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Il "legittimo impedimento" del Cavaliere fa slittare il processo Mediaset

Stamane i giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano hanno deciso di rinviare la prima udienza del processo Mediaset, che vede imputato il Presidente del Consiglio, al 18 di gennaio.

Dopo la bocciatura del "Lodo Alfano" da parte della Corte Costituzionale che ha sospeso il processo per i diritti tv-Mediaset per oltre un anno, oggi siamo punto e a capo. I giudici milanesi torneranno a riunirsi in aula il 18 gennaio.
 
Il "legittimo impedimento" dell’imputato Silvio Berlusconi era stato sollevato da parte dei suoi fedeli avvocati-parlamentari, Niccolò Ghedini in testa, tenendo conto degli impegni del Cavaliere.
 
Oggi il Presidente del Consiglio si trova a Roma per "presenziare" al vertice dei capi di stato e di governo organizzato dalla FAO avente ad oggetto la fame nel mondo e la sicurezza alimentare.
 
Si tratta dell’ennesimo vertice che molto probabilmente deciderà di non decidere, come già avvenuto in passato.
 
I giudici hanno stilato però un programma organizzativo del processo stabilendo che le udienze si terranno ogni lunedì, ovvero il sabato, nel caso in cui il Cavaliere non dovesse essere disponibile.
 
Si tratta di una corsa contro il tempo. La prescrizione è prevista intorno al mese di aprile del 2011, e ogni giorno che passa segna un punto a favore di quanti sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di frode fiscale e appropriazione indebita.
 
Il processo nasce dalle indagini sulle società off-shore, in particolare su All Iberian, nelle quali venivano occultati dei fondi neri riconducibili a Berlusconi. 
 
Le indagini hanno portato alla scoperta di una sistematica attività illecita diretta a gonfiare i prezzi nelle compravendite dei diritti tv di Mediaset al fine di nascondere introiti al fisco italiano.
 
Quest’attività ha portato a vendere i diritti tv a società estere create al solo fine di far aumentare i prezzi delle compravendite a discapito degli stessi azionisti della società del cavaliere - per questo l’altro capo di imputazione e appropriazione indebita.
 
Niccolò Ghedini ha assicurato oggi, come già aveva fatto in passato, che Silvio Berlusconi intende partecipare ad ogni udienza del processo.
 
I giudici di Milano potrebbero decidere il 30 novembre di riunire nello stesso procedimente che vede coinvolto "l’uomo di Arcore" anche la posizione di Fedele Confaloniere, che era stata stralciata in precedenza, e sulla quale la difesa del premier si è detta disponibile.
 
Intanto la scorsa settimana è stato presentato in Senato un Ddl che con la scusa di assicurare ai cittadini una "ragionevole durata del processo" di fatto accorcia i tempi della prescrizione.
 
Il testo del disegno di legge, letteralmente sbattuto contro un muro dal capogruppo del Pd al Senato, Angela Finocchiaro, prevede che in primo grado il processo non possa durare più di due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio. Lo stesso termine è previsto poi per i successivi gradi di giudizio, in Corte d’Appello e in Cassazione.
I reati che rientrano nel Ddl sono quelli che prevedono una pena massima di dieci anni, a patto che colui che debba essere giudicato sia incensurato, e sono esclusi i reati di terrorismo e di mafia.
 
Si tratta dell’ennesimo salvacondotto per i processi ai colletti bianchi. E’ probabile che il Governo chieda la fiducia alla sua maggioranza parlamentare per l’approvazione dell’ennesima legge ad personam, una legge che "puzza" ancora di incostituzionalità perchè crea disparità di trattamento nel giudizio penale.
 
Intanto si acuisce lo scontro all’interno del Pdl. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini intervenendo oggi a Prato in un convegno che ha per oggetto "immigrazione e integrazione" ha fatto sapere che "la maggioranza non può decidere di cambiare le regole comuni senza un accordo con l’opposizione".
 
Parole che di certo non saranno piaciute al capo del governo e a quanti nella maggioranza si stanno prodigando per evitargli di essere giudicato. 

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