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Prezzo del Petrolio ed Investimenti

Lo scorso 21 Dicembre è stata approvata in Basilicata la finanziaria regionale, il PD dopo aver presentato un emendamento che proponeva lo stop alle perforazioni lucane per cinque anni ha fatto fortunatamente marcia indietro votando favorevolmente la proposta.

Meno male...l’economia va male ma l’ultima cosa di cui ha bisogno è di un intervento a gamba tesa della politica: con l’attuale livello di prezzi, infatti, a soffrire sono soprattutto i piani di investimento delle società petrolifere decisi alcuni mesi fa con il grezzo a oltre cento dollari.

Nei giorni scorsi ho letto un interessante commento di Carlo Stagnaro, sul livello del prezzo del petrolio nonostante i tagli della produzione OPEC, dove si legge una sacrosanta verità: "la ricerca di un “giusto prezzo” per il petrolio rischia di essere inconcludente, perché l’unico prezzo giusto è quello che viene pagato: esso dice qual è il livello a cui il compratore più bisognoso è disposto a comprare, e il venditore più esoso a vendere, in relazione ai bisogni presenti e alle previsioni future".

Come dicevamo a soffrire sono gli investimenti perchè con uno scenario di prezzi così al ribasso decisioni che sono corrette nel breve periodo possono rivelarsi fallimentari nel medio periodo, questo grafico di sintesi, pubblicato dal Financial Times, evidenzia bene la competitività dei vari tipi di energia primaria ai vari prezzi del barile:
Molto pericolosa d’altra parte può rivelarsi la scarsa attenzione all’efficienza energetica che l’attuale scenario sembra permettere perchè quando i fondamentali cominceranno a riequilibrarsi l’estrema rapidità della crescita del prezzo (già sperimentata in questi mesi) può non lasciare scampo a chi non avrà perseguito un razionale uso delle risorse energetiche, soprattutto se si considera la previsione di "fame" di combustibili fossili di alcuni Paesi in via di sviluppo (Vedi Forecast 2030 fonte Financial Times).



Il FT va addirittura oltre ed in un articolo di Ed Crooks del 21 Dicembre afferma che se non verranno fatti gli investimenti nel settore energia la crescita del prezzo del barile potrà essere più rapida di quella che abbiamo già sperimentato con effetti letali sull’economia USA (ma l’Europa non sta meglio...)

Quale allora la ricetta?

Ed Crooks conclude ipotizzando la ricetta europea della tassa sulle emissioni di CO2 come incentivo agli investimenti per le energie alternative, sotto il diretto controllo del Governo però e non da un sistema di trading in cui il prezzo sia governato dal mercato...un uomo che si risvegliasse dopo un sonno durato 20 anni penserebbe di leggere una testata "rossa" altro che il Financial Times!

 

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