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La questione petrolifero-energetica in rapporto al collasso globale

L’aumento della pressione sull’ambiente deriva direttamente dalla crescita della popolazione mondiale, associata al rapido sviluppo delle tecnologie, che permettono di sfruttare le risorse del pianeta su una scala mai conosciuta prima.

 

 

All’inizio del 20° secolo la popolazione mondiale era circa di 1miliardo e 500 milioni di persone, fino agli anni ’70 circa il 40% consumava petrolio, il che ben marcava la differenza tra nord e sud del mondo: un fenomeno legato alle società più ricche ed avanzate tra l’occidente euroatlantico e l’est europeo-sovietico. Dagli anni ’60 agli anni ’80, gli USA sono stati i primi produttori mondiali di petrolio, arrivando a una produzione di picco che sfiorò i 10 milioni di barili al giorno. Ancora oggi gli Stati Uniti, che costituiscono il 4.5% della popolazione mondiale, consumano una quantità di energia pari al 25% del totale globale.

Nel mondo, oggi, ci sono circa 700 milioni di veicoli circolanti, con percentuali maggiori di concentrazione nella fascia ovviamente più evoluta: USA, Europa, Emirati Arabi, Giappone, Corea. La domanda di omologazione agli standard di vita occidentali di grandi Paesi come Cina, India e altri, sia asiatici che africani, può portare nel prossimo decennio a una crescita del numero di automobili circolanti di oltre 1 miliardo e 400 milioni, il che renderebbe insostenibile il soddisfacimento di questa nuova domanda, facendo schizzare alle stelle il prezzo del barile e portando attorno al 2020 - 2050 la domanda di produzione di barili al giorno nel mondo dai circa 30 milioni attuali a 250 milioni, facendo implodere tutto il sistema col rischio di far esaurire la materia prima.

Come da studi acclarati, i geologi indicano sempre stime di picco nella resa estrattiva del petrolio: in USA questo picco è stato raggiunto da tempo. Dall’11 Settembre 2001 a oggi, la decrescente produzione americana per ipersfruttamento del proprio continente è alla base delle scelte della politica estera americana.

La super potenza, preoccupata della crescita e della domanda energetica asiatica a seguito della globalizzazione e dell’eutrofica crescita del PIL di Cina e India, decise di intraprendere azioni militari e guerre preventive sia in Afghanistan che in Iraq, basandosi sul fatto che la maggior quota ancora estraibile si trova nel quadrante mediorientale e nel bacino del Caspio. Da lì l’esigenza di creare avamposti e controllare militarmente e geopoliticamente le due gigantesche potenze emergenti, considerando il fatto che il petrolio estratto nel Mare del Nord potrebbe decrescere.

Cina e India sono i Paesi più sovrappopolati del pianeta: da soli raggiungono i 2 miliardi e 500 milioni di abitanti, su un totale globale (2009) di 6 miliardi e 700 milioni. La popolazione più ricca e “occidentale”, comprendendo per stili di vita simili USA, Europa, Russia e Giappone, supera di poco il miliardo, meno di 1/6 della popolazione globale. Esistono, dunque, due fattori differenziali di crescita ben distinti, tra le popolazioni più ricche e quelle più povere dei Paesi in via di sviluppo.

La questione iraniana e le pressioni occidentali, soprattutto angloamericane, s’inseriscono in questa ottica del controllo e dell’accaparramento di nuovi giacimenti da esplorare in quel Paese. Ciò spiega l’interesse crescente verso un’ingerenza sulle scelte di governo discutibili ma interne a quel Paese, caratterizzato da una classe dirigente confessionale, autoritaria e teocratica ma indipendente dall’occidente e ad esso politicamente avverso, fattore che viene usato come pretesto per una nuova invasione possibile.

