(In)Giustizia: fra potere e denaro. Il caso Polanski
Da allora, la latitanza ha ottenuto lo scopo previsto: rendere libero un personaggio che molti vorrebbero in galera e con le restrizioni del caso. Fino a circa due mesi fa, quando il regista in transito in Svizzera, viene finalmente fermato ed arrestato per la vecchia questione di violenza carnale su minore.
Ma ecco che se ne riparla. Il motivo? L’uscita dalle patrie galere elvetiche “grazie” al pagamento di una cauzione di “appena” 3 milioni di euro. O se preferite, di 4 milioni e mezzo di Franchi svizzeri. Cifra che gli ha consentito, se non di tornare alla piena libertà, di soggiornare in amena località turistica svizzera in una delle residenze dorate di sua proprietà in regime di arresto domiciliare con il “regalo” di un braccialetto elettronico intorno al polso, per controllare che non esca dal territorio. Forse il braccialetto in questione è già divenuto un cult. Chissà quanti ne vorrebbero uno.
La velocità con cui tutto ciò è avvenuto e la gravità dell’atto compiuto a suo tempo ai danni di una bambina, fanno riflettere su come per chi ha imponenti capacità economiche, tutto sia possibile. Persino calare un velo poco pietoso sui fattacci che, se messi in atto da persone comuni, sortirebbero certamente punizioni esemplari e doverose. Ma il potere del denaro scardina tutto. Convinzioni, ideologie, etica. Il profumo dei soldi cancella infamie, scandali ed intrallazzi. Da sempre. Seda rivolte ed animi. Cancella lacrime e disperazione.
Si vocifera anche che la vittima di tale violenza abbia ritirato ogni denuncia ai danni del regista. Si dice che gli sia stata offerta una cifra importante. Voci di corridoio. Nulla di più. Ma se venisse confermata questa voce, avremo garanzia del fatto che, persino il ricordo più brutale trova conforto in un gruzzolo indegno.
Il potere dei soldi cancella pure le emozioni. Forse una vittima preferisce sedare il dolore delle ferite a suon di acquisti. Sbrindellato criterio di cura dei fantasmi del passato.
Ad ogni buon conto, giustizia fa sempre meno rima con equità. E non solo letteralmente.
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