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Povera Patria!

Povera Patria! cantava Battiato anni fa.
Poi aggiungeva: di gente che non sa cos’è il pudore. Già. Il pudore. Perché mi sono indignata nel sentire, ad Annozero in onda giovedì sera, il ministro Castelli - tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! - che ad una giovane conterranea dello stesso Battiato ribatteva d’essere precario anche lui a vita? Poi come quando, bambini, la mamma ci sgridava per la marmellata e subito ci si difendeva con un anche lui però! così ha fatto il Ministro quando ha aggiunto che anche Mentana era precario, quasi a voler inconsciamente condividere quella privilegiata condizione a lettera scarlatta e alleggerirsene. Per fortuna il giornalista ha avuto il buongusto di sottrarsene. Ecco, il pudore. Mentana, oltre il buongusto, ha avuto anche il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene. Mi sono indignata. Forse perché quella giovane donna e madre di 36 anni potevo essere io, sono stata io quando ho sentito lo sdegno e l’impotenza e prima di questi l’offesa e la derisione. E ancora il Ministro, bambino a discolparsi della marmellata, addita Vauro come quello che guadagna mille euro a vignetta. Pudore, buongusto, precarietà. Dei politici. Che fatica scrivere la parola precarietà legandola ai politici! Per questo mi è venuto naturale metterci un punto prima di definire la categoria. Già, perché la politica sarebbe precaria, e certo anche i politici lo sarebbero ma allora che si diano le definizioni corrette del termine precario, precarietà. Per favore. Eppoi: Giolitti e quella questione sull’emolumento affinché la politica fosse per tutti, non solo per i benestanti. Pudore. Buongusto. Pudore. Per quegli operai che lo attendono da mesi, l’emolumento. Nel fango affonda lo stivale dei maiali. Me ne vergogno un poco, me ne vergogno molto, e mi fa male.

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