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L’Italia dei vecchi e l’Italia del 2010

Riccardo Caselli è uno psicologo sociale di 25 anni che ha pubblicato un’opera molto informativa e frizzante: “L’Italia in vacca. La crisi del Belpaese vista da un giovane arrabbiato” (www.alibertieditore.it, 2009).

In questo libro esuberante scritto per i giovani e adatto anche ai meno giovani, si parla di calcio, musica, veline, management, politica, economia e naturalmente di psicologia. Comunque, come affermato da Pier Luigi Celli nella prefazione, nell’Italia di oggi abbiamo l’estrema necessità del pensiero divergente, laterale e creativo (Edward de Bono), perché non c’è innovazione senza rottura delle regole. E forse “è di qualche folle che abbiamo bisogno visto dove ci hanno condotto i saggi” (Bernard Shaw). Inoltre è necessario investire nell’innovazione, nella ricerca e nello sviluppo delle risorse umane, e nel rinnovamento morale dei cittadini e di tutte le classi dirigenti.
 
Purtroppo “La struttura funzionale, ancora piuttosto radicata nel mondo imprenditoriale italiano, è spesso poco propedeutica al pensiero creativo. Le stesse disposizioni degli uffici in certe grandi aziende americane hanno preso la strada della destrutturazione, divenendo spazi condivisi dove muoversi liberamente, favorendo la comunicazione e l’incontro spontaneo e rompendo la rigidità di codici e delle prassi. L’Italia sotto questo profilo rivela ancora una certa arretratezza, e pertanto possiede un potenziale inespresso. Sviluppare modalità di comunicazione interna è una delle direzioni che potranno essere vincenti” (p. 39 e 40).
 
Del resto il guru del marketing “Kotler ha interpretato la nostra era come caratterizzata dal cambiamento discontinuo: è una situazione piuttosto caotica dove i jackpot (vincite) sono alti e bisogna fare più tentativi, talvolta sbagliando, perché i percorsi lineari sono meno premianti. Ci sono possibilità di business nascoste nelle pieghe del sistema e occorre scovarle sapendosi reinventare rapidamente: la continuità di crescita potrebbe diventare per molti un ricordo”. Come è accaduto con le console per videogiochi (p. 34). L’era del capitale intellettuale sta premiando la curiosità e non l’obbedienza (Tom Peters, guru della leadership, p. 70). Invece in Italia si continua a non investire in formazione: in Europa siamo ancora in fondo alla classifica (solo Bulgaria e Grecia sono posizionate peggio di noi).
 
Però nel fare formazione si dovrebbe rielaborare l’esperienza, invece “la tendenza comune è quella di guardare al passato: si cerca di trarre ispirazione per i futuri business da case history già viste, senza considerare l’eventualità di stare copiando un modello destinato al fallimento nel lungo termine”. L’amara realtà è che “I mercati del mondo occidentale sono pieni di prodotti dalle qualità disadattive, sostenuti, come la coda del pavone, da un’incredibile sovrastruttura immateriale di marketing e pubblicità, che per anni ha proiettato su di essi simbolismi in grado di mobilitare i desideri delle persone, svincolandoli dai loro bisogni. Si tratta di prodotti a termine: l’errore è imputare la loro involuzione al ciclo economico e cercare un accanimento terapeutico” (p. 17).
 
Perciò “Il mondo evolve con una tale rapidità che è impensabile per la maggior parte dei lavoratori over cinquanta di dominare e comprendere le nuove tecnologie e la new economy come può fare un giovane sotto i trentacinque, che in questo nuovo mondo ci è sostanzialmente nato. Il lavoratore anziano ha però la possibilità di investire il suo capitale d’esperienza nel formare gli altri, nel far loro da mentore, nel guidarli attraverso il loro sviluppo ascoltandone le idee, esaminandone il percorso, incoraggiandone le iniziative e correggendone le intemperanze e gli errori. A questi ultimi però deve essere offerta la possibilità d’azione” (p. 73).
 
Inoltre “Se si sposa la teoria della Distributed Cognition, non è azzardato dire che possiamo rendere le persone più intelligenti, facendole interagire con sistemi intelligenti. Per essere innovativi, occorre dunque servirsi di strumenti innovativi: “Quando si ha un martello nella testa, si vedono tutti i problemi sotto forma di chiodi” (p. 47). Anche l’ergonomia sociale considera la mente interconnessa e interattiva con l’ambiente e studia la moderna economia dei sistemi a intelligenza distribuita.
 
Così l’Italia del 2010 ha urgente bisogno di dirigenti giovani con i riflessi pronti e una mente aperta e flessibile. Per questo motivo la vecchia barca a vela Italia Vostra sta lentamente affondando, per cui cari giovani preparatevi al varo del fuoribordo Italia Nostra. Se venisse davvero promosso il talento, “sarebbero tante, troppe, le sedie che scivolerebbero via da sotto i sederi!” (p. 85).
 
Nota – In questa pubblicazione si “incontrano” degli aforismi molti significativi come i seguenti: “Credere al progresso non significa credere che un progresso ci sia già stato” (Kafka); “Se i soldi non fanno la felicità, figuriamoci la miseria” (Woody Allen); “Tutto ciò che la filosofia può fare è distruggere idoli. E questo significa non crearne di nuovi” (Wittgenstein); “Il tempo è il modo in cui Dio impedisce che le cose capitino tutte assieme” (Anonimo); “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana. Riguardo all’universo ho ancora dei dubbi” (Einstein).

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.243) 6 gennaio 2010 11:33

    Nota a margine. L’attuale crisi ha visto come protagonisti i "giovani rampanti" della finanza, tanto creativi quanto "cinici surreali". Basterebbe ripagare a scadenza quinquennale i successi conseguiti dai manager ed il progresso avrebbe sostanza. Le sfide non si vincono con la velocità. Per i giovani o per i non più giovani vale sempre la regola del RITORNO alla meta. (c’è di più => http://forum.wineuropa.it

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.26) 6 gennaio 2010 11:47
    Damiano Mazzotti


    Naturalmente si tratta di un discorso generale... Ma sicuramente quei giovani rampanti che poi non erano così giovani erano al servizio di vecchie volpi sogghignati ultracapitaliste e vecchi gatti spelacchiati turbocapitalisti...

    Quando una persona supera i 40 anni è già mentalmente e socialmente vecchia nel 90 per cento dei casi... La plasticità ideativa e la creatività del suo cervello si blocca per sempre... 

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