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Preti in politica, l’anomalia italiana

Se pensate che l’alternativa a Berlusconi dovrebbe prepararla la “sinistra sparita”, giudicate voi perché il leader di “Italia futura”, Cordero di Montezemolo, si reca alla Università Cattolica (il 19 novembre), invitato dal rettore Ornaghi, fra una moltitudine di religiosi, studenti, medici del Gemelli, a parlare delle prospettive politiche (il dopo Berlusconi), e perché il consigliere delegato della Banca Intesa San Paolo, Corrado Passera, va a parlare di “etica e finanza” (risate in sottofondo), ad un convegno organizzato a Roma dal Vaticano, fatto preceduto dal regalo di 100 milioni di euro di Passera al Vaticano, come fondo per la “famiglia in difficoltà”.

Il primo ottobre a Milano si riuniscono, sempre per iniziativa vaticana, lo stesso Passera, i banchieri Bazoli, Guzzetti, Mazzotta, Azzi, gli industriali Merloni, Riva, Pesenti, il vice di Confindustria Bombassei, Zanin, per ascoltare il professor Gotti Tedeschi, presidente del Banco Santander, area Opus Dei, nonché nominato alla guida della famigerata Banca (o banda) vaticana IOR.

Preti, banchieri, industriali, la santa alleanza che costituisce il più forte dei “poteri forti”, ha cominciato a scavare la terra sotto i piedi di Berlusconi, considerato ormai inadeguato, corrotto, impresentabile, considerato responsabile del grave attacco al direttore del giornale cattolico “Avvenire”, Boffo, costretto alle dimissioni, e chi conosce i preti sa che hanno la memoria lunga e sono piuttosto vendicativi.

La politica vera, quella che pesa, quella che smuove la finanza, ma anche le parrocchie, viene fatta da gente che ci prende per i fondelli sostenendo che loro non fanno politica, ma guarda caso sarà il loro attivismo, palese o sotterraneo, a preparare il cambio di cavallo alla presidenza del consiglio, affinché tutto cambi purchè il sistema resti.

In Italia non vi sarà mai una democrazia fino a quando esisterà una entità come il Vaticano, capace di influenzare almeno il 20% dell’elettorato, attraverso innumerevoli “opere di religione”, che poi di spirituale non hanno nulla, con la sua capillare presenza sul territorio, con il controllo di sette tipo “comunione e liberazione” che hanno le mani su tutta quell’area nel limite ambiguo tra pubblico e privato, con la capacità di offrire alla destra il voto elettorale conquistato con il suo secolare apparato.

Appare indispensabile, per chiunque intenda aprire una nuova fase politica, non solo mettere l’ambiente e la sostenibilità della economia al primo posto, ma togliere ogni privilegio (8 per mille e Concordato) alla Chiesa cattolica, che fa politica e offre alla destra il frutto del suo lavoro svolto tra i poveri, gli ignoranti, i creduloni.

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