La seconda fase delle proteste in Iran
E’ iniziata la seconda fase delle proteste iraniane. Non sono morte o assopite, come sembrerebbe ad un primo sguardo. Un interessante articolo del Times racconta un paio di vicende dell’inviato nella capitale Teheran. Testimoniano che la protesta è più attiva e duratura di come si pensasse.
Sei settimane dopo che milioni di persone hanno invaso la capitale iraniana dopo le elezioni, l’insurrezione ha iniziato una campagna più immaginifica e potenzialmente durevole.
Si tratta del boicottaggio, metodo che ha funzionato, anche se poche volte, a livello globale. Perché non potrebbe funzionare a livello locale?
Così è venuta quest’idea. Non comprare beni e prodotti la cui pubblicità è sulle televisioni di stato.
Quando l’inviato stava per comprare al supermercato una certa marca di latticini, un attivista dei diritti umani dietro di lui gli ha sussurrato: “Non comprarlo, è degli inserzionisti”.
La protesta non si ferma qui: tutti gli apparecchi elettrici vengono azionati nelle case nel telegiornale serale, di proprietà statale, per sovraccaricare la rete elettrica e provocare un blackout.
Ci sono anche veloci “blitz” nelle strade. La gente si raduna per gridare “Morte al dittatore!” e poi si ritrae rapidamente, e così per diverse volte. Il tutto per stare alla larga dalle forze di sicurezza.
La protesta si snoda ulteriormente identificando i paramilitari Basiji che hanno distrutte le proteste e mettendo loro dei segni verdi – simbolo dell’opposizione – oppure foto delle vittime delle proteste davanti alle loro case.
Vengono scritti slogan anti-regime sulle banconote.
E le persone, quando sono in macchina e incontrano le forze di sicurezza, suonano il clacson, lampeggiano e li mandano a quel paese.
Le tattiche non sono organizzate, sono senza leader e solo all’inizio. Si diffondono tramite e-mail, siti web e di bocca in bocca.
Questa volta sembra che gli iraniani abbiano passato le proprie paure, e siano intenzionati a continuare. La disobbedienza civile ricorda vagamente quella indiana prima dell’indipendenza. Sui siti web iraniani campeggia spesso una frase del Mahatma Gandhi: “anche il più potente non può governare senza la cooperazione dei governati”.
Un precedente membro del Parlamento iraniano ha svelato che alcune compagnie hanno cominciato a non comprare più le pubblicità sulle televisioni, e alcuni negozi hanno tolto le marche pubblicizzate.
Un boicottaggio degli sms potrebbe costare alla compagnia statale di telefonia più di un milione di dollari al giorno.
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