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Il sonno della ragione

"Il sonno della ragione genera mostri” è il titolo di un famoso dipinto del pittore spagnolo Goya.
 
Un’espressione del sonno della ragione è sicuramente la faziosità. Quel sentimento che acceca la mente, intorpidisce le coscienze e genera un sentimento di odio, di rancore tra avversari, o nemici di ogni tipo, sportivi, politici o altro. Scatena un sorta di tifo degno dei peggiori soggetti “ultras”.
 
E ti fa desiderare a volte anche la morte del soggetto in quel momento odiato. Un sentimento grave di tensione che può sfociare in cupa violenza, in tragedia.
 
In questo clima di tensione si dibatte, purtroppo, la vita politica di questo Paese. E la faziosità si manifesta sotto forma di opposti estremismi o “opposti isterismi”, come ha scritto un giornale nazionale.
 
Dopo l’evento di domenica 13 dell’aggressione a Berlusconi, il clima si è ulteriormente surriscaldato e sono piovute accuse di responsabilità morali, come mandanti, su tutta la sinistra politica o su alcuni suoi rappresentanti ben noti per la loro opposizione dura, se non proprio pregiudiziale, al Premier ed al suo governo.
 
Quest’accusa, nonché molto pesante, è esagerata, perché le responsabilità di quel che sta succedendo sono di tutta la classe politica, cioè sono a destra ed a sinistra.
 
Infatti, se certe espressioni dell’on. Di Pietro, di Travaglio, di Grillo, o di trasmissioni come “Anno Zero” sono apertamente faziose o esagerate e possono, aldilà delle intenzioni degli autori, indurre sentimenti di violenza nelle menti deboli, altrettanto censurabili, alterati, esagerati sono risultati gli atteggiamenti, le parole ed i comportamenti della stampa del centrodestra ed in particolare di quei giornali che hanno assunto il compito di giustificare ogni azione o atteggiamento, politico e non, del Premier e di difenderlo da qualsiasi attacco anche con mezzi ed argomenti altrettanto impropri e faziosi.
 
Se il giornalista Boffo, direttore del giornale cattolico “Avvenire”, reo di aver richiamato Berlusconi ad una condotta di vita morale più sobria, e perciò violentemente attaccato dal “Giornale” della famiglia del Primo Ministro, con la riscoperta di un infortunio di molestie di un quindicina di anni prima, subito dallo stesso direttore di “Avvenire”, se lo stesso direttore Boffo, soggiogato dalla vergogna e dal peso del violento attacco si fosse per esempio suicidato, chi sarebbero stati i mandanti morali?
 
E se, mettiamo, un folle fanatico berlusconiano aggredisse l’on. Fini, presentato quotidianamente dallo stesso giornale della famiglia del Premier come un traditore del centrodestra, come un alleato della sinistra, di chi sarebbe la responsabilità morale?
 
E può un Presidente del Consiglio in carica dire che i giudici sono pericolosi eversori, che la Corte Costituzionale è politicizzata, che gli ultimi tre Presidenti della Repubblica sono stati comunisti senza creare tensione? E può sempre il giornale della sua famiglia, dopo l’aggressione subita, titolare la prima pagina con l’espressione “mandanti costituzionali”?
 
Purtroppo la demagogia e la faziosità, insieme alla disonestà non solo intellettuale, imperano nella nostra vita politica. Ed il problema non è quello di abbassare i toni come tutti si affrettano a dire, ma di cambiare atteggiamento, modo di fare, dando il buon esempio, risolvendo i problemi veri della gente, non dando lo spettacolo vergognoso di consorterie che si combattono per i propri interessi e privilegi in nome del popolo sovrano.
 
Il popolo sovrano, se ridotto alla fame, alla miseria, alla disperazione, può avere reazioni violente.

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