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Politica e diritto nell’Italia berlusconiana

Sarebbe interessante approfittare delle reazioni incandescenti alla sentenza della Corte Costituzionale sulla legge Alfano per dare uno sguardo più distaccato alla situazione politica italiana. Sarebbe un po’ come uscire dal terreno di gioco in cui il clima ci trascina e posizionarci fuori dalla mischia, in tribuna.

 

La situazione politica italiana viene qui definita “Italia berlusconiana”, per il semplice riferimento al suo protagonista indiscusso degli ultimi 15 anni. Al di là dei risultati elettorali, Berlusconi è costantemente al centro della vita politica italiana dal suo ingresso nel 1994. La parola protagonista si riferisce ad un ruolo. Il come sia interpretato quel ruolo è tutt’altra storia.

Da questa “tribuna” emergono almeno due elementi interessanti, che forse rappresentano in questo momento degli elementi costitutivi della Seconda Repubblica.

Il primo è già stato ampiamente discusso nel dibattito pubblico, ma è emerso con forza inaudita con la bocciatura della legge Alfano: la pretesa di Berlusconi di poter giustificare ogni possibile comportamento con la legittimazione popolare. È un refrain che è ormai diventato un tormento. Questa legittimazione popolare, ovviamente indiscutibile, viene usata come clava per creare tensioni nell’ordinamento costituzionale, a discapito di altri organi e poteri che quella legittimazione non ce l’hanno: Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, magistratura. La conseguenza logica è che ogni ostacolo posto da questi organi di garanzia diventa un “atto eversivo”, un “attentato alla democrazia”, ecc …

La legittimazione popolare è la chiave di volta con cui la politica si smarca definitivamente dal diritto, dalle regole.

Questa pretesa si basa su alcune distorsioni.

La prima è quella di ridurre la democrazia alla sola espressione della volontà popolare. La volontà popolare deve potersi esprimere senza freni e qualsiasi “regola” è vista come un inutile impaccio. La Costituzione appare un testo antiquato di oltre 60 anni fa che ha l’assurda pretesa di limitare la volontà degli italiani di oggi e magari di farlo tramite 15 vecchi giudici che non ha eletto nessuno e che non conosce nessuno.

La seconda è di considerare come valida espressione della volontà popolare il sondaggio. La democrazia appare un referendum quotidiano. Piovono di continuo percentuali di gradimento, periodicamente aggiornate. Ogni sondaggio vincente proclamato proietta la figura del vincitore, ed il gradimento aumenta sempre di più. Il popolo quindi non si esprime solo attraverso il voto (che segue delle “regole” prestabilite), ma si esprime anche in modo informale, fluido, incontrollabile.

La terza, quella più letale, è di attribuire a questa legittimazione popolare delle prerogative che in realtà non ha. Si fa una grande confusione tra responsabilità politica e responsabilità penale e la legittimazione popolare, la vittoria delle elezioni, diventa una specie di battesimo purificatore che assolve automaticamente da ogni macchia. Il popolo diventa l’unico giudice, anche penale.

Questa concezione della democrazia, mai smentita nell’era del berlusconismo, ha prodotto una modificazione “di fatto” del nostro sistema politico-costituzionale. Sebbene la nostra resti ancora una forma di governo parlamentare, in cui il governo lo sceglie il Parlamento, non il popolo, il berlusconismo ha piegato il sistema in senso presidenzialistico, proiettando nell’immaginario comune l’idea che con le elezioni politiche non si eleggano semplicemente i parlamentari, ma si scelga anche “il capo”. Questa evoluzione, che la personalizzazione della politica berlusconiana probabilmente ha semplicemente accelerato, è probabilmente irreversibile.

Il secondo elemento interessante da osservare è la tendenza diametralmente opposta che si fa largo nel campo avverso.

Mentre il berlusconismo mitizza oltre misura il concetto di legittimazione popolare, l’antiberlusconismo (purtroppo si è trattato quasi solo di questo finora) gioca la sua partita su un altro terreno. Le istituzioni di garanzia, sopra citate, diventano le armi preferite da usare contro la popolarità berlusconiana.

Gli esempi non mancano. Basti pensare alle pressioni violente esercitate da certa opposizione nei confronti del Capo dello Stato, a cui si chiede spesso di fare molto più di quanto sia in suo potere; o ad una collusione (sebbene molto inferiore nelle dimensioni a quanto predicato dal berlusconismo) con una parte della magistratura; o ad una certa retorica da “difensori della Costituzione” contro un presunto “regime”.

