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Il Governo ripristina l’iniqua tassa sulle fogne inesistenti e nessuno ne parla

Incredibile. Ma, purtroppo vero... nell’Italia dell’oggi!
Da questo governo c’è da aspettarsi di tutto pur di “aggirare” gli ostacoli costituzionali… come una recentissima e drammatica vicenda insegna.
 
In questa caso si annullano in maniera strutturale gli aspetti sostanziali, i principi di giustizia ed equità sanciti dalla ben nota sentenza della Corte Costituzionale (335/ 8 ottobre 2008) riguardo l’assoluta illiceità a pretendere il pagamento di un servizio non erogato, nel caso specifico su “fognature e depurazione”.
 
Una sentenza limpida e bene articolata nella ricchezza delle argomentazioni. Emessa dal massimo organo giurisprudenziale operante nel nostro paese, esplicitamente delegato dalla nostra Costituzione – fondante della Repubblica – a dirimere in maniera definitiva le problematiche complessive derivanti dagli aspetti legislativi, che riguardano, tra l’altro, i contenziosi insorti tra cittadini e organi dello stato sulle conseguenze operative delle leggi.
 
La sentenza, in maniera netta ed inequivocabile, ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale” delle normative di legge (art. 14, comma 1, legge 5 gennaio 1994, n.36 - disposizioni in materia di norme idriche, legge Galli - e dell’art. 155, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - norme in materia ambientale -) “nelle parti in cui si prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.
 
Il giudizio, dopo moltissimi contenziosi sollevati nel corso degli anni da cittadini, comitati ed associazioni, aveva finalmente e definitivamente dato giustizia ai tantissimi cittadini italiani, circa 14 milioni (quasi il 25% delle famiglie italiane) che, per inoperosità e negligenza delle strutture istituzionali generali e locali, pur non essendo allacciati ai pubblici servizi: rete fognaria e depurazione delle acque reflue, erano costretti dai Gestori dell’acqua (società idriche)a pagare un servizio inesistente.

Una parte economica rilevante, corrispondente, infatti, al 100% del valore base dell’acqua consumata.

Una vera e propria iniqua tassa! Un gettito pari a circa 350 milioni di euro annui.
Inoltre, gli effetti della 335/2008 automaticamente si ripercuotono anche sul giusto diritto di risarcimento. I cittadini-utenti devono essere rimborsati delle quote pagate impropriamente.

Una valore economico che è stato stimato corrispondente ad alcuni miliardi di euro.
 
Ebbene, in data 12 febbraio è passato al SENATO un emendamento presentato dalla maggioranza di governo (da parte del relatore al decreto Ambiente, D’Alì) nel testo del disegno di legge n. 1306 “Conversione in legge, con modificazione, del DL 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di produzione dell’ambiente”, che modifica in maniera strutturale gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale.
 
Anche i rappresentanti dell’opposizione, stante le esposizioni espresse in aula dai rappresentanti di PD e IDV, hanno complessivamente convenuto con la maggioranza, dichiarando l’astensione.
 

Ineffabili e grandi “patteggiatori” sugli interessi di pochi, i gestori dell’acqua (che tra l’altro sono stati avviati di gran corsa verso la privatizzazione del bene primario), a danno dei giusti interessi dei tanti cittadini direttamente coinvolti.
 
Proprio un’ “allegra” comitiva!
 
Nell’emendamento viene tranquillamente “fatto rientrare dalla finestra” quello che in maniera inequivocabile era stato “cacciato dalla porta”.
 
Infatti, viene riformulato il “concetto di servizio di depurazione che ricomprende anche i costi dell’apprestamento delle infrastrutture necessarie e rendere il servizio, quindi la progettualità e gli investimenti relativi agli impianti di depurazione”.
 
