non accettiamo nessuna lezione in materia di giustizia da chi ha un sistema giudiziario del tutto arcaico come quello della Common Low.
 
 
A dire il vero non è solamente un sospetto della senatrice Cantwell che il nostro sistema giudiziario condanni senza adeguate prove. Non occorre andare troppo lontano, basta vedere quello che è successo proprio per l’omicidio Kercher al signor Patrick Lumumba, messo in galera solamente perché accusato dalla Knox e senza uno straccio di prova. In un mondo normale nessuno corre il rischio di finire in galera così.
 
Volendo allargare il discorso, non si ha che l’imbarazzo della scelta: da Enzo Tortora, a lungo detenuto e persino condannato in primo grado senza la benché minima prova, sino al caso del padre dei fratellini di Gravina.
 
Su quest’ultimo occorre essere sinceri: tutti i circa diecimila magistrati italiani sanno benissimo che questo signore sarebbe stato condannato se non si fosse scoperta per pura casualità la verità sulla triste vicenda. Ed oggi vediamo aprire indagini e processi per fatti avvenuti così tanti anni orsono che la ricerca di prove è assolutamente impensabile (andiamo dal delitto di via Poma alle accuse al premier del pentito Gaspare Spatuzza per fatti risalenti al 1992). E questo conferma che, nel nostro Paese, si può essere condannati senza prova alcuna.
 
Insomma, sull’affermazione che il nostro sistema giudiziario è uso condannare senza prove, purtroppo non si può non essere d’accordo. E quanto al presupposto di arcaismo del sistema anglosassone di Common Low, è utile ricordare l’espressione di Deng Xiaoping: "Non ha importanza se il gatto è bianco o nero, quello che importa è se prende il topo". Da questo rispetto, parlando di amministrazione della giustizia, noi italiani, le uniche cose che possiamo fare sono tacere e sperare in tempi migliori.
 
Quella che, invece, non ci convince è l’attribuzione della condanna di Amanda Knox ad ipotizzati sentimenti anti-americani. Nel caso del padre dei fratellini di Gravina, dovremmo forse chiamare in causa sentimenti anti-pugliesi? E per Enzo Tortora sentimenti anti-genovesi? La cosa proprio non convince.
 
Invero forse non dovrebbe essere il governo americano a protestare per le condanne senza prove, quanto quello italiano: vivere nella consapevolezza di poter essere giudicati e condannati senza prove pone i cittadini del nostro Paese in condizioni lesive della dignità della persona.
 
Qualunque cosa possa dire in merito il dottor Luca Palamara.
 
Se il ministro Angelino Alfano si fosse espresso su questo aspetto basilare della convivenza civile nella nostra comunità nazionale, l’intervento della senatrice Cantwell non vi sarebbe stato perché pleonastico.
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.94) 7 dicembre 2009 18:12


     La detective Hillary scende in campo.
    Ancora una volta per difendere i Soi Yankee che in Italia creano stragi e morti. Il suo mandato investigativo si è allargato oltre i confini degli States, adesso vorrebbe investigare in Italia, paese ( fin’ora pseudo Sovrano ) ma che è bene dire ch’è un’arrogante ingerenza nella Giustizia Interna d’un Paese Sovrano.
     Il Frattini come al solito offre banane per anestetizzare gli animi dei comunisti...l’importante che non si parli eche non si metti sott’accusa il Suo datore di Lavoro . Tanto alle Sue fregnacce e ai suoi flopp ci siamo quasi abituati !

  • Di cinzia sbardella (---.---.---.174) 7 dicembre 2009 19:28

    Già, peccato che gli Usa si permettono di giudicare i sistemi altrui e di contro non permettono a nessuno di processare i propri cittadini soprattutto se le prove ci sono e sono schiaccianti, vedi strage del Cermis o assassinio di Calipari.
    La sig.ina Knox è caduta nella rete solo perché il suo amato paese non ha avuto il tempo di recuperarla e tirarla fuori dai guai altrimenti non sarebbe più in Italia e non ne avrebbero permesso mai più l’estradizione. Sinceramente, mi spiace per lei se davvero è innocente e condannata ingiustamente, ma sentire urlato il pensiero dei media americani che il nostro sistema giudiziario sia iniquo e arcaico lascia davvero l’amaro in bocca.
    Se tutto ciò fosse accaduto, così come è stato per Sacco e Vanzetti ma anche per molti altri casi ben più recenti, nel loro tanto democratico e avanzato sistema qualsiasi cittadino, italiano, statunitense o altro, sarebbe stato condannato a morte e senza possibilità di appello.
    La sig.ina Knox invece dal nostro sistema arcaico, sempre che la sentenza verrà confermata in tutti i gradi di giudizio, potrà aspettarsi di fare al massimo dieci/dodici anni di carcere e poi uscire in regime di semi libertà. Eh già, siamo davvero troppo, troppo arcaici forse faremmo meglio ad imparare da loro e molto più civilmente e tecnologicamente procurargli la morte con iniezione letale, ma senza preavviso e magari dopo averla fatta aspettare nel braccio della morte per una decina di anni.

  • Di Bernardo Aiello (---.---.---.145) 8 dicembre 2009 16:40
    Bernardo Aiello

    Rispondo ai commenti.
    L’oggetto dell’articolo non era la signorina Amanda Knox, bensì il cittadino italiano posto in una situazione lesiva della dignità della persona da un sistema giudiziario, che procede con arresti e con condanne in assenza di prove.
    Mi dispiace di aver omesso di citare, fra i casi di perseguitati giudiziari, il singor Valpreda.
    Il problema non è se Amanda Knox e Raffaele Sollecito siano o meno colpevoli : il problema è se le Autorità avevano le prove per condannarli.
    Negli USA il famoso gangster Al Capone fu condannato solamente per reati fiscali e non per i tanti crimini sicuramente commessi, ma dei quali le Autorità non avevano le prove.
    Credo che sia quest’ultima la vera scelta di civiltà. Non è accettabile quanto accaduto al padre dei fratellini di Gravina.
    Bernardo Aiello

  • Di (---.---.---.67) 10 dicembre 2009 03:36

    Neanche l’oggetto del mio commento era la sig.ina Amanda Knox (semmai solo un esempio), ma il cittadino italiano posto in una situazione lesiva del proprio Diritto Giuridico da parte di un popolo presuntuoso e arrogante, nonché molto poco civile, che in troppe occasioni nella storia ha dimostrato anch’esso per convenienza mediatica di condannare sommariamente alla PENA CAPITALE senza troppe inconfutabili prove, cittadini propri e non.
    Errori giudiziari ce ne possono essere in tutto il mondo, la giustizia umana è fallace proprio in quanto umana.
    Arroganza, presupponenza e impunità come quella che gli americani perseguono e scelgono per i propri cittadini colpevoli all’estero, pochi paesi al mondo se la possono permettere.
    Concordo quindi con l’esempio di Valpreda e potrei aggiungere Tortora e tanti, tanti altri, ma quando parliamo di Civiltà del Diritto l’America dovrebbe togliersi il cappello e non salire su di un podio che da loro si trasforma in patibolo.
    Lasciamo stare che di certo ognuno ha i suoi scheletri e non voglio stare qui a difendere una giustizia che da noi ha davvero tanti guai e guasti da correggere per colpa di una politica scellerata atta solo a perseguire l’impunità e il garantismo a tutti i costi (soltanto per alcuni), ma non accetto giudizi da gente che in questo millennio va ad esportare con le bombe lezioni di democrazia e poi nel proprio paese utilizza la pena capitale come l’acqua calda!
    Mi perdoni ma l’argomento mi ha veramente scaldato l’animo e per me ingiustizie impunite come il Cermis o la vicenda Calipari (due su tutte ma ce ne sarebbero tantissime da citare) sono brucianti ed emblematiche di come un paese tenga in poco conto il Diritto di tutti, bensì solo il proprio.

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