• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Massimo Russo e Vittorio Zambardino gli eretici digitali della (...)

Massimo Russo e Vittorio Zambardino gli eretici digitali della rete

Il sottotitolo sembra quasi un appello: “la rete è in pericolo, il giornalismo pure. Come salvarsi con un tradimento e 10 tesi”.
 
Eretici Digitali - Edizioni Apogeo - è un viaggio nella Web, negli usi e abusi del mezzo che sta segnando il XXI secolo. La rete, il media di cui tutti parlano ma pochi conoscono a fondo.
 
Bisogna partire da qui. Dall’aspetto tecnico del mezzo. Oggi chiunque ha un blog, un canale su YouTube o un account Facebook ma pochi sanno cosa ci sia dietro l’interfaccia di un sito.
 
Troppo spesso capita di imbattersi in giornalisti e operatori del web che non sanno cosa sia un IP e allora il piacere di leggere queste eresie sta nella profonda conoscenza del mezzo che accomuna gli autori.
 
Un universo, quello di internet, in cui cadono i vecchi dogmi ma che necessita un’ambizione per essere raccontato “l’ambizione di parlare a tutti: a chi è fuori e a chi è dentro la rete. A chi dice “non capisco” per dire in realtà “non sono d’accordo”. Al cittadino che critica i media a testa bassa – ovviamente quelli che stanno dall’altra parte della politica. Al musicista che si sente derubato e al “pirata” che gli scarica le note senza pagarle, all’utente di Facebook che ha conosciuto l’ultima versione della rete, dove, beato lui, si gira la chiave e il motore parte e allo “smanettone” della prima ora, che ha cominciato con l’auto a manovella e un po’ lo guarda con invidia”.
 
Un universo fatto di tantissime realtà: vecchie e nuove – tra cui AgoraVox - narrate con stile asciutto e spiegate con la semplicità di chi sa ciò di cui sta parlando.
 
Dalla pubblicità al giornalismo passando per il tubo, un excursus nel mare magnum del mezzo fino ad arrivare alla sfida più bella: “difendere la pluralità dei racconti”. Un sogno antico, illuminista, quello di lasciare libertà d’espressione.
 
Un sogno complesso, in Italia come all’estero, che è visto con scetticismo dalla classe poltica che ha paura dell’ “unintended consequence dell’esplosione” ovvero la paura di non poter controllare il flusso d’informazione. Una paura che, spesso, viene erroneamente indicata ad appannaggio dell’Italia ma che è dell’intera politica europea “come dimostrano la Francia e perfino la Gran Bretagna, dove negli ultimi quattro anni di governo del Labour sono stati approvati alcuni provvedimenti restrittivi della libertà dei cittadini di comunicare e conoscere. Certo c’è anche la Svezia, dove a fronte di una condanna penale per pirateria fa da contrappeso un’elezione a deputato europeo di un rappresentante degli accusati. Ma la tendenza forte resta quella alla repressione”.
 
Allora ci sarebbe da chiedersi perché ma questa domanda la giriamo direttamente a Vittorio Zambardino: “Siamo in una fase in cui questo squarcio viene richiuso con le leggi e in generale cercando di rendere internet il più simile possibile agli altri media ed il Telecoms package va in questo senso. Gli establishment più efficenti fanno questo in maniera rapida e trasparente: la Francia fa l’Hadopi e lo dice ai quattro venti mentre da noi la situazione è più fumosa. Ci sono tanti piccolo provvedimenti fatti da dieci anni a questa parte. Il garante della privacy ha dovuto fare una battaglia per dieci anni contro una legge che prevedeva che i provider dovessero conservare i dati per anni. Poi ci sono le notizie che non vengono valorizzate. Pochi giorni fa c’è stato un incontro a Milano a cui era presente anche Paolo Romani (Vice Ministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, n.d.r.) sull’allargamento della banda larga in Italia a cui sono stati invitati esperti di Mediaset: ma perché Mediaset deve mettere bocca nella banda larga? Il problema, per loro, è che se si diffonde il Web si frantuma l’audience della televisione quindi questo ritardo è un ritardo deliberato. Mediaset è diventato un tappo, un tappo tanto potente che è governo".
 
Lei crede davvero in una rete capace di difendere la pluralità dei racconti?
 
"Internet ha squarciato gli equilibri ma siamo già a una fase successiva, di restaurazione, poi che tutto questo possa funzionare, per esempio per i giornali, è da dimostrare. Per questo abbiamo scelto quel sottotitolo. Per questo siamo a favore del free senza essere naif e coscienti che la sola pubblicità non basta a pagare la schiera di giornalisti che c’è nei Paesi occidentali, ma che la strada di Murdoch possa essere economicamente vincente è da dimostrare. Mentre il discorso andrebbe approntato con le compagnie telefoniche in quanto c’è un soggetto che incassa soldi senza fare nulla…".
 
Well, non ci resta che aspettare e vedere se gli eretici hanno tracciato la strada.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares