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La Romania torna alla normalità politica: Boc ottiene la fiducia in Parlamento e la ripresa economica è più vicina

Le promesse del Presidente del Consiglio Emil Boc, al momento della reinvestitura, sono state rispettate. Molti liberali e socialisti si sono imbarcati sulla nave del governo. 

Quando la scorsa settimana il rieletto Presidente della Repubblica Traian Basescu, a torto, come ha dimostrato la Corte Costituzionale e come hanno scritto gli osservatori indipendenti dell’Ocse, accusato di brogli dall’opposizione socialdemocratica di Mircea Geoana, gli ha conferito l’incarico di formare un nuovo governo, Emil Boc aveva detto:” La Romania avrà un governo nei pieni poteri entro Natale ed una Legge finanziaria entro Capodanno”.
 
Oggi si può affermare che il primo obiettivo sia stato pienamente raggiunto. Ieri il governo presieduto da Boc, liberal - democratico come il Presidente Basescu, ed alleato ai popolari magiari (l’Udmr di Mirko Bela è il partito espressione della numerosissima minoranza ungherese che abita in Transilvania) ed ai molti indipendenti presenti nel Parlamento romeno ha ottenuto da parte delle due camere legislative riunite in seduta comune una larga fiducia, 276 voti a favore e solamente 135 contro.
 
Boc si è dichiarato estremamente soddisfatto di quanto avvenuto e sottolinea come ciò comunichi alle istituzioni internazionali l’immagine di una Romania responsabile e seriamente intenzionata ad uscire dal pantano della crisi economica globale che, dalle parti di Bucarest, ha colpito duramente. La fiducia al secondo gabinetto Boc, il precedente che vedeva Pdl e Psd coalizzati fu sfiduciato al termine dello scorso mese di ottobre rimanendo in carica pur mutilato dei ministri socialdemocratici solamente per il disbrigo degli affari correnti, è stata espressa addirittura da una maggioranza ben più ampia di quella di cui la coalizione Pdl- Udmr- Indipendenti possedeva sulla carta.
 
Ciò vuol dire che pure molti liberali e socialdemocratici hanno disatteso le indicazioni di voto espresse dai rispettivi partiti ed hanno preferito imbarcarsi sulla nave della maggioranza. Sarebbero ben trentasei i fedifraghi che hanno voltato le spalle al leader liberale Crin Antonescu o a quello socialdemocratico Mircea Geoana.
 
Il deputato rappresentante della comunità italiana in Romania invece sin dall’inizio di questa nuova avventura da parte di Emil Boc ha espresso il suo gradimento per il nuovo governo.
 
Boc ha preannunciato che sarà costretto all’inizio ad adottare misure impopolari quali il blocco dei salari o delle pensioni ed in alcuni casi la loro diminuzione. Ciò obbligherà a grandi sacrifici una popolazione che sin d’ora è tra le più povere dell’Unione europea e vive in una nazione dove comunque i prezzi non sono certamente più commisurati alle capacità di spesa dei consumatori ma stanno galoppando verso “standard” occidentali.
 
Per evitare di ricacciare sotto la soglia di povertà larghissimi strati della popolazione dunque la Romania dovrà ricominciare a correre e ad aumentare il proprio Pil secondo le stesse percentuali del quinquennio passato prima che la crisi globale la ricacciasse almeno due anni indietro.
 
Bucarest ha dunque bisogno del prestito da due miliardi e trecento milioni promesso dal Fondo Monetario Internazionale a condizione che il paese si doti di un governo stabile ed approvi entro tempi certi la Legge di Bilancio per il 2010. Ora la prima delle due condizioni pare essere stata assolta, Boc si dice certo dell’approvazione della Finanziaria entro l’Epifania dell’anno venturo e nel discorso quasi “ ecumenico” di ieri ha aperto pure all’opposizione liberale in materia fiscale e socialdemocratica in materia di contratti con gli appaltatori.
 
Boc inoltre, ed in un governo in cui il vice- premier è il magiaro Bela si tratta di una scelta quasi obbligata, ha poi assicurato che la Romania si sta avviando sulla strada della decentralizzazione amministrativa, del federalismo territoriale, già da molto tempo in materia la Transilvania morde il freno, e della modernizzazione.
 
Vedremo presto se gli ottimi propositi del nuovo governo si tradurranno in realtà e se il ventiseiesimo stato dell’Unione avrà la capacità di imboccare per sempre la strada dell’Occidente ed abbandonare ogni riflesso balcanico. 

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