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La colpa di essere bambino

Bambini offesi, dal diritto violato, insultati. Colte in flagrante dalle telecamere installate dalla Polizia, dopo le denunce di alcuni genitori.

Anime innocenti, angeli dalle manine dorate che solo a guardarli ti fanno dimenticare tutto ciò che di brutto investe il cuore. Bambini offesi, dal diritto violato, insultati. Guardo la televisione e piango, sfoglio il giornale e mi viene il nodo alla gola per queste anime indifese.
 
Non ultimi i piccini seviziati da due maestre dell’asilo nido di Pistoia. Due sciagurate rispettivamente di 28 e 41 anni, sono state colte in flagrante dalle telecamere installate dalla Polizia, dopo le denunce di alcuni genitori e la testimonianza di quattro ex insegnanti, licenziatisi dopo aver visto i metodi usati.
 
Roba da volta stomaco, da renderti snervato dalla rabbia che ti arriva in cima ai capelli. Sventurate maestre che nulla capiscono dell’amore, dell’attenzione, del rispetto per la vita di immature creature, inermi soggetti all’oscuro dei propri diritti, impotenti di fronte al male per la debolezza. Teneri petali di fiori che coloriscono prati e giardini, sono stati maltrattati da immemori individui.
 
Tutto ciò a poche settimane dalla ricorrenza della natività rappresentata appunto dal bambino. Scrivo e piango, con la speranza che le istituzioni diano punizioni esemplari a ignobili personaggi che avrebbero dovuto ricordarsi che l’asilo nido riveste l’istituzione di tipo educativi e assistenziale che si rivolge appunto a bambini di una determinata fascia di età. Le educatrici devono avere un’adeguata formazione professionale che circonda l’area più strettamente pedagogica (intervento educativo e verifica della sua efficacia) e quella psicologica (nozioni sulla maturazione e sullo sviluppo del bambino).
 
Di particolare importanza è la capacità di stabilire buoni rapporti con le famiglie, in modo tale che si realizzi una continuità tra ambiente familiare e asilo nido, elemento cruciale dell’efficacia educativa di quest’ultimo. A Pistoia, invece, le indagini della polizia sono scattate dopo la segnalazione di una mamma, insospettita dalla figlia, che quando tornava a casa chiudeva la sua bambola nell’armadio. E’ stato il fratellino a rivelare che la maestra lo faceva con lei.
 
La Procura ha deciso dimostrare le immagini video ai genitori. Un epilogo triste e allo stesso tempo eclatante che porta alla mente un significativo rapporto sottoscritto da autorevoli docenti universitari, Francesca Piperno e Stefania Di Biasi del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell’Età Evolutiva, all’ Università degli Studi di Roma “La Sapienza: “Negli ultimi anni i bambini vittime di abuso sessuale e fisico - c’è scritto nel rapporto - sembrano aumentare, ma è la legge del silenzio ciò che rende il fenomeno un dramma non facilmente riconoscibile e conoscibile. La segretezza, la vergogna, la paura insita sulla scena dell’abuso sessuale e del maltrattamento, soprattutto intrafamiliare, costringe gli specialisti ad attivare ogni risorsa: educativa, sociale, psicologica, medica, per capire, proteggere, curare sia le vittime che gli abusanti. Da parte loro, i bambini si trovano a dover elaborare diversi tipi di sentimenti in rapporto ai diversi tipi di trauma. La loro possibilità di elaborazione psicologica dipende dalla modalità con cui i bambini possono sopportare l’oggetto traumatico, l’azione traumatica e la propria immagine durante e lungo l’evento traumatico. Il trauma derivato dal maltrattamento o abuso sessuale diviene sempre un danno psichico. Il danno mentale riguarda l’area relazionale, quell’area affettiva tra genitore e figlio che dovrebbe costituire il motore della vita psichica. Per aiutare le vittime è necessario trovare strumenti capaci di cogliere il disagio del bambino anche quando il trauma non trova parole per essere espresso”.

 

Commenti all'articolo

  • Di Virginia Visani (---.---.---.60) 10 dicembre 2009 16:10
    Virginia Visani

    hai espresso il sentimento comune di tutti noi che abbiamo visto quel video.
    Un particolare mi ha colpito: il bimbo che si alza e va verso la bambina che in quel momento subiva le violenze della maestra. Il bimbo le ha preso il piccolo braccio per farle una carezza, esprimerle solidarietà sfidando lo strapotere della maestra.
    E’ stato un gesto bellissimo. che andrebbe fatto rivedere al maggior numero di persone perché sappiano che i bimbi arrivano dove nemmeno i grandi si immaginerebbero... è un gesto gentile, pieno di com-passione, umana pietà. I genitori di quel bimbo andrebbero lodati perché hanno coltivato nel piccolo l’umana pietà e gentilezza d’animo.

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