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 Home page > Tribuna Libera > La matematica non è un opinione, o si?

La matematica non è un opinione, o si?

Non ci crederete, ma da quando ho scoperto (con la calcolatrice) che dividendo un numero pari, per quante cifre contenesse, sarei arrivato immancabilmente all’uno, vi giuro che mi sono sentito vicino ad Einstein e non ho esitato a definirmi un appassionato di matematica; ma si sa, la felicità è effimera, e l’arrivo delle percentuali ha fatto in modo di guastarmi la festa.

Non capisco, ad esempio, come una fabbrica in cui lavorano cento uomini possa subire una riduzione del personale del 18.5 per cento. Significa che 18 tizi perdono il posto, ma esiste un mezzo uomo (magari tranciato dai macchinari) che lavora lo stesso. Ma che vuol dire? Un giornale che avevo letto assicurava che sul totale dei lettori un 57.3 per cento erano donne. Che genere di donne sono quel virgola tre per cento? Sono le più bassine, quelle che leggono solo un terzo del libro?
 
Ci sono nazioni come il Cile che, secondo la macrostatica, cresce al ritmo di due punti l’anno, ma l’80 per cento dei suoi abitanti continua a vivere sotto o sulla soglia della povertà. Quanti punti bisogna mettere insieme perchè nessuno soffra la fame, il freddo, l’emarginazione? A chi bisogna consegnare i punti per ricevere il premio?

Si dice che i Rom qui in Italia siano lo 0.03 per cento. Poverini, loro sono sempre i più emarginati, anche attraverso la matematica! Mi dite cosa sono quel virgola zero tre per cento? Non sarà una parte remota di un loro corpo umano che, magari, aumentano le paranoie di talune persone?

Il ministro degli interni Maroni promette che la "produttività" della polizia triplicherà sicuramente! Ma cosa cazzo vuol dire? Significa che ogni poliziotto catturerà tre ladruncoli a testa? Che ogni poliziotto distribuirà il triplo delle manganellate?

Gli amministratori dell’impresa mondiale si esprimono in un linguaggio criptico di punti e percentuali, mi ricordano quelli dell’antico Egitto. In quel periodo esistevano due tipi di scrittura: i geroglifici, compresi solo dai sacerdoti e dagli iniziati, che servivano a fissare i punti di crescita delle piramidi e le percentuali di aumento o decremento della massa muscolare impiegata. L’altra scrittura era invece il demotico, riflesso del linguaggio popolare, che chiamava i morti con il loro nome e rendeva popolari le madri dei Faraoni.

I liberisti americani , quelli Italiani e gli economisti mondiali assicurano che la matematica non è un opinione. Ho fatto un veloce calcolo per loro, ma anche per voi, adorabili teste di capra. Seguitemi: l’aspettativa media di vita al mondo è di sessant’anni, cioè di 525.600 ore, un terzo delle quali, 175.200, lo usiamo per dormire, un altro terzo lo dedichiamo all’ozio (lettura, cinema, bar, avventure amorose, eccetera) e l’ultimo terzo al lavoro. Ma alle 175.200 ore che destiniamo al lavoro bisogna sottrarre le ore dell’infanzia e quelle riservate all’istruzione fra zero e diciott’anni, che sono 157.680 ore. Come se questo non bastasse, c’è anche da considerare che fra domeniche, vacanze e ponti festivi perdiamo come minimo centomila ore. Ci sono voci da dedurre, ma fermiamoci qui. Il risultato finale ci dice che delle 525.600 ore della nostra vita non ne lavoriamo nemmeno una! Anzi nel linguaggio criptico gli amministratori mondiali direbbero che lavoriamo "meno 82.480 ore".

La matematica non è un opinione, e ora perchè vi state lamentando?

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