In questo modo si cerca di usare il diritto come strumento di lotta politica.

Questi fenomeni, molto vari e non riconducibili ad un solo partito politico, sono espressione della volontà di fuggire dalla sfida elettorale - popolare e di cercare delle “scorciatoie” per sconfiggere in altro modo l’avversario politico. Si muove, latente, la tentazione di vincere la partita magari con una sentenza di un giudice che condanni Berlusconi e risolva una volte per tutte il problema o magari con una legge sul conflitto di interessi che gli impedisca di candidarsi.

Tutto ciò cade sul terreno fecondo di un rapporto alterato tra politica e magistratura, che con Tangentopoli ha proiettato l’immagine potente di magistrati morigerati che hanno ripulito l’Italia dai cattivi, i politici corrotti. Un’immagine ancora adesso suggestiva.

Questa tentazione è anti-democratica, nel senso che pretende di raggiungere l’obiettivo bypassando la fase elettorale. Ed è anche attuale, viste le ipotesi di “governo tecnico” che si sussurrano a bassa voce nei corridoi di palazzo. Che poi questa tentazione venga da chi grida al regime, è anche paradossale.

Tuttavia, ciò che è un paradosso ha pur sempre una causa. In questo caso la causa è l’incapacità di spiegare le ragioni del successo politico del berlusconismo. Una certa campagna di demonizzazione dell’avversario condotta all’estremo senza risultati ha portato all’attuale situazione imbarazzante in cui l’uomo politico demonizzato gode di una straordinaria popolarità che resiste a scandali sessuali, giudiziari, ecc … Questa situazione imbarazzante non è ancora adesso spiegata dall’antiberlusconismo, che al massimo è costretto a dire che la maggioranza degli italiani sono dei burattini manipolati dalla televisione mentre le menti più illuminate della Nazione sono tutte dall’altra parte … Sebbene sia innegabile una grande influenza del potere mediatico e sia altrettanto palese un’anomalia del sistema mediatico italiano, questa spiegazione resta comunque riduttiva.

Questa fuga antiberlusconiana dalla democrazia è speculare alla fuga berlusconiana dalla regole; sono due facce della stessa medaglia sfregiata che è attualmente la nostra democrazia.

Commenti all'articolo

  • Di Davide3d (---.---.---.28) 12 ottobre 2009 12:28
    Davide3d

    Condivido, ho scritto qualcosa sul tema dovrebbero pubblicarlo prossimamente..

  • Di Il Gufo (---.---.---.255) 12 ottobre 2009 16:09

    Riferendosi ai successi elettorali di Berlusconi scrive:
    "Sebbene sia innegabile una grande influenza del potere mediatico e sia altrettanto palese un’anomalia del sistema mediatico italiano, questa spiegazione resta comunque riduttiva. "

    In un’analisi più generale la televisione ha distrutto il processo elettorale, in ogni Nazione.
    Non stava già benissimo la democrazia parlamentare, per le ragioni spiegate nell’articolo, tuttavia è con l’industria radiotelevisiva che è finita definitivamente ogni pretesa di rappresentatività del "popolo".
    Il "popolo" è diventato il "pubblico" e si governa con le regole del video, non quelle della Costituzione.
    In Cina si violano i diritti umani? I popoli "occidentali" si indignano, i loro Governi glissano per difendere i veri interessi della Nazione: quelli commerciali.

  • Di pv21 (---.---.---.232) 12 ottobre 2009 17:39

    L’opposizione (sappiamo quale) è in imbarazzo per fatti precisi. Ha avuto alcuni anni per fare una Legge sul conflitto di interessi in linea con l’occidente. Ha balbettato su principi e valori collettivi per non sollevare scomodi polveroni (v. Campania, ecc). Ha messo su una armata brancaleone per avere qualche voto in più di Berlusconi. Risultato? Per trovare il Segretario (e la linea politica) adotta la via della democrazia allargata lanciando primarie aperte a tutti i simpatizzanti (in USA x avere diritto al voto si deve prima dichiarare l’appartenenza al partito). Basterebbe saper ascoltare le Voci dentro l’eclissi di uomini conosciuti per dirittura morale, coerenza, responsabilità ed impegno civile. (questo e altro => http://forum.wineuropa.it

  • Di Andrea Campilungo (---.---.---.152) 12 ottobre 2009 20:21

    Grazie Davide.

    Fammelo sapere quando pubblicano il tuo articolo, anche tramite il mio contatto facebook che trovi su agoravox.

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