Petrolio e CO2, impronta ecologica e concause del disastro globale in atto

E’ evidente che se già la fiammata dei prezzi a 150 $ dollari al barile del 2008 si sente ancor oggi, nonostante la crisi recessiva in atto, su quel miliardo di popolazione povera del pianeta che la FAO indica in condizioni estreme di miseria (ciò è dovuto al parossistico aumento dei prezzi di materie prime come frumento e cereali) è chiaro che una ripresa del PIL globale che si basi sulle stesse variabili fin qui seguite come lo spostamento della ricchezza monetaria globale verso le èlites dei ricchissimi padroni globalizzatori, circa l’1% della popolazione mondiale, con enormi risorse esclusive e private, giacenti nei paradisi fiscali del mondo; unito alla crescita demografica e all’aumento della domanda energetica, che non è solo quella dei motori a scoppio, che l’aumento del parco automoblistico globale implicherebbe, ma anche i fattori collaterali, legati alle produzioni di questi beni che incrementerebbero la già insostenibile produzione di CO2 in atmosfera, causa dell’aumento delle temperature medie mondiali, con già visibili e riscontrabili effetti conseguenti, porta la questione ambientale a non essere più considerabile solo come “fisima e litania di studiosi pessimisti e Cassandre" ma scientifica realtà di un futuro imminente, prossimo e devastante.

Le buone norme, in quattro essenziali punti, per una politica globale futura auspicabile che, ovviamente, la miopia e brevimiranza delle classi dirigenti occidentali non adotteranno con la necessaria incisività sono:

  1. La riconversione energetica verso fonti di approvvigionamento sostenibili e rinnovabili ad emissioni pari a zero con rottamazione progressiva dei veicoli dotati di motore a scoppio a favore di altri dotati di celle a combustibile ad idrogeno e motori elettrici; l’incremento degli investimenti pubblici nella ricerca e nella sperimentazione circa l’implementazione e l’ottimizzazione delle rese in base al conto energetico dei singoli Paesi e della loro collocazione geografica e bioclimatica. L’estensione e la diffusione di queste tecnologie nelle aree più povere del pianeta portano ad avere produzioni ed economie locali sostenbili, meno inquinanti ed ecodistruttive per l’ambiente.
  2. La riconversione agricola verso la coltivazione biologica intensiva e sostenibile, per incrementare le rese di cereali e latticini, adatti all’alimentazione umana ed animale; la riduzione, quindi, delle produzioni di carne e dell’ipersfruttamento ittico marino, fattori parossistici dell’impronta ecologica che questo tipo di allevamenti, spesso dopati da sostanze letali ed anabolizzanti, comportano come effetti indotti sulla salute umana, essendo intensivi e su scala iperindustriale, riavvicinando le produzioni ai consumi, riducendo il peso delle intermediazioni finanziarie che fanno lievitare i costi del cibo globalizzato e di pessima qualità, impoverendo i coltivatori locali diretti (processi induttori oltre che di disequilibrio ecologico anche di spinte inflazionistiche).
  3. La riconversione energetica volta a contenere lo spreco energetico degli edifici occidentali nei grandi complessi urbani e metropolitani, energivori e sbilanciati nella conservazione del calore, sia in fase di riscaldamento che raffreddamento, il che implica anche il governo sostenibile del ciclo dei rifiuti nel loro recupero e la raccolta differenziata.
  4. La riconversione del sistema economico fiscale globale, ristabilendo di nuovo la priorità pianificatoria ed ordinatrice degli Stati e delle confederazioni di Stati di fronte allo strapotere di banche e multinazionali private verso la fine del neoliberismo, introducendo regole fiscali globali verso un’utile ridistribuzione di risorse finanziarie verso le classi salariate del pianeta, unica premessa per una ricrescita sostenibile ed ecocompatibile. Sono necessari investimenti per realizzare un piano energetico ambientale globale credibile che superi le empasse prima indicate, cercando di evitare catastrofi annunciate, investendo nei settori prima descritti per la salute fisica e morale degli abitanti del pianeta, introducendo una Carta Internazionale dei Diritti del Lavoro per prevenire lo sfruttamento senza regole del Sud del mondo, riformando gli effetti nefasti della globalizzazione, evitando ad esempio scenari futuri che il crescere dell’effetto serra da CO2 potrebbero implicare come guerre dell’acqua e tentativi di privatizzazione a livello globale che renderebbero speculativa anche la distribuzione di un bene essenziale, carestie da fame e milioni di morti per indigenza, guerra e malattie, collasso dell’offerta energetica per incremento di domanda, in un modello di sviluppo che se perseguito così com’è stato fino ad oggi può essere a breve distruttivo per il mondo intero.

