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Le "parole famose" di Nicola Cosentino

La notizia ha lasciato una imponente e profonda impronta che sarà difficile ricoprire nel giro di pochi giorni. Sorta dapprima come indiscrezione ufficiosa provenienti dagli ambienti della Procura, ha assunto con il passare delle ore i connotati di una terribile valanga che va a travolgere l’intera compagine governativa.
 
La Procura di Napoli, nelle figure dei pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci, ha redatto una formale richiesta d’arresto indirizzata al deputato del Popolo della Libertà Nicola Cosentino, richiesta confermata anche dal Giudice per le Indagini Preliminari Raffaele Piccirillo, che l’ha inoltrata presso la Giunta per le Autorizzazioni della Camera dei Deputati, che dovrà quindi decidere sull’approvazione della richiesta d’arresto (fenomeno statisticamente raro in Italia) o sul suo respingimento.

Le indagini sulla figura dell’attuale sottosegretario all’Economia risalgono all’autunno dello scorso anno, quando il pentito di camorra, Gaetano Vassallo, riferì agli inquirenti del proprio ruolo primario all’interno delle attività di creazione delle discariche abusive nel territorio campano (una miniera d’oro per le imprese inquinanti del nord ed una "eccellente" fonte di avvelenamento per i cittadini della Campania), dei suoi legami con Forza Italia (con tanto di tessera a titolo di prova) e degli interessi che, nel legame tra camorra (a partire dal clan Bidognetti) e politica, coinvolgerebbero Nicola Cosentino e Mario Landolfi, per mezzo della società Eco4.

A seguire le conferme date da altri quattro pentiti, tra cui Carmine Schiavone (cugino del celebre Sandokan) e Dario De Simone, pentito chiave nel processo Spartacus. La condizione parentale di cognato di Giuseppe Russo, meglio noto come Peppe o’ Padrino, esponente del clan casalese degli Schiavone, non ha aiutato l’onorevole Cosentino nel fugare tutti questi dubbi.

Da più di un anno Nicola Cosentino è formalmente indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Ma questo non gli ha impedito in alcun modo di ricoprire il ruolo di sottosegretario, di parlamentare e di coordinatore regionale campano per il PDL, portando invece questo partito, per la quasi totalità dei suoi esponenti, a proporlo di fatto come prossimo candidato governatore per la Campania per le elezioni regionali di marzo.

Nel febbraio 2002 il sindaco forzista di San Tammaro nonché presidente del consiglio provinciale di Caserta, Raffaele Scala, veniva arrestato per una storia di tangenti. Forza Italia non lasciò trapelare alcuna dichiarazione in merito nelle prime ore. Solo più tardi alcuni comunicati ufficiali, in stile garantista, difesero il collega di partito indagato, confermando ancora una volta il principio della presunzione di innocenza.

A smarcarsi, in quell’occasione, fu proprio Nicola Cosentino, allora vicecoordinatore regionale, che dichiarava: "Se le accuse si rivelassero fondate sarebbe opportuno che Scala si dimettesse dall’incarico alla Provincia, per difendersi meglio. Noi spingiamo perché sia lui a manifestare questa volontà, appena le circostanze gli consentiranno di riflettere".

Nelle prossime ore potremo verificare con mano quanto profondo sia ancora oggi il grande senso di coerenza che certamente caratterizza l’onorevole Cosentino, attraverso le sue sicure dimissioni da ogni incarico politico.

Per la cronaca, pochissimi giorni fa si è concluso il processo di primo grado che vedeva imputato l’ex sindaco Raffaele Scala. La consuetudine ha lasciato ancora una volta il suo marchio: il procedimento a suo carico è stato chiuso per intervenuta prescrizione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.9) 11 novembre 2009 11:14

    solita domanda, perchè le indagini fatte in periodo elettorale?

    • Di Alessandro Tauro (---.---.---.251) 11 novembre 2009 12:33

      Le indagini non sono state fatte in periodo elettorale. L’indagine a carico del sottosegretario Nicola Cosentino risalgono al settembre 2008, dopo la deposizione del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo.
      Dopo oltre 14 mesi il sottosegretario, nonostante le diverse pressioni ricevute, non ha ritenuto di essere in dovere di dimettersi o di rinunciare alla candidatura, vista l’inquisizione per associazione camorristica. Non si può certo parlare di "giustizia ad orologeria"...

  • Di COSIMO (---.---.---.150) 11 novembre 2009 14:51

    ma come mai per il caso Marrazzo i giudici hanno accolto immediatamente Marrazzo che voleva rendere dichiarazioni spontanee (non essendo indagato) mentre per le indagini su Cosentino questi ha chiesto piu’ volte di essere ascoltato dagli inquirenti per fare delle dichiarazioni volte a fugare dubbi (questo era il suo intendimento) e ciò non gli è mai stato concesso? Avevano paura che li minacciasse? Oppure (a mio parere più probabile) che già in sede di indagine producesse dichiarazioni e documenti che smascherassero in modo inequivocabile questa banda di pentiti? Poi quando sarebbe stato prosciolto (perchè credo che andrà a finire cosi) sarebbe stata molto più dura per i giudci difendersi dall’accusa di indagine "strabiche" puntate solo verso certi settori della politica e non su altri.

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