Così recita il comma 1 del preventivato art. 8 bis: “gli oneri relativi alla attività di progettazione e di realizzazione o completamento degli impianti di depurazione, nonché quelli relativi ai connessi investimenti come espressamente individuati e programmati dai piani d’ambito, costituiscono una componente vincolante della tariffa del servizio idrico integrato che concorre alla determinazione del corrispettivo dovuto dall’utente. Detta componente è pertanto dovuta al gestore dall’utenza, nei casi in cui manchino gli impianti di depurazione o questi siano temporaneamente sospesi, a decorrere dall’avvio dell’inizio delle procedure di affidamento delle prestazioni di progettazione o di completamento delle opere necessarie all’attivazione del servizio di depurazione purchè alle stesse si proceda nel rispetto dei tempi programmati”.
Entro due mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione il Ministero dell’Ambiente indicherà  con decreto (ci sarà ancora il passaggio alla Camera dei deputati) “quali sono le voci che incidono su questo punto”.
 
Sui rimborsi  così recita il comma 2: “i gestori del servizio idrico integrato provvedono anche in forma rateizzata, entro il termine massimo di cinque anni, a decorrere dal 1° ottobre 2009, alla restituzione di quota di tariffa non dovuta riferita all’esercizio del servizio di depurazione. Nei casi in cui dal secondo periodo del comma 1, dall’importo da restituire vanno dedotti gli oneri derivati dalle attività di progettazione, di realizzazione o di completamento avviate. L’importo da restituire è individuato entro 120 giorni dalla data in vigore della legge di conversione del presente decreto, dalle rispettive Autorità d’ambito”
 
La prossima legge (a meno di “ripensamenti”, che, data la compattezza parlamentare, sono da escludere) avrà tre effetti immediatamente conseguenti:
 
  • Le società idriche, approntando con immediatezza i requisiti indicati ( sulle infrastrutturazioni ex novo o già in itinere), inseriranno nuovamente nella bolletta - sospese ai non allacciati a seguito della sentenza - le note di pagamento relative a “fognature e depurazione”, con il valore economico “riparimetrato”, stante gli indicatori nominalmente previsti, successivamente da “pesare” e quantificare.
  • La nuova tariffa, valida per tutti, allacciati e non allacciati, scarica sui cittadini - già supertassati – la nuove gabella, una vera e proprio “tassa di scopo”, con tutte i potenziali incrementi conseguenti.
  • Il rimborso, verrà fortemente abbassato, a seguito dei nuovi indicatori e dei conseguenti elaborati calcoli “alchimistici” che saranno completamente al di fuori di una capacità di controllo e di gestione da parte dei cittadini, con rateizzazioni estese fino alla fine del 2014.
 
Una vera e propria beffa! A danno della trasparenza, del giusto riconoscimento e della partecipazione sociale.
 
Si tratta di diritti primari, formali e sostanziali. Per dignità civile e garanzia sanitaria, l’elementare e civica possibilità d’uso delle reti fognarie e della depurazione deve essere garantita a tutti dallo Stato, con l’utilizzo delle risorse già prelevate nel contesto della fiscalità generale; il famigerato 43% complessivo operato in Italia. 
 
Non si possono mutare in corso d’opera i contenuti imperativi determinati dal giudizio della Corte Costituzionale.
 
E’ proprio la fine della certezza del Diritto!

Commenti all'articolo

  • Di Caplazinforma.ilcannocchiale.it (---.---.---.44) 1 marzo 2009 08:55

    L’amico Kocis ha fatto bene a proporre tale argomento, frutto delle tante ingiustizie che "gravano" nel nostro Paese.
    Anch’io mi batto da vario tempo su un quotidiano dell Emilia-Romagna, con motivazioni forti e contributi ricevuti da tante persone in sintonia con noi.Tuttavia si deve insistere perchè tale diritto ci venga riconosciuto. Finiamola una volta per sempre con l’Italia dei Masaniello! anzi d’ora in poi i Masaniello diverremo noi, che ne dite?

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