E’ evidente che sugli standard di qualità circa il futuro del mondo, enormi responsabilità ricadono in primis sugli Stati Uniti d’America, la principale potenza militare ed economico-energivora del pianeta.

Obama potrà essere utile all’umanità, quindi, se riuscirà a riconvertire, oltre che il modello di sviluppo, anche la politica USA, oggi ancora incentrata sull’accanita difesa degli interessi privatistici dell’apparato oligarchico-militar-consumistico delle sue più grandi multinazionali, verso la pace mondiale e la sua società civile interna, improntando l’azione della superpotenza come Paese guida verso le traiettorie descritte nei quattro punti prima indicati.

Ma gli scenari di una nuova guerra verso l’Iran, da più analisti internazionali confermata in seguito a studi strategici, fanno pensare che la linea USA sulla geopolitica non si discosti di molto da quella tracciata da George Bush.

Né la nostra federazione europea, altro imponente consesso di nazioni civili ed avanzate, pare mostrare idee e progetti incisivi, nella mediocrità e opacità complessiva della sua classe politica tendenzialmente burocratica e sempre sottomessa ai diktat americani, inglesi e delle loro multinazionali, leader finanziari e globali.

Fonte: Il sogno che continua




Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.225) 4 dicembre 2009 17:55

    Ottima sintesi!

    Manca solo una più estesa disamina dell’incombente picco petrolifero mondiale, con i suoi meccanismi e le sue possibili conseguenze...


  • Di Renzo Riva (---.---.---.190) 5 dicembre 2009 19:57
    Renzo Riva

    A quando l’elettronucleare?

    Mandi,
    Renzo Riva
    [email protected]
    349.3464656

    COS’È L’ E N E R G I A?

    Energia è la capacità di svolgere lavoro, nello specifico lavoro meccanico. L’energia trasformata in lavoro meccanico si concretizza in beni di consumo e in servizi, in definitiva in benessere. Maggiore è la quantità d’energia fruibile a basso costo, maggiore è la quantità di lavoro meccanico, beni e servizi, grazie ad essa fruibili, in definitiva maggiore è l’opulenza d’una società.
    Come si fa ad avere un’idea a "misura d’uomo" della quantità d’energia che oggi utilizziamo?
    Facciamo riferimento proprio all’uomo, la cui potenza media, sotto sforzo protratto, è di un decimo di cavallo, pari a circa 75 Watt, ovvero la potenza assorbita da una lampadina tradizionale di media potenza.
    Per azionare un moderno ferro da stiro di 1000 Watt (W) si dovrebbe impiegare l’energia di almeno 13 uomini; andare in giro con una vettura di media potenza (70 CV) è come farsi scorazzare da una portantina sorretta da 700 schiavi. Una cosa impensabile persino per il più folle e megalomane degli imperatori romani.

    L’importanza dell’energia in una società moderna
    Fu l’introduzione del cavallo, al traino dei carrelli prima spinti dall’uomo, nelle miniere inglesi di carbone, che, aumentando la produttività per addetto e di conseguenza riducendo i costi del chilogrammo di carbone, rese possibile la prima rivoluzione industriale, consentendo l’impiego e la diffusione delle prime macchine termiche negli opifici.
    Il lavoro meccanico a costi competitivi che si sommava a quello manuale dell’uomo consentiva di accrescere la produzione di beni ed i consumi, di produrre maggiore ricchezza con beneficio di tutti, anche se all’epoca si organizzò un movimento tipo "no global" che si opponeva alla diffusione delle macchine, divenuto famoso con il nome di luddismo.


