• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Ma io sto con giuda

Ma io sto con giuda

Ma io sto con giuda.

Era proprio pochi giorni fa, mentre l’italia democratica e liberale si preparava alla benedizione dei cimiteri e alla commemorazione dei Santi, tra una bambina che muore per un influenza che non è pericolosa e la maratona di N.Y., che una notizia strisciava sugli angoli delle ansa facendo scivolare un petalo di crisantemo.

Ed era ancora in quei giorni, a fianco delle cravatte e dei veli danzanti, quando un’altra notizia bucava silenziosamente i vuoti dell’etere raggiungendo un petalo di crisantemo, mentre cadeva.

A Milano, divorata da un orrendo male, non minore di quello a cui l’avevano costretta anni prima internandola in un manicomio, nel silenzio come sempre, nell’indifferenza come sempre dell’ultimo respiro, si spegneva una delle più grandi e sensibili poetesse del novecento: Alda Merini.

Qualche ora prima, quasi in fondo all’A1, sotto al cielo buio di un altra delle tante capitali italiane, una donna, prima che qualsiasi altra definizione le possa bastare, un’altra donna difficile e tormentata, decideva di volare via per sempre.

Diana Blefari Melazzi, si è suicidata tra i calcson e le luci del sabato sera, nel carcere di roma, sola, dopo aver appreso la conferma della sua condanna all’ergastolo.

Davanti ad una chiesa di periferia, con ancora sui capelli le gocce d’acqua santa, qualcuno diceva che tutto sommato era un pasto in meno da pagare, qualcun altro aggiungeva che l’hanno uccisa perchè sapeva troppo e che poteva parlare compromettendo un pezzo grosso, una madre con i figli in braccio recitava un così sia, mentre un petalo di crisantemo inumidito di ipocrisia volava nel vuoto.

Poi, come sempre chi non può restare inerme ha l’obbligo di muoversi e scatta puntuale l’attenta indagine amministrativa a Roma e i funerali solenni a Milano, dove il gotha della cultura si è riunito in gran consilio per promuovere un altro festival, mentre la morte passa e va sui petali dei crisantemi bianchi.

Due donne così diverse, lontane, asimmetriche che si spengono a poche ore una dall’altra, un filo conduttore che le unisce: la follia.

Patologica, psichica, presunta e letteraria quella della merini, lucida e criminale quella della blefari. Ma poi a chi serve il mio giudizio?

Piuttosto mi chiedo cos’è la follia? Cosa si intende quando si pronuncia quella parola breve che inzia con un soffio? E cos’ha la morte in comune quando ti giunge alla fine di un calvario fisico nella penombra della mente a quando invece il suo solo pensiero è in grado di illuminarti e garantirti e la sua essenza ti diventa leggera come quel soffio che inzia con la parola follia? Se provo a rispondermi mi perdo, se provo a pensarci, mi confondo.

Ci sono persone che ci passano tutta la vita a cercare di spiegarlo, a decifrare i meadri delle mente, a porre delle regole, dei canoni, degli aspetti, a seguire delle regole fisse come le nuvole a primavera, a loro, forse spetterà il talk show serale e la risposta. Io non voglio entrare nel merito, ognuno di noi ha la capacità di giudicare, se lo vuole.

Della vicenda giudiziaria, della vita spezzata e della vita che si spezza, del silenzio di una sera rotto da uno sparo e di quello di una cella infranta da un tonfo o ancora di un respiro affannoso e malato che si scioglie nel vapore di un ospedale. E’ morte ed è silenzio, un silenzio assordante e diverso quello che accomuna due anime difficili e inquiete, due persone, due donne che hanno amato e probabilmente perso, ma è pur sempre un silenzio e a me questo silenzio fa male.

Adesso mi dicono, urtando l’aria, che non ne vale la pena piangere per un assassina, che ha ucciso e che avrebbe ucciso ancora, che nella vita bisogna stare con abele, che era una belva capace solo di odiare. Ma a me non interessa, io sto con giuda.

Con chi soffre, con chi piange, con chi non trova rimedio alla disperazione. Io sto con loro e con quel loro silenzio fragoroso che le avvolge spandendosi attorno.

E poco mi importa delle consacrazioni, né che l’apostolo fosse un traditore, che l’una tramasse per uccidere e l’altro per intascare. No, non me ne frega niente e neanche me ne frega di giudicarli e perdonarli.questo, casomai lo faranno i parenti delle vittime. Io sto con loro adesso che le ho perse, adesso che non potrò più parlarle e vederle, adesso che non riuscirò più nemmeno ad ascoltarle. Io sto con la loro solitudine e con la loro disperazione che non ha più argini, che straripa, che allaga, che affoga il corpo in un mare buio e senza speranza.

Di giuda sappiamo bene che baciò il Cristo e tanto per secoli ci è bastato per infettare il suo nome come quello del traditore sporco e maledetto. Ma forse non altrettanto bene che il rimorso ed il pentimento lo fecero tornare dai sommi sacerdoti per lanciargli sul viso i 30 denari, e poco, pochissimo, ci resta della sua disperazione di uomo distrutto dinanzi al suo errore.

Nella città dei papi, in quella di San Pietro crocifisso a testa in giù, a noi continua a bastare la prima parte, quella emblematica, quella eclatante, quella che colpisce la nostra coscienza, quella dell’errore, della seconda è meglio chiudere in fretta, così che lo spettacolo continui e nessuna lacrima vada sprecata.

Intanto, una bara silenziosa esce da Rebibbia... resta un cappio immobile da 2000 anni, da un ulivo ad un carcere, resta un colpo inesploso dentro ad una pistola affittata, restano una sentenza ed una condanna, restano dei versi scritti dentro ad un manicomio, raccolti in un volume dal titolo emblematico "la terra santa".

Mi piace pensare alla Merini che accarezza il gatto, sdraiata sul divano della sua vecchia casa di altri, divertita dal fascino dell’imbecillità dell’uomo, chiedere per il compleanno un maschio caldo.

Mi piace pensare a Diana, la dea della caccia, trasformarsi in volo da falco a colomba, finalmente libera di farsi perdonare.

Mi piace chiudere questo ricordo, prima che tutti i petali dei crisantemi bianchi siano caduti.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares