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Napolitano, non firmi quel "pacchetto"!

Quello che era, fino a pochi giorni fa, il d.d.l. 733, ha finito l’iter parlamentare con l’approvazione del Senato, dopo quello della camera. Il "pacchetto sicurezza" sta per diventare legge effettiva.
In rete circolano vari appelli alla reistenza e al presidente Napolitano per chiamarlo a non firmare ciò che alcuni intelletuali italiani hanno chiamato le "Leggi razziali"

L’applicazione del pacchetto sicurezza vorrebbe dire la criminalizzazione di centinaia di migliaia di lavoratori, la messa fuori legge di migliaia di minori, l’impossibilità a migliaia di coppie di regolarizzare il loro amore attraverso il matrimonio, il diniego del diritto alla salute e all’istruzione a migliaia di persone, l’infestazione delle strade da centinaia di milizie nere e verdi e, con tutto questo: l’avvelenamento del clima sociale già molto pesante...

Per diventare leggi effettive, alle proposte della Lega e del PDL rimane solo una tappa. Una tappa molto formale: la firma del presidente della repubblica.

Sulla rete fioriscono a migliaia gli appelli alla disobbedienza civile e alla resistenza. Un gruppo di intellettuali ha parlato di leggi razziali.(leggere la lettera "Contro il ritorno delle leggi razziali in Italia" che su Facebook ha toccato le 11.000 adesioni). Altri mandano lettere al presidente Napolitano per chiedere di non firmare questa legge (leggere qui sotto "Il Colle non firmi" di Domenico Gallo ripreso da tanti blog e mailinglist).

Secondo le leggi italiane il presidente della repubblica non può veramente fermare una legge. Può sottolineare l’incostituzionalità di certi punti e rimandarla per revisione. Ma non la può fermare indefinitamente. Però rimane che il presidente, oltre che una istituzione della repubblica, rimane prima di tutto un uomo: un essere umano.

Così come si è ritenuto che nei casi di violazione dei diritti umani e dei crimini di guerra sono ugualmente responsabili chi ha dato l’ordine e chi si è accontentato di fare il proprio lavoro. Il dovere di un essere umano è di opporsi all’ingiustizia e alla violenza, qualche sia il suo rango, mestiere, livello di responsabilità. Vale per il soldato di Abu Ghraib, per il macchinista del treno per Auschwitz come per il presidente della repubblica italiana.



Il presidente della repubblica è il garante del buon funzionamento delle istituzioni, ma il partigiano Giorgio Napolitano non può controfirmare una legge così contraria a tutti gli ideali per i quali, 60 anni fa, egli decise di ribellarsi. Questi sono i motivi che spingono le migliaia di persone che bombardano questi giorni l’indirizzo mail della presidenza della repubblica.

Un rifiuto di firmare da parte di Napolitano metterebbe in crisi le istituzioni italiane, ma una sua approvazione del "pacchetto sicurezza" porterebbe alla disperazione miloni di persone. A lui la scelta.





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