    RISORSE NATURALI DI COMBUSTIBILI

    Fonte___________________________ anni

    Petrolio___________________________ 40

    Gas______________________________ 50

    Carbone _________________________200

    Uranio ___________________________200

    Lignite ___________________________300

    Uranio in surgeneratori ___________20.000

    Uranio e torio in surgeneratori _____infinito

    Per quanto concerne le riserve stimate di combustibili fossili, va fatto presente che lo sfruttamento di riserve non convenzionali di combustibili fossili (giacimenti dei fondi oceanici, scisti bituminosi, idrati di metano) potrebbe elevare di diverse centinaia d’anni l’attuale disponibilità dalle riserve convenzionali, anche se va detto che lo sfruttamento dei giacimenti non convenzionali pone problemi severi sia di carattere ambientale che di costi. Quanto all’uranio, questo elemento può estrarsi, ma ad un costo sino a 10 volte quello attuale d’estrazione, da giacimenti convenzionali, anche dall’acqua marina che ne contiene in concentrazioni di circa 3 ppb (parti per miliardo). C’è però da notare che l’impiego di reattori di nuova generazione porterà la durata delle riserve d’uranio a 20.000 anni.

    Le risorse naturali d’Uranio

    Le riserve accertate d’Uranio sono oggi più ricche in potenzialità energetica di quelle petrolifere, benché siano state finora meno investigate. I Giapponesi studiano l’estrazione dall’acqua del mare... cosa possibile e che darebbe accesso a quantità ancora più significative, ma con un prezzo del kg di Uranio molto più elevato dell’attuale.

    In certe regioni si trova Uranio nel minerale in natura fino al 50% di purezza (per esempio Cigar lake in Canada).

    Si dimostra che al raddoppio dei prezzi dei vari combustibili risulterebbe che l’aumento percentuale del prezzo del kWe (chilowatt elettrico) prodotto è pari a:

    Nucleare 9%
    Carbone 31%
    Gas 66%

    • Di Nicola Fusco (---.---.---.77) 9 dicembre 2009 00:21

      Un po’ datata la tua analisi, Renzo...

      Il petrolio durerà pure 40 anni, ma il dato davvero importante è che il picco della produzione petrolifera, in realtà, è già passato, ed ora siamo in discesa!
      La stessa cosa per il gas, il cui picco produttivo è previsto tra una decina d’anni, così come per l’uranio.
      Di carbone ce n’è ancora tanto ma, oltre ad essere altamente inquinante, considera che le qualità migliori (ovvero più energetiche) sono state già ampiamente estratte, per cui, in termini puramente energetici, anche il picco del carbone non si situa oltre i due o tre decenni da oggi...
      Le riserve di combustibili fossili "non convenzionali", oltre i costi, la bassa resa e la devastazione ecologica di cui sono causa, hanno anche il problema della bassissima "scalabilità" del flusso produttivo.
      Dell’acqua di mare è meglio non parlare perchè è fantascienza, così come la possibilità di utilizzare gli idrati di metano.
      Rimarrebbero i reattori nucleari a Torio, che però sono ancora ampiamente sperimentali, e quelli a fusione, che al momento sono solo teoria.
  • Di (---.---.---.72) 8 dicembre 2009 21:58

    La maggior parte delle associazioni ambientaliste ,ritengono che il nucleare non sia perseguibile per gli alti costi di smaltimento delle scorie .

    La questione energetica viene poi impostata su un generale abassamento dei residui ..dal :cibo sprecato ,fino alla riduzione dei consumi di carne e soprattutto del peso ecologico degli imballaggi da super mercato, spesso non biodegradabili , persino fino ai pannolini per bimbi che vengono ritenuti ingombranti e difficili da smaltire .

    Gli stessi edifici ,...la loro scarsita’ di coibentazione termica ,la considerano fattore di iper spreco e di induzione di co2 ,che potrebbe essere ovviato con coibentazioni adeguate in gradienti fino a 7 volte inferiori ,il costo della quantita’ di metano /o di altro combustibile fossile /da riscaldamento impiegato .

    Per cio’ che attiene l’ energia elettrica ,si pensa a reti integrate e diffuse ,tra cui il solare ad accumulo termico di Rubbia ,l’ idrogeno e il fotovoltaico diffuso capillarmente ,con anche un uso bilanciato ed eco ambientalmente compatibile dell’ eolico,dell’ idroelettrico e delle biomasse .

    Alcuni pensano anche ai depuratori urbani come utilizzo di biogas, da riinserire nella produzione di energia elettrica .In Portogallo sono stati avviati impianti di energia elettrica dal moto ondoso .

