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Letizia Moratti: la Milano per bene non la vuole

Il 25 maggio 2009 il sindaco di Milano, Letizia Moratti era ospite ad Annozero. In studio, fra gli altri, c’era anche Antonio Di Pietro. Qualche tempo prima Palazzo Marino aveva fatto retromarcia sull’istituzione di una commissione antimafia in consiglio comunale. E il sindaco si oppose in maniera decisa a chi, a cominciare da Di Pietro, ricordava le infiltrazioni della criminalità nell’imprenditoria lombarda. La Moratti non si sentì di dire che la sua retromarcia sulla commissione antimafia fu dovuta ad una pressione ricevuta dai poteri forti. La Lombardia, roccaforte dei Ligresti e dei Benetton e degli altrettanti minori imprenditori, come Giuseppe Grossi, arrestato qualche giorno fa. Ligresti settimane addietro smaniava, scalciava per i ritardi e le promesse sfumate dell’amministrazione pubblica. Chi osava contrastarlo? La Moratti che di colpo faceva marcia indietro. Tra le attività passate di mano c’era anche il progetto City Life, il quartiere supermorderno che doveva sorgere a Milano nell’area della vecchia Fiera. 11 miliardi di euro.

Questi 11 miliardi di euro sono in realtà una bomba pronta ad esplodere e a far collassare del tutto il sistema bancario italiano.

Finanziamenti bullet in scadenza per il prossimo gennaio. Di solito questi finanziamenti hanno una durata di 4\6 anni in questo caso il rientro è stato obbligato ad un anno: il capitale dovrà essere restituito integralmente al momento della scadenza. Ma come?



Dobbiamo tener conto tuttavia che gran parte di questi progetti, a cui erano legati questi finanziamenti non solo non hanno avuto particolare sviluppo, ma nemmeno sono stati cantierati. A Roma è tutto fermo, il piano regolatore pensato da Walter Veltroni prima di candidarsi a palazzo Chigi è stato fermato in extremis nel 2008 bloccando progetti e cantieri già finanziati dei vari Toti, Parnasi & c. Quei bullet, imbullonati appunto alla scadenza del 2010, sono legati a Firenze al gruppo Fusi (quasi un miliardo), a Milano al progetto City life di riqualificazione della vecchia Fiera che arranca e anzi recentemente ha segnalato la necessità di nuova finanza (1 miliardo anche qui). I cantieri non ci sono, e il rischio che quei finanziamenti alla scadenza non potranno essere restituiti è assai alto. Tutto si conosceva e si conosce dai tempi della Dc eppure un titolo che è come un tuono nella Milano sempre piu moralista e sempre meno realista

’’Milano, le mani dei boss su politica e affari indagati anche un perito e un cancelliere’’

Sempre i soliti indagati: imprenditori edili e immobiliari, un perito arrestato di corruzione dopo aver accettato una mazzetta per agevolare un operazione economica della cosca. Personale di amministrazioni comunali, addetti al rilascio di pratiche edilizie e un cancelliere del tribunale. Loro dovevano garantire ’’certe autorizzazioni’’, certi ’’ appalti’’ come la Tav per il raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara. Armati delle loro complicità colpivano come pallottole chiunque, azienda o fabbrica o imprenditore, che non si piegava ai loro voleri.

 

L’operazione Parco Sud, condotta da Dia, Gico della Guardia di finanza e carabinieri, coordinata dalla Dda di Milano, ha eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare smantellando nei confronti di soggetti legati alla cosca dei Barbaro-Papalia, radicata Buccinasco, Corsico, Assago e Trezzano sul Naviglio. Non quelli del sud che vanno al nord, ma quelli del nord che assieme a quelli del sud si dividono armoniosamente le ultime risorse italiane. Sono stati sequestrati beni immobili per cinque milioni di euro. Tra i soggetti destinatari delle 17 ordinanze di custodia cautelare figura il boss Domenico Barbaro, 72 anni, detto "l’Australiano", già in carcere e sotto processo a Milano per associazione mafiosa nell’ambito di un’inchiesta del luglio 2008 sul monopolio della cosca nel settore della movimentazione terra. Come gli è stato permesso di gironzolare libero in certi piani alti delle istituzioni? Chi lo ha accolto nei suoi salotti?

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