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 Home page > Tribuna Libera > La festa musulmana delle capre

La festa musulmana delle capre

La settimana scorsa qui a Roma, come in tante altre città, i musulmani si sono riuniti in festeggiamenti perché ricorreva la festa islamica del sacrificio. E già scorgevo i nostri rispettabili concittadini a lamentarsi, sbuffare come al solito, imprecare: "Che incivili!".

E sì, noi proprio non riusciamo a concepire che queste persone si riuniscano per ammazzare delle capre. Chissà quante teste di capra come voi si sentono un po’ offese e intimorite, non è che avevate paura di essere sgozzate e immolate ad Allah? Voi leghisti avete fatto le barricate, vi sareste iscritti in massa alle associazioni animaliste pur di contrastare quell’inconcepibile festa, vero?

Ma che festa è? Ogni famiglia, nel giorno prima della festa, rimane senza dormire giocando e divertendosi e quel giorno si chiama “El-Wakfa”: offrono la capra e la distribuiscono ai vicini e ai poveri, così si crea un rapporto di amore tra le persone perché ogni famiglia, anche se ha offerto, riceve un pezzo di carne da un’altra famiglia e anche i poveri che non sono in grado di offrire ricevono la loro parte.

Nel giorno della festa, al mattino presto vanno alla moschea per pregare fino alle 7, in quelle due ore, in tutte le strade del paese si sente la preghiera quando dicono “Allah Akbar”, che significa “Dio è grande”. Dopo vanno a casa per cucinare la carne che è venuta da altre famiglie e poi mangiano al pranzo quella carne preparata in un modo speciale, che ha un gusto meraviglioso. Poi per tre giorni in tutto il paese si sente l’amore perché tutti giocano insieme, tutti si divertono insieme, tutti vanno ai giardini e nei luoghi pubblici per divertirsi.

Ma perché proprio le capre? Dio aveva chiesto ad un signore di uccidere per Lui il suo primogenito, ma nel momento in cui stava commettendo quel grande sacrificio al posto del figlio c’era una bella capra. Era la compassione di Dio.

Che incivili, vero? Ammazzerebbero addirittura i figli se Allah glielo dicesse. E poi uccidere quelle belle capre. Per carità, gli agnelli che sgozziamo noi fanno meno pena.

Ho omesso un particolare care teste di capra, quel signore era un certo Abramo e il figlio si chiamava Isacco. Sì, proprio i personaggi che ritroviamo anche nella Bibbia e non solo nel "temibile" Corano.

Sono due le cose, o stiamo zitti e non predichiamo più la nostra superiorità religiosa, oppure più semplicemente dovremmo cominciare a capire che siamo tutti uguali e proveniamo tutti dalla stessa terra.

Tranne il "popolo" padano, ovviamente.

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