    Resta che và avviata una ricerca sistemica e potente in tal senso, utilizzando istituti di ricerca pubblici ma in questa strada c’è la modifica culturale ed antropologica di stili di vita fin qui indirizzati ai consumi illimitati individuali e allo spreco .

    L’ occidente industrializzato puo’ salvarsi indicando nuove vie al mondo in via di sviluppo e all’ oriente in espansione enrgivora esponenziale ,...se si riece a bilanciare una decrescita senza deprivarsi dei confort di civiltà a cui siamo giunti ,ma è chiaro che al fondo c’è la riduzione degli sprechi ,delle inutili luci pubblicitarie urbane ,dell’ uso smodato di vetture energivore ,verso scelte di trasporto efficente pubblico .

    L’ uso dell’ auto privata e’ fattore di consumo del suolo e di trasformazione dello stesso, da agricolo ad industriale ed abitativo ,che comporta nuove strade ,autostrade ,parcheggi ,l’ agricoltura è anch’ essa fattore d’ incremento di co2 ,le monoculture in assenza di spazi per rotazioni agricole biologiche ,è causa di cibi pessimi infestati da agenti chimici induttori di effetti tumorali su salute ,meno territorio = + cemento + co2 -territorio di compensazione anche termica ...la crescita del calore nelle citta è anche dovuto alla riduzione del verde e dell’ ossigenzione ,le strade corrono come trincee di cemento e diventano scatole termiche surriscaldate a cui si ovvia con altra co2 dei condizionatori d’ aria !

    Quello che và cambiato e’ il concetto di PIL e che esso sia valido a patto che salga !!!anche se il modello di sviluppo che contiene, tra 15/ 20 anni porterà il mondo al collasso globale ,o anche a nuove guerre ....forse persino quella definitiva ..

    Ci vuole quindi il FIL ossia un indicatore del benessere slegato dal business ma indicante la qualità della vita in rapporto all’ ambiente ...

    Quindi o un salto di qualità per noi occidentali o scivolare sempre piu’ verso crisi parossistiche che la crescita demografica indurra’ ,se il modello di sviluppo resterà eguale !

    Ci vuole quindi la fede verso un processo neoilluminista che introduca come vettore di nuovo sviluppo sostenibile la 3a rivoluzione industriale,... quella da fonti rinnovabili e il futuro passa di qui ,...anche da modiffiche del ruolo geopolitico ed oppressivo del peso delle multinazionali energetiche, verso un decentramento di produttori e nuove forme di democrazia economica ,come anche indicato da Rifkin nel suo libro //pianeta all’ idrogeno/// ....



  • Di Renzo Riva (---.---.---.19) 12 dicembre 2009 22:25
    Renzo Riva

    di Nicola Fusco (xxx.xxx.xxx.77) 9 dicembre 00:21


    (xxx.xxx.xxx.72) 8 dicembre 21:58

    Abbiamo già perso venti anni.
    Allora cosa proponete?
    Ci sediamo in riva al fiume ad aspettare di vedere galleggiare il nostro cadavere?
    Oppure ci mettiamo a discettare dei massimi sistemi tanto per farci delle seghe mentali!
    Se qualcuno è ancora fermo a Rifkin c’è poco da sperare.
  • Di Mr. Hubbert (---.---.---.128) 13 febbraio 2011 20:03

    riva dimentica sempre che, solamente per mantenere i livelli energetici attuali, occorrerebbero 10000 centrali nucleari e per permettere a tutti uno stile consumistico statunitensen ne occorrerebbero 50000 e dimentica che il petrolio è appena il 55% energia, poi è medicinali, cibo, hitech e dimentica che il picco dell’uranio è gia’ stato raggiunto e dimentica che la francia dovra’, entro non molto, cominciare a fare i conti, stratosferici, con lo smantellamento delle sue centrali piu’ vecchie, e sono tante, troppe e dimentica che se non lo vuol fare(come penso) il pericolo di una catastrofe ci aspetta dietro l’angolo e dimentica che Colin Campbell, Al Bartlett sono un po’ piu’ intelligenti di quel perfetto sconosciuto che scrive ogni tanto per quella carta da cesso de ’il giornale’...

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