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La Serbia sulla strada dell’Europa

Lo scorso fine settimana - 19 dicembre - la Serbia, insieme alla Macedonia e al Montenegro, ha ricevuto un gradito e atteso regalo dall’Europa: l’inserimento nella “lista bianca” di Schengen, ossia il diritto per i suoi cittadini di entrare liberamente in tutti i 27 stati dell’Unione Europea senza bisogno di un visto d’ingresso. Per la prima volta nei quasi vent’anni che hanno fatto seguito al crollo della Jugoslavia e alle molte tragedie delle sue guerre intestine, i cittadini di questi tre paesi dei Balcani possono sentirsi meno diversi dai loro vicini di casa, semplicemente perché possono visitarli quando lo ritengono opportuno senza chiedere il permesso. Si tratta d’altronde di un aspetto particolarmente significativo, poiché simbolo di progresso ed al tempo stesso di ritorno ad un passato glorioso: i cittadini jugoslavi potevano infatti viaggiare liberamente in Europa. Non è ancora il diritto di trasferirsi a vivere e lavorare nei paesi della Ue, perché la permanenza non può superare i 90 giorni ed è limitata a motivi turistici, di affari o comunque privati, ma è un chiaro passo in quella direzione.
 
Per l’Unione Europea si tratta di una tappa molto importante nel processo di avvicinamento dei Balcani occidentali, anche se per il momento restano fuori la Bosnia Erzegovina e l’Albania, che non hanno fornito garanzie necessarie per iniziare il percorso verso l’abolizione dei visti. Il nuovo regime senza visti si applica a tutti coloro che possiedono un passaporto biometrico. Per tutti gli altri, anche per i serbi residenti in Kosovo con passaporto serbo, ci sarà ancora bisogno del visto. Su questo punto bisognerebbe soffermarsi. Questa importante tappa verso l’integrazione europea da parte della Serbia era, è e sarà contrassegnata da un aspetto un po’ meno roseo e cioè dal fatto che la Serbia potrà guardare avanti in direzione dell’Europa solo rinunciando alla sua ex provincia del Kosovo. Come dimostra questo accordo i serbi di Serbia e quelli del Kosovo sono considerati come due entità diverse e distinte e con diversi approcci e differenti orologi entreranno a far parte dell’Europa. L’accordo si deve vederlo anche sotto quest’ottica. Per ora, comunque, festeggiamo insieme ai tanti giovani della Serbia questo importante momento, se non altro perché sin da ora potranno viaggiare liberi e rendersi conto che dopotutto questa Europa, che per tanti anni è stata malvista, è molto più vicina di quanto si pensi. Saranno loro, nel futuro prossimo, a condurre le sorti della Serbia. Ai giovani serbi spetterà questa ardua sfida. Ora lasciamoli respirare aria nuova, fresca ed europea. Buon viaggio!

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