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Il Cavaliere ricattato?

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna ad attaccare il gruppo Repubblica - L’espresso, in seguito ad un articolo pubblicato il 28 novembre a firma Giuseppe D’Avanzo e Attilio Bolzoni con il quale si chiede di far luce sull’effettiva proprietà azionaria delle holding che controllano la Fininvest.

Nell’articolo sul quotidiano Repubblica i due autori, senza molti giri di parole, suppongono che una parte della proprietà azionaria delle holding che controllano la Fininvest siano mafiose.
 
D’avanzo e Bolzoni scrivono: "Molte testimonianze di personaggi o consulenti che hanno lavorato come interni al gruppo riferiscono che sono di Berlusconi non meno dell’80% delle azioni delle holding [che controllano Fininvest]. Sull’altro 20% ci si può ancora sbizzarrire... Sembra di poter dire che il peso del ricatto della famiglia di Brancaccio contro Berlusconi può esercitarsi proprio tra le nebbie di quel 20%" - poi l’articolo prosegue - "Cosa Nostra minaccia in un regolamento di conti il presidente del consiglio. Ne conosce qualche segreto. Ha con lui delle cointeressenze antiche e inconfessabili. Le agita per condizionarne le scelte..."
 
Da qualche giorno il Presidente del Consiglio si autoproclama paladino della lotta alla mafia. Sono su tutti i giornali le sue dichiarazioini con le quali ci ricorda come il suo governo sia stato l’unico che abbia inferto i colpi più duri alle organizzazioni criminali, con arresti e inasprimenti delle pene per i mafiosi. Il Cavaliere rivendica il suo ruolo nella costituzione di uno dei maggiori gruppi imprenditoriali del Paese, e anche la figlia Marina rivendica il pieno controllo della proprietà di Mediaset, estranea a qualsivoglia forma di complicità con affari illeciti.
 
Ci sembra strano però che tutta questa foga antimafia il Cavaliere l’abbia scoperta a seguito della notizia pubblicata dal suo "Giornale", diretto da Vittorio Feltri, che nei giorni passati ha ipotizzato una sua iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Firenze in merito agli attentati mafiosi del 1993.
 
Il Presidente del Consiglio si è sempre lamentato del fatto che le notizie giudiziarie che lo riguardassero fossero diffuse dalla "stampa comunista di sinistra". Per una volta è il giornale di proprietà della sua stessa famiglia a metterlo in guardia su un eventuale pericolo, anche se la Procura fiorentina ha prontamente smentito.
 
Oppure tutta questa baraonda fa parte di un preciso disegno politico-giudiziario. Forse il Cavaliere teme l’avvicinarsi della data del 4 dicembre. E non la teme per la fissazione della prima udienza a Milano del processo Mills che lo vede inquisito per corruzione, dato che per quella data i suoi avvocati/parlamentari hanno sollevato il legittimo impedimento (è previsto per quel giorno un Consiglio dei Ministri).
 
Forse il Presidente del Consiglio sta mettendo le mani avanti in vista delle rivelazioni che il 4 dicembre potrebbe fare il pentito di mafia Gaspare Spatuzza, che potrebbero coinvolgerlo in una delle più buie pagine della nostra storia repubblicana. Le stragi mafiose del 1993.
 
Naturalmente non in qualità di mandante, non vogliamo nemmeno pensarlo, ma come ispiratore di un partito politico (Forza Italia) che si è proposto come interlocutore delle famiglie siciliane dopo che queste avevano perso i loro punti di riferimenti a causa del tracollo del vecchio sistema partitico come conseguenza di "Tangentopoli".
 
Intanto Marcello Dell’Utri, ospite di Lucia Annunziata nella trasmissione In mezz’ora, rivendica l’amicizia con l’eroe Vittorio Mangano, stalliere (?) di Arcore, ed invoca una regolamentazione dei pentiti e del reato di concorso esterno in associazione mafiosa (non previsto dal codice penale).
 
Mentre i processi che lo vedono coinvolto a Milano sono "aggiustabili" per via delle proposte di legge avanzate dai suoi fidi avvocati/parlamentari, il processo che maggiormente teme, il Cavaliere, è quello proprio a Dell’Utri a Palermo, nel quale, comunque sia, i giudici di primo grado hanno messo nero su bianco un suo, indiretto, coinvolgimento.
 
Per Natale la Corte d’Appello dovrebbe giungere alla sentenza.
 
Nella sentenza della Corte d’Assise che ha condannato il senatore del Pdl a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa si legge:
 
<<Gli elementi probatori emersi dall’indagine dibattimentale espletata hanno consentito di far luce:
sulla posizione assunta da Marcello Dell’Utri nei confronti di esponenti di ’cosa nostra’, sui contatti diretti e personali con alcuni di essi (Bontate, Teresi, oltre a Mangano e a Cinà), sul ruolo ricoperto dallo stesso nell’attività di costante mediazione tra quel sodalizio criminoso..., e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi con particolare riguardo al gruppo FININVEST;
 
sulla funzione di ’garanzia’ svolta nei confronti di Silvio Berlusconi, il quale temeva che i suoi familiari fosserooggetto di sequestri di persona, adoperandosi per l’assunzione di Vittorio Mangano presso la villa di Arcore...;
 
sugli ulteriori rapporti dell’imputato con ’cosa nostra’... consentendo, anche grazie a Cinà, che ’cosa nostra’ percepisse lauti guadagni a titolo estorsivo dall’azienda milanese facente capo a Silvio Berlusconi, intervenendo nei momentio di crisi tra l’organizzazione mafiosa e il gruppo FININVEST ..., chiedendo al Mangano ed ottenendo favori dallo stesso e promettendo appoggio in campo politico e giudiziario.
 
