• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > (In)Giustizia: fra potere e denaro. Il caso Polanski

(In)Giustizia: fra potere e denaro. Il caso Polanski

Mentre in Italia si dibatte fra un Lodo Alfano respinto dalla Corte Costituzionale ed una revisione della Giustizia che molti ravvedono come un ripiego al fallimento del Lodo per proteggere i soliti noti, degna di nota una notizia che giunge dalla Svizzera. Protagonista della vicenda e sulla ribalta per una volta, invece che dietro la telecamera, il famoso regista franco-polacco Roman Polanski. Autore di molti film di successo come “Il pianista” ma ricordato anche per la pessima esperienza che subì circa trent’anni fa, quando alcune persone si intrufolarono in casa sua durante un party, uccidendogli la moglie incinta, l’attrice Sharon Tate.
 
Considerato personaggio sopra le righe, nello stesso periodo Polanski si macchiò di un gravissimo reato: violenza ai danni di una minorenne, Samantha Geiger, che all’epoca partecipò ad una selezione per essere fotografata per la prestigiosa rivista Vogue. Polanski la scelse, ma non solo per le fotografie: la lolita in questione oltre alle luci della ribalta, dovette subire un’efferata serie di violenze di ogni tipo da parte del regista.

Da allora, la latitanza ha ottenuto lo scopo previsto: rendere libero un personaggio che molti vorrebbero in galera e con le restrizioni del caso. Fino a circa due mesi fa, quando il regista in transito in Svizzera, viene finalmente fermato ed arrestato per la vecchia questione di violenza carnale su minore. Le cronache gli hanno dedicato qualche pagina ma poi, prese da palcoscenici più interessanti, lo hanno relegato nel dimenticatoio.

Ma ecco che se ne riparla. Il motivo? L’uscita dalle patrie galere elvetiche “grazie” al pagamento di una cauzione di “appena” 3 milioni di euro. O se preferite, di 4 milioni e mezzo di Franchi svizzeri. Cifra che gli ha consentito, se non di tornare alla piena libertà, di soggiornare in amena località turistica svizzera in una delle residenze dorate di sua proprietà in regime di arresto domiciliare con il “regalo” di un braccialetto elettronico intorno al polso, per controllare che non esca dal territorio. Forse il braccialetto in questione è già divenuto un cult. Chissà quanti ne vorrebbero uno.

La velocità con cui tutto ciò è avvenuto e la gravità dell’atto compiuto a suo tempo ai danni di una bambina, fanno riflettere su come per chi ha imponenti capacità economiche, tutto sia possibile. Persino calare un velo poco pietoso sui fattacci che, se messi in atto da persone comuni, sortirebbero certamente punizioni esemplari e doverose. Ma il potere del denaro scardina tutto. Convinzioni, ideologie, etica. Il profumo dei soldi cancella infamie, scandali ed intrallazzi. Da sempre. Seda rivolte ed animi. Cancella lacrime e disperazione. E riconverte il male in bene. Come se le banconote fossero un magico cancellino che non lascia traccia di episodi che parlano di sangue, vittime, stragi.

Si vocifera anche che la vittima di tale violenza abbia ritirato ogni denuncia ai danni del regista. Si dice che gli sia stata offerta una cifra importante. Voci di corridoio. Nulla di più. Ma se venisse confermata questa voce, avremo garanzia del fatto che, persino il ricordo più brutale trova conforto in un gruzzolo indegno.

Il potere dei soldi cancella pure le emozioni. Forse una vittima preferisce sedare il dolore delle ferite a suon di acquisti. Sbrindellato criterio di cura dei fantasmi del passato.

Ad ogni buon conto, giustizia fa sempre meno rima con equità. E non solo letteralmente. Finché sarà reso possibile scambiare col denaro una libertà immeritata, non avremo speranza di intravedere un mondo che sappia parlare di democrazia.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares