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Pendolando tra Nord e Sud

 
Ogni tanto sono solito fare una puntata in Lombardia, dove lavorano e risiedono - fra Milano e Monza - due miei figlioli: ad esser sincero l’obiettivo primario, o per lo meno più appassionante, dei viaggi è quello di rivedere i nipotini.
Sebbene io stesso, durante gli scorsi decenni, abbia a lungo dimorato da quelle parti - per la verità, trovando modo di arricchire il mio «bagaglio» e anche ritraendo soddisfazioni sotto il profilo professionale - devo dire che, da quando ho scelto di ritornare a vivere nel Salento, affetto per i ragazzi e i piccoli a parte, non avverto più alcuna nostalgia per la Padania.
 

Prescindendo ovviamente dalle differenti connotazioni geografiche e climatiche, in fatto di autentica qualità della vita non c’è proprio da scendere in paragoni. Di ciò si ha l’esatta percezione già al momento dello sbarco all’aeroporto di Linate, oppure arrivando alla stazione centrale di Milano.
Vuoi forse confrontare quell’assordante e incessante traffico automobilistico e quelle immani maree di gente con la densità di circolazione e la «confusione» di Lecce? E’ letteralmente un’altra cosa.
 

E’ fuor di dubbio, lassù hanno radice, nella massima consistenza e a livello d’avanguardia, le industrie, i grandi interessi finanziari, l’organizzazione, la tecnologia, e però, nonostante tutto ciò, allignano anche grosse e gravi anomalie e forzature in rapporto all’immagine equilibrata della quotidiana esistenza. Ad esempio i prezzi, sì mi riferisco proprio ai prezzi, a partire dagli immobili e andando giù sino ai consumi più spiccioli. Corrono cifre ormai obiettivamente fuori del mondo, con il guaio aggiuntivo che la loro progressiva lievitazione si materializza senza controlli di sorta e che la massa dei consumatori sembra completamente succube dell’assuefazione.
 

Non per parlare d’esperienze delle mie tasche, ma, al riguardo, vorrei permettermi di addurre alcuni piccoli esempi in cui mi è capitato d’imbattermi in prima persona, nel corso di una sola giornata, in quattro bar delle città richiamate all’inizio: due caffè e una brioche formato mignon euro 3,10, due spremute d’arancia e un bicchiere d’acqua minerale euro 6,50, una spremuta d’arancia e un aperitivo analcolico euro 6,20, un caffè e un the al limone euro 2,80. In totale, euro 18,70 vale a dire ben 36.200 delle cessate lire.
Sembra quasi che ci poniamo su un sistema in cui, più che altro, si tende ad approfittare senza ritegno, ad arricchirsi ad ogni piè sospinto, senonché, a questo punto, la corda appare tesa al massimo e questo malefico «giocattolo» potrebbe finire quanto prima col rompersi.
 

In conclusione, credo che, per vivere nel giusto, ci vogliano non solo gli interventi delle istituzioni e delle autorità preposte al corretto svolgersi delle relazioni nell’ambito della collettività, ma anche e soprattutto gli stimoli e i richiami della coscienza dei singoli.
 
 

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