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Mai così dal 1975 . . .

Non si ricordava un crollo così importante dei consumi elettrici dal lontano 1975, anno della crisi petrolifera e dell’avvio dell’Austerity, periodo in cui si poteva circolare con l’auto a giorni alterni in base alla numerazione della propria targa cercando la riduzione dei consumi sui derivati petroliferi.

 

A Gennaio 2009 il crollo dei consumi elettrici rispetto al Gennaio del 2008 è stato pari all’8,5% mentre nel 1975 fu del 7,6%.

Così Terna la società incaricata della distribuzione di energia elettrica in Italia ha diffuso questo dato che preso isolatamente potrebbe non dare molte indicazioni al lettore distratto, che subito fa un collegamentocon il ’tiro di cinghia’ che stanno mettendo in pratica quasi tutti gli italiani da alcuni mesi a questa parte.

Purtroppo gli esperti ci comunicano che l’abbattimento dei consumi è riconducibile in maniera quasi impercettibile al consumo dei privati cittadini.

La principale causa di questo crollo è legata al fatto che nel mese di Gennaio 2009 per alcuni giorni o settimane molte grandi e medie industrie hanno chiuso i battenti causa l’avvio della cassa integrazione avviata per il crollo dei consumi in Italia e nel mondo.

Lo scenario economico nazionale ed internazionale sta assumendo quindi un aspetto sempre più cupo ed enigmatico.

Cupo per la sua drammaticità globale che solo negli Stati Uniti a Gennaio ha creato 600.000 disoccupati ed enigmatico perché la sensazione è che la fase peggiore di questo fenomeno aciclico debba ancora venire.

Non si tratta più di incertezza come alcuni politici si intestardiscono ancora a chiamarla, la realtà è ben più grave, giorno per giorno, anche in Italia le richieste della cassa integrazione e la chiusura degli stabilimenti produttivi si concatenano rapidamente.

Non ultima la preannunciata chiusura di uno stabilimento a None (To) della Indesit Company spa 2° produttore europeo di elettrodomestici bianchi, oppure come la Dalmine leader europeo dei tubi ed altri.

Insomma il rischio è più grande di quanto non ci stia prospettando alcun organo di stampa o d’informazione, la paralisi dell’economia e del sistema produttivo industriale è vicina.

In questo momento nessun settore produttivo può vantare una fase di stabilità o tantomeno di crescita.

L’immobiliare, edilizia, industria metalmeccanica (auto, elettrodomestici, etc.), mobile, calzatura, abbigliamento/tessile, etc. sono indistintamente settori in decisa frenata per l’arresto preoccupante dei consumi.

A questo punto il problema più grande è quello di ritrovare gli stimoli che facciano ripartire i consumi in Italia.

Non saranno certo le manovre di questo Governo a generare la ripartenza.
Oggi gli allargati mercati delle medie e grandi aziende si estendono in Europa ed al di fuori dell’Europa assegnando all’Italia solo una piccola porzione del mercato.

Pertanto le manovre anticrisi di questo Governo, indirizzate a particolari settori industriali, già limitate in partenza per grandezza economica e modalità di intervento, potranno influire sulle aziende italiane solo per una piccola porzione rendendone quasi inefficace l’effetto.

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