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 Home page > Tribuna Libera > Processo Breve, perché no?

Processo Breve, perché no?

Se il Paese non fosse l’Italia, e se il Premier non fosse Berlusconi, il DDL sul Processo Breve, con una piccola ma importante modifica, sarebbe un’ottima legge.
 
Trovo giusto che venga stabilito, per legge, un limite di tempo ai processi: è assurdo che un qualsiasi cittadino sia in attesa di giudizio anche per più di 10 anni, i giudici dovrebbero essere tenuti a rispettare una data di scadenza.
 
La legge sul Processo Breve, se fosse intesa come una legge per inserire un limite massimo di due anni per ogni grado di giudizio, e quindi un limite massimo di 6 anni per ogni sentenza, sarebbe senza ombra di dubbio una buona legge contro la durata indeterminata dei processi.
 
L’inaccettabile è la sua retroattività. E’ vero che i processi devono durare 6 anni, ma quelli che iniziano domani.
 
Applicare la legge ai processi in corso per poi prescriverli ed estinguerli, è solo una sentenza di assoluzione: non bisogna garantire l’assoluzione, ma una giustizia più veloce.
 
Il problema è che in Italia non si discutono le leggi, ma i suoi legislatori.
 
E’ scandaloso, ad esempio, che una legge del genere sia stata scritta da un deputato che è anche l’avvocato di un cittadino con diversi processi in corso, a prescindere dal fatto che quell’avvocato sia Ghedini e quel cittadino Berlusconi.
 
Un Deputato o un Senatore non dovrebbe fare né il Magistrato né l’Avvocato: chi in pubblico si occupa di scrivere e proporre una legge, in privato non si può occupare di accusare o difendere chi viola la legge.
 
Così come Di Pietro e De Magistris prima di entrare in politica hanno lasciato la Magistratura, così Ghedini e Longo dovrebbero lasciare l’Avvocatura.
 
Ciononostante, penso che sia il giustizialismo dell’ IDV, che il garantismo del PDL, sviliscano entrambi la Legge: va a finire sempre che non si discutono i DDL di per sé, ma i tornaconti personali del Premier.
 
L’Opposizione non dovrebbe richiedere che il DDL sul Processo Breve venga ritirato, ma che venga modificato, per annullare la sua retroattività e velocizzare realmente la macchina giudiziaria: schierarsi per la sua attuazione o per il suo ritiro è solo una guerra a favore o contro il Premier, che come al solito nel bene o nel male resta al centro dell’attenzione (con l’eventuale aumento di consensi).
 
Ma siccome da una parte ci sono i Di Pietro e dall’altra i Ghedini, in Italia, almeno per ora, avere diritto a Processi Brevi resterà ancora un sogno.

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