Queste condotte sono rimaste pienamente ed inconfutabilmente provate da fatti, episodi, testimonianze, intercettazioni telefoniche ed ambientali di conversazioni tra lo stesso Dell’Utri e Silvio Berlusconi, Vittorio Mangano, Gaetano Cinà ed anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia...>>.
 
Infine vogliamo ricordare l’impegno del governo di Silvio Berlusconi nello scioglimento del comune di Fondi, come richiesto per due volte dal Prefetto di Latina, per infiltrazioni mafiose, la candidatura alla Regione Campania del sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e l’emendamento alla finanziaria del senatore Maurizio Saia che permette di vendere dopo 90 giorni i beni confiscati alla mafia. Senza però scordare lo "scudo fiscale" - tutti provvedimenti che ai mafiosi di certo non saranno piaciuti (?).
 
 
 

Commenti all'articolo

  • Di Maria Lutero (---.---.---.25) 1 dicembre 2009 12:45

    Che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è presente nel codice penale è UNA FESSERIA DE "IL GIORNALE DELLA MAFIA".

    Il reato è regolamentato benissimo dall’articolo 416bis.

    Mi ricorda quando Berlusconi disse (a reti unificate) che il reato di associazione mafiosa era stata un’invenzione dei magistrati per colpire i politici "scomodi".
    Peccato che sia stato inserito dal deputato comunista Pio La Torre, ucciso dalla mafia proprio per questo.
    Ma, naturalmente, la mafia non esiste.

    CITTADINI, VOTATE LA MAFIA, CIOE’ VOLEVO DIRE, BERLUSCONI!!!
    • Di (---.---.---.166) 1 dicembre 2009 14:19

      Cara Maria,
      l’articolo 416 bis del codice penale disciplina il reato di associazione di tipo mafioso, mentre il concorso esterno è lasciato all’interpretazione giurisprudenziale della Corte di Cassazione.
      Si tratta di una semplice precisazione, ma è proprio su tale differenza che la politica potrebbe tentare un intervento "a gamba tesa" diretto a depenalizzare l’interpretazione data nel corso degli anni dal Supremo organo giudiziario italiano, la Corte di Cassazione appunto.
      Un saluto,
      morias

    • Di Maria Lutero (---.---.---.25) 1 dicembre 2009 19:22

      Intanto preciso che il mio commento era contro Berlusca, e volevo far notare solo un’imprecisione. 

      Perchè se è vero che esiste una vacatio legis riguardo al concorso esterno, non è come la fa sembrare il Giornale della Mafia, come se fosse un’invenzione, un’arma sguinzagliata a piacimento dai magistrati contro i politici di turno.
      Infatti l’art.416bis recita:

      Si ha concorso esterno in associazione mafiosa quando un soggetto, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce un concreto, specifico, consapevole, volontario contributo.

      Il reato è così ben specificato che nei processi deve essere provato e comprovato che:
      1) l’imputato è consapevole di favorire un’associazione mafiosa
      2) l’imputato trae un vantaggio reale da tale favoreggiamento

      Quindi, come per qualsiasi altro reato, è difficilissimo costruire "sentenze ad personam" che non abbiano riscontri probatori.
      Ricordo che Andreotti è stato assolto perchè non si è riusciti a provare il secondo punto, nonostante chiunque dotato di un minimo di cervello si accorgerebbe, leggendo la sentenza, del SISTEMA politico-mafioso che Andreotti ha retto per trent’anni.

      Cordialissimi saluti
    • Di morias (---.---.---.150) 2 dicembre 2009 01:08
      morias

      Cara Maria,

      sono curioso di sapere dove hai preso il testo dell’articolo 416 bis del codice penale, perchè per quanto mi sforzo non riesco a trovare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. La giurisprudenza è un’altra cosa. Metto in conto sempre che mi possa sbagliare, pertanto di chiedo la fonte dalla quale hai preso il testo.
      Un saluto,
      morias

  • Di Maria Lutero (---.---.---.137) 2 dicembre 2009 13:20

    La parte citata l’ho presa dal libro di Luca Tescaroli: Colletti sporchi.

    Lì si parla sempre dell’art. 416bis, ma in effetti nell’articolo non c’è. Evidentemente l’avrà presa da qualche sentenza. Comunque continuo a sostenere che il concorso esterno non è "un’arma a piacimento", perchè anche se basato solo sui precedenti giudiziari comunque deve essere riscontrato e rispettare i due punti sopra. Lo dico sempre contro il Giornale della Mafia. Ripeto che Andreotti è stato assolto nonostante l’accusa cercasse di dimostrare il concorso esterno.
    Luca Tescaroli è comunque una fonte affidabile.
    E’ stato il PM che ha emesso le prime condanne per le stragi su Falcone e Borsellino. E’ stato anche il PM che ha archiviato i processi a Berlusconi e Dell’Utri su quelle stragi (non "perseguita", quindi). Ma poi ha cominciato a scoprire delle cose, ha sentito altri pentiti, ha seguito altre piste (fino ad arrivare alla massoneria scozzese), ha raccolto prove e, quando voleva di nuove riaprire il processo, ha subito 2 attentati mortali a cui è miracolosamente sfuggito ed è stato improvvisamente trasferito da Caltanissetta a Milano, contro la sua volontà. Misteri d’Italia.
    Però ha scritto un libro, che vivamente ti consiglio: "Chi ha ucciso Giovanni Falcone"?
    Saluti

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