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Natale, tradizione e consumismo

Ci siamo quasi. Fra pochi giorni la ricorrenza più importante dell’anno, Natale. Festa che ricorda la nascita di Gesù di Nazareth, celebrata in occidente dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa protestante, il 25 dicembre.
 
Il carattere di festa che il Natale assume determina dapprima la sovrapposizione di elementi folkloristici alle originarie connotazioni teologiche, in epoche più recenti, il prevalere di una dimensione secolare, quando non esplicitamente mondana, estranea all’intento religioso: questi differenti aspetti, che hanno spinto alcune confessioni cristiane rigoriste, come i puritani, ad abolirne la celebrazione, convivono tuttora come tratti caratteristici di una festa che, all’uso del presepe come rievocazione della nascita di Cristo, affianca l’albero di Natale.
Ed è proprio di questo che siamo ora qui a parlarne, dell’albero di Natale, una delle più diffuse tradizioni natalizie. Si tratta in genere di un abete che le famiglie addobbano con piccoli oggetti colorati, luci, festoni, dolciumi, piccoli regali e altro. Un modo insomma per far festa. E che comunque aiuta a tenerti su di morale e “staccare la spina” dalla routine di tutti i giorni.
 
Nelle famiglie fibrillazioni anche dei bambini, l’atmosfera cambia, sempre che non capitino guai o atti miserevoli. Insomma, italiani in festa sotto l’albero, con l’auspicio di essere più buoni. L’albero di Natale può essere portato in casa o tenuto all’aperto, viene preparato, appunto, qualche settimana prima di Natale e rimosso dopo le feste.
 
Soprattutto se l’albero viene collocato in casa, è tradizione che ai suoi piedi vengano collocati i regali di Natale impacchettati, in attesa del giorno della festa in cui potranno essere aperti. Festa in grande stile peraltro legata ad antichissimi culti popolari praticati in area germanica; la figura dai tratti tipicamente nordici che è il simbolo della festa soprattutto per i più piccoli, Babbo Natale, è invece un personaggio legato a un complesso ciclo di leggende del culto di San Nicola.
 
Ma chi è Babbo Natale? Un paffuto e simpatico vecchietto con la barba e capelli bianchi/grigi vestito di rosso, amico dei bambini, ma che anche agli adulti non dispiace avvicinarlo. Bene. Questo signore dall’aria felice, che ci allunga la mano regalandoci caramelle quando lo incontriamo lungo le strade principali delle città o nei grossi centri commerciali, si è delineato nel corso del XIX secolo, scostandosi notevolmente dalla tradizionale iconografia di San Nicola, da cui pure ha origine. Infatti San Nicola veniva solitamente rappresentato con le sembianze di un austero vescovo su un cavallo bianco.
 
Ma Natale non è soltanto ciò. Anzi, in rispetto di altre religioni, come una sorta di pari condizioni, va detto e non dimenticato che la Chiesa ortodossa festeggia tale evento il 6 gennaio, giorno in cui le Chiese occidentali celebrano invece la solennità dell’Epifania. Le due date sono del resto connesse fin dalle origini di questa festività che, pur considerata dal calendario liturgico di importanza inferiore soltanto alla Pasqua, si affermò non prima del IV secolo, sovrapponendosi a rituali pagani.
 
Ma noi italiani, sempre al di sopra di tutti, non mancando mai alle esagerazioni e con l’abilità di trasformare la religione in consumismo, festeggiamo la natività nel lusso sfrenato, in cui fa cornice suggestiva il contraddittorio del presepe. Bene. Il presepe o presepio, che si configura nella tradizione puramente italiana risale all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. Dal XVII secolo il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili sotto forma di “soprammobili” o di vere e proprie cappelle in miniatura anche grazie all’invito del papa durante il Concilio di Trento poiché ammirava la sua capacità di trasmettere la fede in modo semplice e vicino al sentire popolare.
 
Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatenò una vera e propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso: i nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici. Nello stesso secolo a Bologna, altra città italiana che vanta un’antica tradizione presepistica, venne istituita la Fiera di Santa Lucia quale mercato annuale delle statuine prodotte dagli artigiani locali, che viene ripetuta ogni anno, ancora oggi, dopo oltre due secoli. I presepi popolari più conosciuti sono quelli di San Gregorio Armeno a Napoli. Buon Natale a tutti!
 

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