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"Midwinter Graces", Tori Amos canta un inverno da fiaba

Midwinter Graces, nuovo album per la cantautrice americana Tori Amos, la poesia del gelo.

Myra Ellen Amos, in arte Tori Amos, esce con un nuovo lavoro, un album dedicato al Natale. Si può pensare all’intento prevalentemente commerciale di questo genere di iniziative. Cercare a tutti i costi di non rimanere fuori dalla furia consumistica e spendacciona che caratterizza (e rende terribilmente stressante) questo periodo. Midwinter Graces, però, più che un disco natalizio, assomiglia più ad disco invernale.
 
L’artista americana, che viene da un periodo non brillante per critica e pubblico, con questo album, confeziona qualcosa di prezioso, seppur lontano dagli intenti ribelli e intimisti del passato.
 
A tratti, Midwinter Graces brilla come una stalattite che riflette la luce della stella polare.
 
Sette tracce tradizionali passate per la manipolazione intima, tragica, infantile e barocca dell’artista e cinque brani inediti.
 
L’album non manca dei tratti distintivi dell’autrice, anche se qui ci si avvicina più ad Enya, che alla stessa Tori del passato: pianoforte leggiadro come cristalli che vanno in frantumi, sonorità ripetitive, in un salendo melodico, fino a esplosioni liberatorie, la sua voce potente e delicata allo stesso tempo. Una Circe glaciale che racconta il suo inverno. A metà fra sogno, nostalgia e amore, che è quello che in fondo è il Natale. Il periodo in cui ci si sforza di essere più vicini agli altri, di capire le altrui gioie e dolori, il periodo in cui tutta la malinconia infantile sale in superficie. Quando, da giù, le lacrime spingono tanto per salire agli occhi, chissà poi perché.

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