L’equo compenso immortale ora diventa tassa su Pc e cellulari
“Non ci può essere troppo commercio, troppo business. Il 50% delle persone al mondo guadagnerà direttamente ed indirettamente da Internet.” diceva ancora Negroponte.
Anche qui c’è un’altra proposta, quella del ministro Bondi, che va nettamente controcorrente: estendere con questo decreto (file .PDF) l’equo compenso che già viene versata alla SIAE (o ai fonografici) per i supporti magnetici (cd, dvd, masterizzatori) a tutti i dispositivi che hanno memoria. Dunque PC, cellulari, hard disk, qualsiasi sistema di storage con il quale è possibile fare una copia privata. Ne parla Repubblica proprio ieri, qualcuno ha già fatto i conti per calcolare l’aumento dei prodotti.
E’ buffo, siamo nel 2010 ma sembra di essere tornati al 2000. Già nel 2005 si parlava di ribassi per CD e DVD in modo da favorire l’industria discografica. L’Europa è sempre stata molto attenta al copyright senza creare grossi terremoti con nuove leggi tanto è vero che l’equo compenso è ancora rimasto appannaggio dei singoli stati.
Nel 2007 c’era una proposta che mirava a “superare la questione dell’equo compenso con l’idea di stornare alla SIAE una parte dell’IVA che oggi grava fortemente sulle vendite delle opere originali”, scrivevo in un vecchio post.
Non è successo nulla di tutto ciò anzi ora si colpiscono altri beni tecnologici sempre più diffusi nelle nostre case. Questa nuova probabile tassa non dovrebbe riguardare i dispositivi che già si possiedono ma solo i nuovi acquisti fatti in Italia. Un bel modo per favorire l’economia ma solo quella d’importazione. I prodotti comprati all’estero infatti non dovrebbero essere colpiti dall’equo compenso.
[UPDATE]
- Ovviamente ci siamo sbagliati. La SIAE dice che l’equo compenso non è una tassa. Troppo comodo vederla così.
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