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Nigeria, attaccati oleodotti Shell e Agip. Eni: “persi nel sabotaggio 24 mila barili al giorno”

l Movimento per l’emancipazione del delta del Niger ha rivendicato due attacchi a oleodotti della Royal Dutch Shell e dell’Agip (Eni) nel delta del Niger. Mentre il presidente nigeriano Yar’Adua arriva in Italia per il G20 il cane a sei zampe torna nel mirino dei militanti.

”La piaga del sabotaggio - scrive il portavoce del Mend Jomo Gbomo - è scesa pesantemente sulle principali condotte di greggio della Shell e dell’Agip nello stato di Bayelsa”. “L’impianto Agip, che collega il terminale di esportazione di Brass della società, è esploso presso Nembe Creek, mentre l’oleodotto della Shell è stata attaccato vicino al villaggio di Asawo”.

Nessuna conferma dell’attacco è arrivata dalle autorità locali. In serata l’attacco viene confermato con un comunicato stampa pubblicato sul sito della società del cane a sei zampe. “Eni rende noto che si è verificato un sabotaggio lungo l’oleodotto a nord di Brass, in Nigeria. La perdita di produzione, si legge nella nota, si attesta a circa 24.000 barili di petrolio al giorno, di cui 4.800 barili al giorno in quota Eni.”



L’Eni torna nuovamente nel mirino dei militanti, dopo l’attacco portato la notte tra il 18 e il 19 giugno ad un oleodotto nella stessa zona di Nembe Creek che era costato un produzione giornaliera 33 mila barili, con l’attacco di oggi si riduce ancora la produzione del paese e della nostra compagnia. Dopo che la Chevron ha ritirato il suo personale dalla zona del delta il Mend aveva invitato le altre compagnie a seguirne l’esempio per evitare che i lavoratori possano rimanere coinvolti nel conflitto.

Venerdì scorso il nuovo ultimatum: “Vogliamo mettere in guardia le restanti aziende che operano nella regione, vale a dire Agip (Eni), Total, Shell e Exxon Mobil a lasciare il delta del Niger mentre c’è ancora tempo perché entro le prossime 72 ore l’uragano Piper Alpha si trasformerà nell’uragano Mosè”.

Dovrebbe essere arrivato in Italia per il G20 il Presidente nigeriano Yar’Adua, il condizionale è obbligato dalle precarie condizioni di salute del presidente. Secondo alcuni quotidiani del paese africano Yar’Adua potrebbe essersi recato in Germania per curarsi.

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