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 Home page > Tribuna Libera > L’animosità dei calabresi

L’animosità dei calabresi

“ Chi ha paura muore ogni giorno,
chi ha coraggio muore una volta sola
Paolo Borsellino
 
 
I calabresi sono fatti così. Non conoscono le mezze misure.
 
Nella stessa persona può convivere talvolta il generoso ed il teppista, quello che ti dà l’anima e quello che ti aggredisce per un piccolo sgarbo o presunto tale (perché di solito sono assai permalosi e la permalosità è indice al tempo stesso di superego e di complesso di colpa o di inferiorità), quello che ti porta il panettone a Natale e quello che ti spara addosso alla Befana, così, tanto per passare il tempo (come quei bulli di paese a Rosarno coi fucili ad aria compressa) o perché magari sei nero e ti sei stufato di fare il nero “sì, badrone, sì, bwana“ e chinare sempre il capo e perciò non gli stai più simpatico, ed allora “fuori tutti!”, “non li vogliamo vedere più neanche in cartolina”, tanto coi neri è più facile, possono diventare a volte dei rompiscatole e far danni, sì, ma mai pericolosi ed armati di tutto punto come i mafiosi, verso i quali troppo spesso si è mostrata non solo una paura alimentata dalla pochezza delle istituzioni, ma persino la reverenza tipica di queste terre verso i padroni di turno.
 
Non sarebbe forse il caso di utilizzare questa animosità per una causa più degna? Per esempio per aggregarsi ai cortei dei loro conterranei del movimento anti-’ndrangheta che ha l’impareggiabile, commovente slogan “E adesso ammazzateci tutti!” apparso per la prima volta a Locri nel 2005 dopo l’omicidio Fortugno? Qui si parrà la loro nobilitate!

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