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Gay contro musulmani: la partita impossibile

Paris Foot Gay contro Créteil Bébel, Due squadre di calcio. Una composta di omosessuali, ma non solamente. L’altra composta solo di Musulmani. L’incontro, ufficiale, organizzato dalla Commission Football Loisirs (CFL), doveva giocarsi domenica, a Creteil, nella periferia parigina. Ma la squadra ospitante s’è tirata indietro all’ultimo momento per un motivo che il Paris Foot Gay giudica discriminatorio.
 
“Siamo dispiaciuti ma a causa del nome della vostra squadra e conformemente ai principi della nostra squadra, che è composta da musulmani praticanti, non possiamo giocare contro di voi, le nostre convinzioni sono più importanti che una semplice partita di calcio; scusateci ancora di avervi avvisato così tardi”. La mail, messa online sul sito del Paris Foot Gay, proviene dalla squadra del Créteil Bébel.
 
Niente, dal tono, dimostra un atteggiamento aggressivo. Ma è quasi peggio. Una squadra comunitaria che rifiuta di giocare contro una squadra composta in parte da gay, ma anche di eterosessuali, di neri, bianchi, da arabi, tutte le religioni mescolate, “contenti di lottare assieme contro i pregiudizi e le discriminazioni”. Per il Paris Foot Gay, questa questo atteggiamento “non aveva avuto, fino ad ora, dei precedenti nel nostro campionato”. E viene da chiedersi quale sarebbe stata la reazione se i giocatori del PFG avessero rifiutato di scendere in campo contro una squadra col pretesto che queste fossero formate da ebrei, neri o musulmani.

Il club, che ha tutta l’intenzione di sporgere denuncia, reclama “delle sanzioni adeguate” da parte della Commission Football Loisirs (CFL) che, gli ricordano, ha firmato l’accordo contro l’omofobia.
 
Da parte sua la CFL si è dichiarata “stupefatto” dall’atteggiamento del Créteil Bébel che potrebbe essere punito con l’espulsione. Il presidente del CB, Zahir Belgharbi, si giustifica così: “Io, come musulmano, ho comunque il diritto di non voler giocare contro degli omosessuali, perchè non mi trovo d’accordo con le loro idee, non sono d’accordo. Gay Foot è un portabandiera, i ragazzi mi hanno spiegato che è un loro cavallo di battaglia ed è per questo che si chiamano in quel modo. Io non sono d’accordo con questa idea ed è per questo che ho rifiutato di giocare questa partita. Ora se c’è qualcuno che si è sentito ferito o offeso, me ne scuso”.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.13) 6 ottobre 2009 18:01

    be’, mettiamola diversamente.

    se una squadra di palestinesi si rifiutasse di giocare contro una squadra israeliana (sottolineo, perché israeliana, non perché composta da ebrei), come protesta civile ecc., non credo che ci sarebbe stato tutto questo scandalo, anzi. 

    ognuno gioca con e contro chi vuole e per i motivi che vuole. non si presenta alla partita? perde a tavolino e fine dei giochi. 

    non mi pare che i musulmani siano stati offensivi, non hanno detto "maledetti fr*ci siete la rovina dell’umanità, dovete cambiare atteggiamento ecc.".

    quindi per me va benissimo così e nessuno si offendesse più di tanto.



    • Di Stefano (---.---.---.129) 7 ottobre 2009 01:12

      Molto bravi, firmiamo , vogliamo, giochiamo, ecc ecc ecc, lo sport supera tutti i dislivelli culturali e amenità del genere e poi un ’ora prima scoprono che i gay sono gay e la pensano diversamente....ma andate a zappare...hanno avuto paura che i loro papà musulmani poi li picchiassero ?
      Avevano paura di perdere con una squadra con dei gay cosi avrebbero fatto una figura di m. ???
      Sono stati dei conigli ecco sosa sono stati, musulmani o no, sono stati dei conigli ed hanno svergognato tutti gli altri musulmani seri che avrebbero detto di no dall’inizio o avrebbero accettato senza fare queste scenette...
      Stefano

  • Di Enrico C. (---.---.---.81) 7 ottobre 2009 03:51

     Anonimo l’esempio di cui parla potrà essere comprensibile, forse, ma questo modo di ragionare è la negazione stessa del concetto di spirito sportivo....
    =_=

    • Di (---.---.---.13) 8 ottobre 2009 14:44

      Enrico, perché vuoi *imporre* alla squadra musulmana di fare qualcosa che non volevano fare?

      Non hanno offeso nessuno.

      Avranno avuto i loro motivi che sono affaracci loro. Non hanno costretto nessuno a mettere il burka, a genuflettersi 5 volte al giorno, a non bere vino ecc..

      Sono liberissimi di restarsene a casa loro quel giorno per i motivi che vogliono. Se tra questi motivi c’è quello di non voler incontrare degli omosessuali, non mi pare assolutamente che i diritti degli omosessuali siano stati violati.

      Agli omosessuali non sono state negate cure mediche, per la partita mancata, né la casa, né l’istruzione, né i diritti civili né di continuare a giocare a pallone eccetera.

      Quindi non c’è stata discriminazione.

      Diciamo piuttosto che l’occasione di fare un po’ di caciara e passare per povere vittime cui spettano più diritti degli altri i difensori di professione degli omosessuali non rinunciano.

      Tutto il resto è ipocrisia.

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