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La vera storia del piccolo Angelino e del Lodo Alfano

 

Non date retta ai giornalisti e a tutto quello che scriveranno in questi giorni.
La vera storia della bocciatura di Angelino ve la racconto io.
C’era una volta…
Un bambino, di nome Angelino, che frequentava una piccola scuola elementare ad Agrigento. Era una struttura sudicia e malmessa, con maestri cattivi, che imponevano a tutti i bambini il grembiule rosso.
Angelino faceva parte di un piccolo gruppetto di amici già molto vispetti.
C’era Silvio, che sembrava un po’ il capogruppo. Il benestare della sua famiglia, era d’esempio per un paese come Agrigento, pieno d’insidie e debolezze. Di conseguenza essendo il “cocco” della situazione, era lui che decideva quando e come i maestri dovevano interrogarlo. C’era Gianni che falsificava le firme delle note per tutti, Marcello che gestiva i rapporti con i prepotenti delle altre classi e Vittorio che era il più taciturno del gruppo, grande appassionato di cavalli. Loro si facevano chiamare “Gli intoccabili”.
Angelino aveva scaturito in sé, una grande passione per la giustizia e le arringhe in aula, a causa di una ripetuta visione del programma “Forum” in Tv.

Un giorno un po’ preoccupato, il suo compagno di banco Silvio, si rivolse a lui sottovoce:
Angelino, mi sono messo in un brutto guaio!“ disse il piccolo Silvio con già qualche problema di stempiatura…”Dimmi tutto“ rispose l’altro. “Ti ricordi quando ho rubato quei libri dalla biblioteca della scuola?“ disse il nano.“Certo Silvio!” replicò Angelino. “Bene…l’altro giorno me ne sono scordato uno nello zaino e quando il maestro mi ha aiutato a mettere apposto i quaderni, se n’è accorto!”. “Nooo!” esclamò Angelino. “Ora…” proseguì Silvio, “Bisogna trovare il modo per far sì che non pensino che sia io il ladro!” continuò poi convinto “Io credevo fosse fatta, ma come uno sciocco ho fatto poca attenzione ai dettagli! Ti prego solo te riusciresti a tirarmi fuori da questo casino!”.
 
Angelino tornò a casa, e stette tutta la notte a pensare ad un modo per non far finire Silvio nei pasticci.
Venne la mattina, e fuori la piccola scuola, mentre si aspettava il suono della campanella, si ripeteva come tutti i giorni la stessa scena: Silvio giocava con le bambine, non gli importava dell’età, basta che le avesse tutte vicino. Regalava caramelle ad ogni bambina che passasse almeno cinque minuti vicino a lui; gli piaceva pavoneggiarsi davanti a bambini meno fortunati. Vittorio stava in disparte e tutte le mattine zitto zitto, guardava la sua rivista di cavalli, sperando un giorno di fare lo stalliere. Marcello era sempre in compagnia di brutti ceffi, e come già detto, in questo modo riusciva a mantenere buoni i rapporti tra “Gli intoccabili” e la banda di delinquenti più grandi. Gianni era chiamato “Il firmatore”; se c’erano da falsificare firme di genitori su diari, permessi, autorizzazioni e buoni mensa, potevi rivolgerti tranquillamente a lui.
Angelino appena arrivato in cortile, andò direttamente da Silvio, lo prese da parte e gli disse: “Silvio…ascolta…ho pensato tutta la notte…per prima cosa, devi dare qualche caramella a David, che anche lui, non so come, è a conoscenza del tuo furto. Vedrai che se dovrà testimoniare, se lo corrompi sarà dalla nostra!” Silvio rimase sorpreso ed esclamò: “Mi piace! Invece con il maestro che mi ha visto come mi devo comportare?” Angelino rispose: “Tranquillo…di lui ho scoperto che è un comunista…e come ben sai, i comunisti odiano noi bambini, di conseguenza potremmo sempre dire che vuole mangiarci!”. “Bene bene!” esclamò il piccolo emigrato milanese stropicciandosi le mani. Angelino con un sorriso concluse: “E poi per il resto…lascia fare a me!”.
 
Quel maestro che colse Silvio in flagrante, era il maestro di Storia e Geografia.
Allorché Silvio pensò anche ad un appoggio dell’amico Marcello, nonché “cocco” della situazione, ma anche di Vittorio e Gianni.
 
A questo punto c’era veramente bisogno di tutti “Gli intoccabili” a rapporto per discutere il piano da attuare.
 
Decisero di prendere carta e penna e di proporre una tregua ai maestri:
Cari maestri e maestre, essendo noi dei piccoli bambini innocenti, non riteniamo giusto che pensiate che il nostro compagno Silvio sia colpevole di aver rubato i libri in biblioteca. Parlate proprio voi di colpe, quando siete i primi ad imporci un grembiule rosso che non vogliamo. COMUNISTI! Noi siamo “Gli intoccabili” e voi di sinistra non potrete né ora né mai giudicarci. Vi proponiamo quindi (per non aggravare la crisi del rapporto tra noi alunni e voi maestri), di lasciarci in pace. Basta domandare a Silvio dove sono i libri, a Marcello i nomi dei delinquenti che frequenta e a Gianni delle false firme. Noi vogliamo essere lasciati in pace. Basta con le domande, con le interrogazioni e con i compiti a casa. Noi sappiamo cose sul vostro conto, che è meglio che rimangano in questa scuola! Quindi, dovremmo essere i privilegiati fino a che non lasceremo questa struttura.
 
Angelino s’incaricò di presentare la lettera a tutti i maestri, che proprio in quel momento erano in riunione nella Presidenza.
Bussò alla porta, aspettò il permesso ed entrò nell’ufficio.
Con il Preside Giorgio, c’erano proprio tutti i maestri.
Il piccolo, senza neanche dare tempo agli altri di fare domande, tirò fuori dalla tasca la lettera, ed iniziò a leggere a gran voce: “Cari maestri e maestre……”.
Più leggeva, e più gli educatori rimanevano sbalorditi dalla faccia tosta che quei cinque bambini avevano avuto a scrivere una cosa del genere.
Alla fine concluse il coraggioso bambino: “E questo che vi ho letto, è il mio lodo…accettate la tregua???”.
Rispondette il maestro più anziano con voce rauca: “Noi non potremmo mai accettare una cosa simile. Dovete capire che le regole sono regole…e sono uguali per tutti. E’ irrispettoso verso tutti i bambini della scuola, avere un comportamento più o meno privilegiato solo con alcuni. Se Silvio ha rubato, è giusto che paghi per il suo errore. Il mondo è degli onesti. Te Angelino, sei un bambino bravo ed in gamba…e mi rifiuto di pensare, che stai difendendo a spada tratta, un gruppo di delinquentelli!” e conclude “Il tuo…mmmm…”lodo”……è BOCCIATO!”.

Angelino sconsolato tornò dai compagni e disse: "Amici miei......lodo bocciato. Mi hanno detto che è una forma di ingiustizia verso gli altri e che mai e poi mai accetterebbero una tregua con dei delinquentelli!".

A quelle parole Silvio, capì che a breve sarebbe finita la pacchia.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.121) 13 ottobre 2009 20:10

    Sembra che nessuno ricordi che esiste da sempre "una leale collaborazione impostata sul rispetto dei rispettivi ruoli". Ora basta un "patto tra gentiluomini (?)" e si può mandare all’aria ogni Istituzione democratica. A proposito di "storie" la STORIA ci dice che La "febbre" del Tribuno cerca di imporre (a tutti) le proprie regole e debolezze fino a ... (x cambiare aria => http://forum.wineuropa.it

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