I fatti del linguaggio: persone, scenari e culture
“Fatti di parole. La natura umana svelata dal linguaggio”, è il libro del famoso psicologo Steven Pinker (Mondadori, 2009), che esamina i processi del pensiero e i fenomeni mentali simbolici.
Comunque, “Chiunque partecipi al dibattito intellettuale non tarda a imparare a riconoscere le tattiche, i sotterfugi e gli sporchi trucchi cui i contendenti ricorrono per raggirare il pubblico quando i fatti e la logica non li assistono. C’è l’appello all’autorità (“Lo dice Spaulding, un premio Nobel"), l’attribuzione di ragioni inconfessabili (“Firefly è solo alla ricerca di attenzione e di finanziamenti”), l’epiteto ingiurioso (“La teoria di Driftwood è razzista”), e la diffamazione per associazione (“Hackenbush è finanziato da una fondazione che finanziò i nazisti”). La tattica forse più nota consiste nel creare e abbattere una caricatura del proprio avversario… E poi c’è la caricatura sacrificale, utile quando si teme di essere ai confini della rispettabilità: si crea una versione fanatica di una propria teoria e poi, come prova che si è moderati, se ne prendono le distanze” (p. 99).
Quindi “le idee astratte sono connesse in modo sistematico a esperienze più concrete” (p. 253) e, siccome “la gente pensa per metafore, la chiave per comprendere il pensiero umano sta nel decostruire queste metafore. Le persone sono in disaccordo fra loro perché inquadrano un problema servendosi di metafore diverse, e si scombussolano la vita a causa delle deleterie implicazioni di questi inquadramenti, che usano senza coscienza. La chiave per risolvere conflitti e frustrazione, nella psicoterapia come nel diritto, nella filosofia e nella politica, è una critica letteraria linguisticamente informata. Chiamiamola teoria messianica [ideata da George Lakoff, l’autore di “Non pensare all’elefante!”, www.fusiorari.it, 2006].
Essa si basa sull’idea che pensare è afferrare una metafora: la metafora della metafora” (p. 251). Nei discorsi che prendono in esame argomenti che trattano la sessualità questa prospettiva assume il suo carattere esemplare: “Non appena hai a che fare esplicitamente con il sesso, sei costretto a scegliere fra la lingua dell’asilo, i bassifondi e la lezione di anatomia” (C.S. Lewis). E tutte le parole “forti e crude”, come il turpiloquio e i versi reattivi (le imprecazioni), non segnalano solo l’uscire da noi di qualcosa di emotivo, ma anche l’entrare in noi di qualcosa di importante (Erving Goffman, sociologo, "La vita quotidiana come rappresentazione").
Per quanto riguarda il potere dell’analogia nel ragionamento scientifico, il cuore della questione non risiede nelle similitudini superficiali o in quelle aleatorie, come avviene nell’erroneo concedere valore causale alle correlazioni, ma consiste nello scoprire le relazioni fra le parti o le reali relazioni tra i rapporti degli oggetti o dei fatti che si prendono in considerazione (Dedre Gentner, psicologa). Inoltre, se la mente si può considerare un trafficante di metafore, bisogna anche essere pragmatici: “chi ascolta presume che chi parla trasmetta informazioni pertinenti a ciò che egli vuole sapere, consentendogli così di intuire il significato di espressioni vaghe. La cosa funziona benissimo quando gli interlocutori sono cooperativi e l’intuizione dell’ascoltatore corrisponde all’intento del parlante, non invece quando i due sono avversari, come in un’inchiesta giudiziaria” (p. 217).
Dopotutto “Noi scegliamo le parole con cura perché esse devono svolgere contemporaneamente due compiti: trasmettere le nostre intenzioni, e preservare o rinegoziare i nostri legami con il prossimo… il nostro linguaggio è così indiretto… e a volte vi sono messaggi che una mente razionale può non voler ricevere. Scegliamo di non sapere le cose perché prevediamo che saperle avrebbe un effetto incontrollabile sulle nostre emozioni (Gerd Gigerenzer, Legge dell’ignoranza indispensabile). La conoscenza, insomma, può essere pericolosa, perché una mente razionale può essere costretta a usarla razionalmente, permettendo a parlanti malevoli o noncuranti di usare le nostre facoltà contro di noi. Il che rende la potenza espressiva del linguaggio un’arma a doppio taglio: esso ci permette di sapere ciò che vogliamo sapere, ma anche ciò che non vogliamo sapere. Il linguaggio non è solo una finestra sulla natura umana, ma una fistola: una ferita aperta attraverso la quale i nostri visceri sono esposti a un mondo infetto” (p. 440, p. 442). Del resto anche la biologia ci dice che nel regno animale la comunicazione non è solo uno scambio di informazioni, ma si trasforma spesso in una vera e propria manipolazione (R. Dawkins, J. Krebs).
Purtroppo il vero problema degli studiosi è che “Se si convincono che esistono verità prime, la maggior parte dei nostri contemporanei non le mettono più in discussione, diventando così un apprendimento. Allora è finita: non riescono ad andare oltre… Se non si hanno dubbi non si scopre niente! L’atteggiamento giusto da avere è questo: pensare sempre che l’autore di un articolo che ci interessa può essere in errore. Si tende a credere che ciò che sta scritto è vero, soprattutto se è scritto in una lingua considerata quella ufficiale della scienza: l’inglese” (Conversazioni con Henri Laborit, www.eleuthera.it, 1997, p. 75). Inoltre bisognerebbe sempre ricordare che “la mappa non è il territorio” e che la parola cane non morde ed è un’astrazione che può rappresentare cani molti diversi tra di loro (Alfred Korzybski, 1879-1950, Scienze e sanità. Introduzione ai sistemi non aristotelici e alla semantica generale, 1933, www.generalsemantics.org).
Concludendo si può affermare che le ricerche della scienza cognitiva hanno dimostrato che la mente è incarnata, che il pensiero si sviluppa principalmente in maniera inconscia e che i concetti astratti hanno una struttura metaforica.
L’universo della comunicazione umana è quindi un multiverso culturale che rispecchia tutte le diverse prospettive delle lingue parlate dalle molteplici comunità umane e i linguaggi utilizzati da ogni popolazione umana sono pieni di limiti: “Mai nessuno può dare l’esatta misura dei suoi desideri, dei suoi pensieri, dei suoi dolori, e la parola umana è come un paiolo di rame incrinato su cui battiamo cadenze da far danzare gli orsi, quando invece vorremmo intenerire le stelle” (Flaubert, 1857).
“L’informazione vuol essere libera” (Stewart Brand) e “la scienza è così affascinante perché offre una rendita così ragguardevole in congetture contro un investimento così insignificante in dati” (Mark Twain). Perciò “non sprecate il tempo, perché è la materia di cui è fatta la vita” (Benjamin Franklin).
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