Iraq: una nuova democrazia molto violenta
Il 23 novembre 2009, un giornalista iracheno, Imad Al Ebady, subiva un tentativo di omicidio, in pieno giorno, nel centro di Baghdad, non lontano dalla protettissima Zona Verde. L’attentato era sicuramente opera di professionisti. Le loro pistole erano dotate di silenziatori e i tre colpi molto precisi, sparati mentre si trovava in auto, l’hanno colpito alla testa, al collo e al petto ferendolo gravemente. Ora, salvo per un vero miracolo, si trova in ospedale a lottare tra la vita e la morte.
Ma non c’è solo l’articolo di Al Ebady che segnala un tentativo dell’attuale governo di instaurare un sistema sempre più autoritario, sempre più al servizio di pochi. Lo confermano vari interventi di giornalisti e attivisti coraggiosi. La nuova legge sulle organizzazioni non governative che sta preparando il governo, se adottata, sarà una vera e propria gabbia per controllare le ong, così anche la proposta di legge sull’informazione. Poi c’è il fatto che anche l’attuale organo di controllo dell’informazione (Autorità per l’informazione e la comunicazione) è completamente anticostituzionale ed è assoggettato agli interessi di pochi politici (instaurata con l’ordine N. 65 dall’Amministrazione Provvisoria della Coalizione dell’epoca di Bremer e assolutamente non riconosciuta dalla costituzione). La legislazione sul lavoro che ha ripreso leggi fatte a l’epoca di Saddam Hussein e che vieta ogni tipo di organizzazione di tipo sindacale (leggere a questo proposito l’appello lanciato da un gruppo di associazioni e sindacati non riconosciuti che ha lanciato una petizione per una legge equa per i lavoratori).
Mentre il Parlamento, eletto in elezioni molto torbide segnate da violenza, pressioni e manipolazioni varie, si interessa solo ad allargare sempre di più la somma dei vantaggi a favore dei parlamentari come è stato denunciato dal giornalista Ouarid Badr Assalam sul quotidiano Al Mada.
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